Gangi: “Veniamo da vent’anni di clamorosi errori di gestione dell’economia”

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Salvatore Gangi

“Dopo il disastro del click day – d’immagine per gli organizzatori, ben più concreto per chi si aspettava un reale sostegno economico, soprattutto le piccole e medie imprese messe in ginocchio dalla pandemia – la Regione Siciliana corre ai ripari in questi giorni, prevedendo una serie di aiuti alle aziende da parte di specifici Assessorati. Decisione assolutamente da lodare, ci mancherebbe altro. È però difficile dissipare la sensazione che si tratti di iniziative sparse, anche se in taluni casi consistenti, come i contributi previsti per il settore turistico. Accorgimenti d’emergenza, insomma, che non risolvono il problema strutturale di un’Isola la cui produzione è – diciamolo chiaro: da ben prima dell’emergenza Covid-19 – in stato comatoso”. Lo afferma Salvatore Gangi, presidente del Comitato regionale Piccola Industria di Confindustria in Sicilia.

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“In Italia e segnatamente in Sicilia – aggiunge Gangi – veniamo da circa vent’anni di clamorosi errori di gestione dell’economia, quasi vi fosse una volontà punitiva nei confronti di chi crea valore aggiunto e di chi lavora. A cominciare dalle stime, sempre errate in merito allo sviluppo possibile. Basti pensare alle previsioni del Fondo monetario internazionale da poco diffuse, più pessimistiche rispetto a quelle del governo italiano. In quanto a dati statistici, il Centro studi di Confindustria ha elaborato le sue di previsioni, con un Pil pro capite indietro di 26 anni, il crollo delle ore lavorate e l’occupazione in calo anche nella prima metà del 2021. E sulla dinamica degli investimenti l’analisi non potrebbe essere più spietata verso la classe politica italiana: nell’ultimo decennio manca quasi totalmente la componente pubblica. E se manca a livello nazionale, figuriamoci a livello regionale siciliano”.

“Ribadisco un’idea – conclude Gangi – non nuova, ma che ritengo basilare: alla Sicilia serve una chiara visione del futuro, un macro progetto d’insieme – politico, ma soprattutto sociale – su come dovrà essere l’Isola fra vent’anni, un progetto che segni una rotta precisa e, puntando su burocrazia zero e infrastrutturazione massiccia e serrata, innanzitutto crei occupazione”.

 

 

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