Siamo giunti alla fine di un anno scolastico a dir poco surreale. La condizione in cui l’intero mondo si è venuto a trovare non lo avremmo immaginato neanche nei nostri scenari più fantasiosi…chiusi, prigionieri nelle nostre stesse case. Ma” la scuola non si è fermata!” questo lo slogan che ripetutamente è andato e va in onda sulle reti Rai. Il famoso palinsesto ha dedicato programmi culturali per supportare gli studenti a casa, dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado. E per le bambine e i bambini da 0 ai 5 anni?
Il covid 19 ha cancellato una generazione di anziani, la storia di molte famiglie, le radici di questo paese e reso trasparente, forse addirittura invisibile la generazione di un futuro più nel futuro…i bambini. Molti di noi hanno avvertito un grande senso di appartenenza ad un paese che si è trovato dopo molti decenni nella stessa condizione, da nord a sud… da NORD a sud, si per una volta dopo tanto, tantissimo tempo siamo stati tutti italiani, con arcobaleni sui lenzuoli sciorinati ai balconi con su scritto “Ce la faremooooo” (abbiamo avuto modo di vedere come…).
La scuola non si è fermata? La scuola è stata annientata, il senso della scuola, di comunità educante, di scambio reciproco, di crescita personale nel confronto con l’altro/a è stata annullata. Una parvenza di scuola o meglio la continuità di quel rapporto scuola famiglia travisato, capovolto degli ultimi decenni ha trovato la forza di rigenerazione nella collaborazione da entrambe le parti, insegnanti e genitori. Il bene comune, ossia perseguendo un obiettivo unico da raggiungere e cioè il benessere della bambina e del bambino, figlia/o e alunna/o, tanto per il docente tanto quanto per il genitore. Ci siamo attrezzati perché questa costrizione nelle mura domestiche potesse diventare ogni giorno una realtà di scambio reciproco di umori, stati d’animo e su questo costruire l’apprendimento più funzionale dettato dal “qui ed ora”, quella ricerca scientifica che trova nelle possibili ipotesi d’insegnamento-apprendimento la “Tesi” da perseguire. E quale è stata?
Che nonostante tutto sembrava immobile, statico, a-forma, dentro quello scambio ci sono state persone grandi e piccole, e non per importanza ma solo per età cronologica, che affrontavano qualcosa di sconosciuto…direte voi ma questa è la vita, sì, ma quando la possiamo percepire con tutti nostri SENSI, filtrarla, modularla attraverso un abbraccio di un compagno o della maestra, uno sguardo di approvazione o di gratifica, un profumo che ci dice cosa sta per accadere. L’unico senso che abbiamo sfruttato all’ennesima potenza, tipico di questa era, è stata la vista, abbiamo filtrato tutto attraverso la percezione visiva, uno schermo di un pc, Tablet o Smart -fon, strumenti che ci hanno permesso di incontrarci, incontrarci per trovarci nello stesso cammino per raggiungere uno scopo. Ma non abbiamo potuto realmente percepire le emozioni di chi avevamo di fronte?
Certamente senza le famiglie ben poco la scuola avrebbe potuto attivarsi. Ecco, almeno la pandemia ci ha fatto comprendere che solo avendo un obiettivo comune e collaborando tutti insieme possiamo raggiungerlo o almeno avvicinarsi ad esso il più possibile. Abbiamo concretizzato un tipo di relazione a cui la nuova società social ci sta educando da tempo, con l’utilizzo di facebook, istagram, twitter e quant’altro. Una pseudo realtà dove alla chiusura della comunicazione virtuale rimane cosa, quale conoscenza…come di un film appena visto? Ma quanto lo ricorderemo? Tanto quanto ci ha emozionati!
Scuola – famiglia dicotomia alleata, questo mi è piaciuto molto. Però chi non ha avuto una famiglia presente?La scuola in questi casi ha fatto la differenza, ma quella scuola che abbiamo lasciato il 2 marzo, non di certo quella a distanza. La DAD acronimo che significa “didattica a distanza”, ma la scuola vera non è solo didattica…ma è vita, emozioni, sentimenti che nascono, crescono che si comprendono a poco a poco, nell’errore commesso, nella risposta giusta, nel suggerire al compagno, nel consumare insieme la merenda, il pasto, nel condividere uno spazio, un luogo, un oggetto!
E la vita non può dimenticare né fare a meno di anziani e di bambini, delle radici per stare in piedi ben saldi e delle ali per potere viaggiare ed esplorare nel divenire di-nuovo persone, adulti che vivano il mondo per migliorarlo e non per nutrirsene e basta.
Di errori ne facciamo e ne faremo ancora tanti, ma la mia speranza e che potremmo imparare qualcosa da questi errori invece che ripeterli ad oltranza, come se nulla fosse mai accaduto Spero che finalmente possiamo conservare memoria di tutto questo e farne buon uso.
Buona vita.