Coronavirus, i giovani di Cia: restiamo in azienda per il bene del Paese
“Io resto in campagna per voi” è questo il messaggio che lanciano i giovani di Cia-Agricoltori Italiani, da una parte impegnati a restare nei campi e nelle aree dove lavorano e vivono, dall’altra in prima linea per garantire, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, l’attività agricola e zootecnica e, quindi, la produzione di generi alimentari, come previsto dal Dpcm dell’11 marzo varato dal governo con ulteriori misure restrittive per arginare l’avanzata, in tutta Italia, del Coronavirus.
Si raccontano così, gli under 40 di Cia-Agricoltori Italiani che, soddisfatti per lo stanziamento di 25 miliardi previsto per salvare l’economia del Paese, fanno appello alle istituzioni perché non dimentichino la fragilità delle aree interne del Paese, la vulnerabilità delle start up agricole e la necessità di manodopera straniera.
Per i giovani di Agia-Cia, infatti, il rischio della diffusione del virus nelle comunità rurali e nelle aree interne d’Italia, richiede un intervento economico mirato per l’attivazione di centri mobili a supporto delle zone ultra-periferiche. Sono in province e comuni dell’Appennino, già fragili per geografia e che hanno subito l’indebolimento graduale di centri ospedalieri, servizi sanitari e di assistenza alla persona.
Ad essere compromesse poi -sostiene Agia-Cia- anche le start up agricole. E’ evidente, infatti, come il Coronavirus, stia terribilmente minando l’avvio di nuove aziende in un settore già vulnerabile e soggetto all’incertezza dei mercati, alla volatilità dei prezzi e ad eventi atmosferici avversi. Si tratta, in molti casi, anche di strutture ricettive, fattoria didattiche e punti vendita aziendali che hanno interrotto l’attività nel rispetto delle misure restrittive, subendo gravi perdite economiche. In loro supporto, vanno introdotti strumenti che ne accrescano la resilienza per almeno 12 mesi, viste le disdette per il periodo estivo e la sospensione, fino alla prossima primavera, degli incontri con gli studenti.
I giovani di Cia chiedono, inoltre, che venga subito affrontato il problema, acuito dall’emergenza Coronavirus, della carenza di manodopera straniera (370 mila addetti, un terzo degli occupati totali), fondamentale all’imminente campagna di raccolta, ma anche ad attività di diradamento e potatura.
“Certamente – dichiara il presidente nazionale di Agia-Cia, Stefano Francia – saranno fondamentali, anche deroghe straordinarie che consentano a tutte le banche di aderire all’accordo sottoscritto tra Abi e le associazioni di categoria, tra cui Cia; mentre maggiore semplificazione amministrativa permetterebbe all’intero sistema bancario di usufruire delle preziose risorse messe a disposizione da Commissione Ue e Banca europea per gli investimenti (BEI) e dedicate alle nuove generazioni di agricoltori e allevatori”.
“Stiamo affrontando un momento epocale – conclude Francia – che è anche una sfida importante da vincere. Possiamo farlo con grande responsabilità, solo insieme. Noi ci siamo”.