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Scorie radioattive in Sicilia: dall'Isola un fronte trasversale per il "No". "Faremo valere le nostre ragioni'

La pubblicazione della Carta nazionale delle 67 aree potenzialmente idonee per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari tra le quali figurano 4 aree siciliane ha generato una reazione politicamente trasversale che coinvolge anche le forze produttive e sindacali dell’Isola.



“In tanti mi stanno contattando in queste ore per avere rassicurazioni e chiarimenti sulla scelta fatta anni fa a livello nazionale per individuare siti idonei per il deposito di rifiuti radioattivi. Ritengo che la Sicilia abbia già dato tanto dal punto di vista ambientale e che individuare strutture del genere nell’Isola non sia per niente opportuno per tante motivazioni che faremo valere”. Così, in un post su Facebook, l’assessore all’Energia della Regione Siciliana Alberto Pierobon.



“Entrando nel merito della questione, la procedura che si apre adesso è tecnica e si basa su criteri che sono stati decisi diversi anni fa, quando in Italia sono state classificate delle aree con l’obiettivo di ospitare i rifiuti degli impianti smantellati – aggiunge Pierobon – Tra tutte le zone individuate come potenzialmente idonee, quelle siciliane sono ritenute meno adatte, ma questo non basta. Posso assicurare che il governo Musumeci affronterà con attenzione e responsabilità la questione che coinvolge vari rami dell’amministrazione, essendo più argomento di carattere ambientale che prettamente legato ai rifiuti, oltre a interessare la Sicilia sotto tanti altri punti di vista. Siamo già attivi e in contatto con gli enti nazionali preposti e faremo valere le ragioni dell’Isola nelle opportune sedi di confronto, sempre nell’esclusivo interesse dei siciliani”.



“La Sicilia rispetto a un tema così delicato e complesso, come quello dello smaltimento dei rifiuti nucleari e, quindi, della tutela ambientale, non può accettare l’idea di scelte calate dall’alto. Riteniamo fondamentale, sul tema ambientale ancora più che su altri, un pieno confronto tra Governo nazionale, Governo Regionale e le comunità locali interessate” – dichiara l’assessore regionale Territorio e Ambiente Toto Cordaro in merito all’individuazione in Sicilia di quattro aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale.



“Vale la pena ricordare – prosegue Cordaro – che in questi primi tre anni, dopo gli ingiustificabili ritardi dei Governi precedenti, abbiamo finalmente varato, tra gli altri, il Piano per la tutela della qualità dell’aria, il Piano per la mitigazione dell’inquinamento acustico, il piano Amianto, il piano alluvioni e istituito l’Autorità di Bacino. Il Governo Musumeci, quindi, ha posto da sempre il tema della tutela ambientale ai primi posti della sua azione e rassicuro tutti che continueremo ancora a farlo con decisione. Il confronto è essenziale, senza fare terrorismo ma neppure senza minimizzare”.



“Prima di parlare di depositi di scorie nucleari al Sud – tuona l’eurodeputato Ignazio Corrao  – lo Stato italiano pensi a garantire le bonifiche per i siti inquinati che aspettiamo da oltre vent’anni, un ciclo dei rifiuti virtuoso e lo stop alle trivellazioni. Se uno Stato ha ampiamente dimostrato di aver fallito l’ordinario nelle regioni del Mezzogiorno, con quale faccia si propone di gestire anche lo straordinario come l’individuazione e lo stoccaggio di rifiuti radioattivi? La mappa è vergognosa anche perché individua la maggior parte delle aree idonee allo stoccaggio nel Mezzogiorno del nostro Paese”. “Quella di individuare aree in Sicilia e Sardegna – spiega Corrao -sarebbe un’ipotesi agghiacciante considerando che sono territori votati all’agricoltura, al turismo e alla valorizzazione delle risorse naturali. Ma si tratta anche di regioni che hanno zone già devastate da inquinamento, emissioni industriali velenose, discariche a cielo aperto e triangoli della morte. Il Governo si occupi piuttosto delle bonifiche dei territori del sud, anziché pensare di riversare ulteriori scorie. Auspico che il percorso di individuazione delle aree tenga conto delle specificità dei territori”.



“Assolutamente discutibile – sottolinea l’eurodeputato siciliano – è inoltre la scelta dell’Italia di dotarsi di un solo Deposito Nazionale che ospiti a lungo termine e contemporaneamente i rifiuti di bassa, media ed alta attività. Si tratta dell’unico caso al mondo, che comporta per giunta la ‘nuclearizzazione’ di un nuovo sito, per il quale è decisivo il consenso dei cittadini e delle istituzioni locali. Condivido la proposta di Greenpeace secondo la quale sarebbe stato più ragionevole verificare più scenari, utilizzando i siti esistenti e applicando a ciascuno una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS)”.



“Nella Carta delle aree potenzialmente idonee per la realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi l’unica regione del Nord che figura è il Piemonte. Sembra quantomeno strano che secondo la Sogin tra le regioni del Settentrione non ve ne siano altre rispondenti ai requisiti richiesti”. Così Gabriella Giammanco, Vicepresidente di Forza Italia in Senato e portavoce azzurra in Sicilia.



“Lo dico senza preconcetti verso il nucleare ma perplessa sulle modalità di individuazione di siti tra cui dovrà essere individuato quello che andrà a ospitare un deposito che potrà arrivare a contenere oltre 70mila metri cubi di rifiuti radioattivi. Una possibilità questa che, sicuramente, non potrà lasciare indifferenti le comunità locali coinvolte e su cui chiederemo la necessaria chiarezza” – conclude Giammanco -.



“La Sicilia non può diventare deposito di scorie radioattive. Il patrimonio ambientale e storico-culturale siciliano costituisce una fonte vitale per l’economia dell’isola ed è un bene primario da difendere e tutelare. Non possiamo accettare di pagare un tributo così pesante e di devastante impatto per il nostro territorio”. Così Sebastiano Cappuccio, segretario generale della Cisl Sicilia, riguardo al piano nazionale dei depositi radioattivi che individua nella regione le seguenti aree in cui i rifiuti nucleari dovrebbero essere riposti: Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Butera. Ipotesi inaccettabili, per la Cisl. Cappuccio: “La Carta delle aree potenzialmente idonee, va rivista. Pretendiamo chiarimenti precisi. Il futuro della Sicilia va nella direzione dello sviluppo di un’economia ecosostenibile che punti, come fattori trainanti, sul turismo, sui beni ambientali e culturali, e sulle peculiarità delle realtà locali. Non consentiremo scempi. La Cisl vigilerà affinché le istituzioni facciano ciascuna la propria parte per evitare che il futuro dell’Isola sia ipotecato e danneggiato”.



“Siamo profondamente preoccupati – aggiunge  Leonardo La Piana segretario generale Cisl Palermo Trapani – e ci auguriamo che presto vengano chiariti i dettagli della vicenda che riguarda la Carta delle aree potenzialmente idonee per il deposito di rifiuti radioattivi fra le quali spuntano l’area delle Madonie nel palermitano e Trapani con alcuni comuni della provincia. Ci sembra singolare questa grande attenzione sulla nostra regione, che ci auguriamo sia foriera di progetti anche su temi veramente strategici per il futuro dei nostri giovani, come infrastrutture, ricerca, formazione, industria e digitalizzazione”.  “Comprendiamo la preoccupazione dei sindaci, di zone che puntano tutto sul turismo e su tutte le eccellenze legate all’ambiente e alla filiera agro-alimentare. Si pone sia un tema di immagine come per la città di Trapani, quest’anno giustamente candidata capitale della Cultura italiana 2022, sia di tutela di salute dei cittadini e dell’ambiente. Quindi ci auguriamo venga presto chiarito tutto e che le istituzioni facciano ognuno la propria parte dialogando fra loro e soprattutto con i sindaci delle aree interessate, che al momento sembra non siano stati coinvolti. Abbiamo il dovere di proteggere il nostro ambiente, dato che affrontiamo già fin troppe difficoltà a smaltire i normali rifiuti che inquinano le nostre città” conclude La Piana.



“Esprimiamo preoccupazione per il fatto che siano stati individuati due siti in provincia di Palermo, che ricadono nei comuni di Petralia Sottana e Castellana Sicula, sede del parco delle Madonie, tra le 67 aree italiane potenzialmente idonee al deposito di rifiuti radioattivi. Dal governo e dalla politica   ci aspettiamo lavoro e attività produttive  e invece rileviamo che  l’attenzione verso questi territori, che ancora aspettano l’attivazione delle zone franche montane, è rivolta  a esigenze diverse come, in questo caso, all’identificazione di siti di stoccaggio di materiale radioattivo”.
A dichiararlo è il segretario generale della Cgil Palermo Mario Ridulfo, che esprime  le riserve della Cgil sull’individuazione delle due aree del palermitano che potrebbero diventare depositi  di scorie nucleari. “Esprimeremo le nostre contrarietà  in quanto soggetto portatore di interesse generale  – aggiunge Ridulfo –  e chiederemo di partecipare  alla consultazione pubblica a difesa degli interessi della comunità montana”.    
Il territorio interessato si trova in contrada Chibbò. “L’area del Parco delle Madonie non può diventare deposito di scorie nucleari – aggiunge Calogero Spitale, responsabile Cgil Alte Madonie –  Per questo sarà necessario condividere assieme alla comunità, ai sindaci, all’ente Parco e alle altre associazioni tutte le iniziative  per contrastare questo disegno, che   danneggia lo sviluppo del territorio”.



L’idea di mettere scorie radioattive e nucleari in alcune aree della nostra Sicilia ad alta vocazione produttiva agroalimentare e turistico ambientale è paradossale e bisogna attivarsi affinché ciò non succeda”. Lo dichiarano il segretario regionale siciliano della Lega Onorevole Nino Minardo e Annibale Chiriaco, Responsabile Attività Produttive della Lega Sicilia. “In un momento così delicato per le imprese turistiche ricettive ed agroalimentari produttive siciliane, già alle prese con la difficile valorizzazione dei prodotti siciliani e la relativa commercializzazione in un contesto globale, con tutti i problemi connessi volti ad implementare la relativa sicurezza alimentare è impensabile pensare di creare nelle province di Caltanissetta, Palermo e Trapani quattro depositi nazionali di rifiuti tossici nucleari entro il 2025 che creerebbero ulteriori diffidenze e problemi ai consumatori ed ai cittadini delle aree indicate. Sarebbe meglio indire, dopo aver ascoltato la Regione Siciliana, un referendum tra i cittadini nei territori indicati di Butera (Cl) Segesta/Calatafimi (Tp) e Petralia Sottana/Castellana Sicula (pa) piuttosto che tout court imporre scelte così misteriose ed improvvise”, concludono Minardo e Chiriaco.



“Se l’individuazione in territorio siciliano di zone per la creazione del deposito nazionale nucleare è uno scherzo, non è divertente, anzi di cattivo gusto – afferma il deputato di Forza all’Ars,  Michele Mancuso – . Se così non fosse, state certi che alzeremo le barricate con muri di cemento armato. Non permetteremo che sia rovinata la nostra agricoltura o la salubrità ambientale. Se poi, per assurdo, da Roma qualcuno pensa che il nisseno, così come altre zone della Sicilia, possano trasformarsi in discariche nucleari, non ha tenuto conto del tasso di mortalità per tumore, tra i più alti d’Italia. Pensare di incrementarlo è da scriteriati. Siamo per lo sviluppo, per una partecipazione solidale alle esigenze del Paese, ma sulle scorie nucleari diventiamo i più titolati ambientalisti di sempre. I sindaci non darebbero mai il loro assenso, né la politica regionale. Sono certo che tutta la deputazione sarà dalla stessa parte. Invitiamo gli organi competenti a una chiara ed inequivocabile smentita”.



Gli amministratori e i militanti della rete dei cento passi della provincia di Trapani, dell’area delle Madonie e del comprensorio di Caltanissetta dichiarano  con una nota che “le aree interne della Sicilia hanno bisogno di investimenti, non dei rifiuti radioattivi. L’ipotesi di allocare centri di stoccaggio nelle Madonie, nel trapanese e nella provincia di Caltanissetta ci appare semplicemente irricevibile. Parliamo di territori, come nel caso delle Madonie impegnate in una battaglia per l’istituzione delle zone franche montane, che da tempo chiedono altro tipo di attenzione. Parliamo di aree, come nel caso di quelle del trapanese, votate al turismo e di straordinario pregio paesaggistico ed archeologico, che sarebbero umiliate da una scelta simile. Parliamo del territorio del nisseno già profondamente devastato dagli scempi ambientali. Rispondere ai bisogni dei territorio con la proposta di trasformazione di queste aree in discariche radioattive è semplicemente irricevibile perché offensivo e mortificante per queste comunità”.



La Federazione dei Giovani Socialisti – FGS di Sicilia e i l Partito Socialista Italiano, urlano tutto il loro sgomento per la notizia relativa alla creazione di quattro siti di stoccaggio di scorie radioattive sul territorio siciliano. I quattro siti individuati tra le province di Palermo, Trapani e Caltanissetta hanno lasciato di stucco i sindaci dei comuni individuati che non sono stati neppure contattati, consultati o avvisati. I siti di stoccaggio andrebbero a intaccare anche il parco delle Madonie, con Petralia Sottana – sede dell’amministrazione del parco – individuata tra le aree, e comuni costieri, agricoli e turistici. Il tutto in un territorio gravemente carente di infrastrutture e trasporti che necessita di investimenti per il potenziamento economico e infrastrutturale.



Il PSI si schiera compatto contro il deposito di scorie nucleari sul territorio, col segretario regionale Nino Oddo che afferma: “Gli amministratori locali, che già fanno miracoli per tenere in piedi l’economia di questi comuni, non possono essere ulteriormente gravati con questa responsabilità e col rischio che, a causa di questi siti di stoccaggio, i comuni ci rimettano il loro e perdano quote di produzione agroalimentare e di turismo”.



“Non è assolutamente ammissibile – aggiunge il segretario FGS di Palermo, Mattia Carramusa – che comuni tenuti in piedi con lo sputo e senza investimenti pubblici per quanto riguarda sviluppo economico, infrastrutture, trasporti, energia, sicurezza e telecomunicazioni siano destinatari di 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi, di cui oltre 16.000 ad alta radioattività. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, agisca e tuteli almeno stavolta i siciliani. Non siamo né la polveriera né l’immondezzaio d’Italia”.



La richiesta è che “La regione faccia valere le ragioni del territorio e si opponga a questi siti di stoccaggio. Alla Sicilia non serve lo stoccaggio di scorie tossiche e radioattive sul territorio, ma il finanziamento di un nuovo piano economico ed infrastrutturale. Un piano che potenzi i collegamenti e realizzi finalmente il potenziamento del trasporto ferroviario fermo agli anni settanta, che rifaccia strade e ponti di collegamento tra i comuni. Serve un volano per l’economia sostenibile a livello ambientale e sociale e per l’occupazione giovanile, ancora oggi terribilmente indietro rispetto al resto del mezzogiorno e d’Italia. Serve un riammodernamento edilizio in una regione in cui gli edifici sono spesso fatiscenti e comunque risalenti alla metà del secolo scorso quando va bene. Questo è quello di cui ha bisogno la Sicilia, non certo di essere un sito di stoccaggio di rifiuti nucleari”, chiosano i due dirigenti socialisti.




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