Coronavirus, Lo Giudice a Governo regionale: “Non mentiamo ai siciliani dicendo che va tutto bene perché non è così, i comuni sono al collasso così come le partite iva e gli operatori sanitari”
Oggi, durante la seduta d’Aula a Palazzo dei Normanni, Danilo Lo Giudice è intervenuto per chiarire come, nella gestione dell’emergenza nata dalla diffusione del Covid-19 in Sicilia, da parte del Governo regionale non c’è stata e continua a mancare un’immediata risposta capace di arginare il problema.
“Senza nessuna polemica – afferma Lo Giudice – ma con la volontà di ripartire tutti insieme, è chiaro che non possiamo mentire ai siciliani, offendendo la loro intelligenza, dicendo che la gestione della fase emergenziale è proceduta nel migliore dei modi. Come lo stesso Presidente Musumeci ha ribadito, i controlli negli aeroporti o sullo Stretto di Messina, non sono stati avviati immediatamente, ma solo quando un flusso incontrollato di soggetti è riuscito a entrare nell’Isola. Però allo stesso Musumeci dico: perché non era lì, in prima persona per evitare che ciò accadesse? Noi purtroppo questo non lo dovevamo permettere. Siamo stati baciati dalla fortuna come invece non è accaduto ad altre regioni del Nord. Durante questo periodo emergenziale sono rimasto in religioso silenzio, per permettere al Governo di lavorare in serenità. Ora però è tempo di fare delle riflessioni. Non voglio fare riferimento ai presidi sanitari mancanti che sono stati notevoli. Nel mio Comune però sono arrivate solo 200 mascherine dalla protezione civile nazionale, le stesse che Musumeci ha mostrato come panni per pulire le scrivanie. Se non fosse stato per un’azienda locale che ha messo a disposizione stoffe e manifattura, non avrei potuto dare neanche una mascherina alla mia comunità, così come tutti gli altri sindaci della Sicilia, perché ad oggi, non ci sono mascherine consegnate ai comuni”.
“Nel concreto – continua il Deputato regionale – degli aiuti da destinare ai comuni, attraverso i famosi 100 milioni di euro stanziati dalla Regione, dei 400 comuni presenti in Sicilia, solo 140 ne hanno beneficiato tramite la sottoscrizione del patto di adesione. Da ciò concerne la difficoltà per gli Enti locali a erogare le somme per le proprie comunità. Se per avere dei semplici codici identificativi sono 3 giorni che provo a chiamare invano il Dipartimento famiglia, ci rendiamo conto che in tale emergenza, non ci sono uffici necessari a fronteggiare le criticità. Io devo sbloccare i buoni spesa e ho le mani legate dalla burocrazia regionale. Non è questa la metodologia che può ambire a dare risposte rapide e concrete”.
“Per non parlare dell’esercito delle partite iva ormai al collasso – conclude il Parlamentare – come il Governo sa benissimo. Le risposte però non possono essere i prestiti che comunque non arrivano, perché dei medesimi, le partite iva indebitate non sapranno cosa farne. Tra poco a collassare saranno anche i comuni perché non solo non riusciremo a pagare gli stipendi dei dipendenti, ma anche ai fornitori. La beffa è che le prime pendenze arrivano anche dalla Regione, perché per i lavori pubblici che stiamo eseguendo e per i quali abbiamo fatto anticipazioni di cassa, non abbiamo ricevuto risorse regionali. Si aspetta che i vari dipartimenti facciano gli accertamenti dei residui da mesi, per avere infine la delibera di giunta che consente di sbloccare i pagamenti. Nel mio Comune ho dei lavori pubblici che sono andati avanti e l’Assessore mi dice di pagare i Sal anche se non sono completi? Ma con quali soldi? La Regione dovrebbe essere la prima a mettere liquidità in campo e si tira indietro. Abbiamo pertanto la necessità di dare risposte concrete, non aria fritta, gonfiandoci il petto dicendo che va tutto bene, perché non è così”.