Instituto Cervantes: al via la rassegna cinematografica con quattro appuntamenti tra lungometraggi e cortometraggi

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La manifestazione si svolge tra giugno e luglio ed è inserita tra gli Appuntamenti in terrazzadell’Institut français Palermo, che la ospita nella sua sede dei Cantieri Culturali alla Zisa (via Paolo Gili 4). 

Secaderos

Secaderos

L’Instituto Cervantes presenta la rassegna cinematografica Espacio femenino. Mujeres rurales, promossa da River Lab, responsabile della programmazione cinematografica del Día de la Mujer Rural, e dalla Mostra internacional de Films de Dones.

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La manifestazione, che prevede sette titoli tra lungometraggi e cortometraggi, si svolge tra giugno e luglio ed è inserita tra gli Appuntamenti in terrazzadell’Institut français Palermo, che la ospita nella sua sede dei Cantieri Culturali alla Zisa (via Paolo Gili 4). 

Tutte le proiezioni avranno inizio alle ore 21.00; l’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Los pequeños amores

Si comincia lunedì 16 giugno con Los pequeños amores, della regista spagnola Celia Rico, una delle nuove voci più suggestive del cinema spagnolo. Come nel suo acclamato debutto Viaje al cuarto de una madre (2017), questo nuovo film riunisce una madre vedova e sua figlia intorno al concetto di casa. Lo spazio rurale è fondamentale nella storia, perché si tratta di due donne che confrontano l’idea casalinga, legata al popolo, con l’incertezza e le difficoltà della città. Il ricongiungimento tra madre e figlia rivela sfaccettature fondamentali nelle problematiche associate alle donne rurali. Rico si affaccia sui mondi di queste donne con una straordinaria delicatezza e sobrietà stilistica che lascia intravedere in ogni momento il peso del passato. Raggiunge così una bellezza accattivante che la rende, più che una regista da considerare per il futuro, una delle realtà più solide del nostro presente. 

Mercoledì 18 è in calendario il lungometraggio Muyeres della regista Marta Lallana. Uno degli aspetti più sintomatici delle nuove correnti cinematografiche sul mondo rurale è la volontà di preservare l’eredità culturale di ogni zona. Attraverso l’arte, il registro diventa anche trasmissione, contribuendo a prolungare una lunghissima catena che la nostra realtà imperante sembra voler spezzare senza soluzione possibile. Questa cura e il rispetto per la tradizione folcloristica trova uno dei suoi più grandi esponenti a Muyeres, film della giovane regista Marta Lallana che si trova nelle montagne asturiane di Somiedo per riflettere una serie di canti e saperi trasmessi da secoli nel luogo e che ora corrono il serio rischio di estinguersi. Per questo usa la figura del musicista Raül Refree come elemento estraneo a quella realtà che viaggia verso di essa e cerca di preservarla.  

All’interno della rassegna verranno proiettati anche tre cortometraggi, Tatuado nos ollos levamos o pouso (18 giugno), Les més grans (7 luglio), Todo lo cubre la sal (9 luglio), selezionati dalla Mostra Internacional de Films de Dones de Barcelona – MIFDB. Nell’ultimo decennio decine di registe in Spagna hanno rivolto lo sguardo verso gli ambienti rurali. Anche se il contadino è sempre stato un motivo visivo nelle arti, queste registe si avvicinano al mondo rurale attraverso il prisma della socializzazione femminile generando nuove immagini e racconti che le generazioni precedenti avevano trascurato. I corti proposti approfondiscono la tematica del lavoro di pesca svolto dalle donne, le reti di sostegno tra donne lavoratrici e pensionate o la cultura immateriale realizzata nelle trincee dei mercati ittici, alimentando questa costellazione di immagini rurali profondamente segnate dalla lettura del genere.

Si riprende lunedì 7 luglio con Secaderos, opera prima della regista Rocío Mesa, uno dei film che meglio sintetizzano la pluralità di nuovi sguardi del cinema spagnolo verso il mondo rurale. Fantasia infantile estiva ed allegorica, con il realismo magico come particolare strumento per legare visioni antagonistiche, Secaderos si trova in un piccolo villaggio della Vega de Granada, un ambiente ben noto alla regista ma anche una realtà largamente ignorata dal cinema, e rappresenta le sue abitudini ed esperienze attraverso un enorme impegno con l’ambiente rurale, ma soprattutto con i legami e le tradizioni ancestrali che lo sostengono. Nel film convivono lo sguardo della bambina che avanza verso l’adolescenza e scopre nuovi strati del mondo che la circonda con quelli di diverse generazioni di donne lavoratrici che hanno svolto tutta la loro vita in un ambiente agricolo normalmente silenziato, spesso mettendo da parte i loro sogni per sopravvivere.

Historia de pastores

Chiude la rassegna mercoledì 9 Historia de pastores di Jaime Puertas. Il primo lungometraggio del giovane regista è una buona prova dei nuovi sguardi con cui il cinema spagnolo recente affronta l’ambiente rurale, in questo caso legati al rischio e alla personalità artistica. Il film è ambientato in un futuro piuttosto prossimo, nel 2027, e nei dintorni della Puebla de Don Fadrique (Granada). Il suo paesaggio è caratterizzato dalla stranezza, ma soprattutto dall’affetto verso la tradizione e la leggenda, anche attraverso un forte impegno con le persone che abitano questi luoghi. L’opera contiene tutto un discorso sulla fermezza e sull’indipendenza di queste popolazioni, di cui si vuole certificare la morte, ma che in realtà racchiudono dietro questa apparenza una grande ricchezza di racconti e vitalità. In questo panorama, le donne e le loro circostanze giocano un ruolo fondamentale. 

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