Una ricercatrice siciliana alla finale di SmartUp Lab 2018 a Napoli

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Federica Scalia, Eleonora Trovato e Francesco Pecoraro premiati per il progetto Exobrainer

Il 13 e 14 dicembre presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II si svolgerà Innovation, business venturing and health applications, l’incontro organizzato dal DEMI, Dipartimento di Economia, Management, Istituzioni, in collaborazione con EIT Health InnoStars, rappresentato in Sicilia dal Consorzio Arca di Palermo.

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Saranno due giornate dedicate all’innovazione in ambito salute, con un contest affiancato ad un convegno su tematiche inerenti all’ecosistema dell’innovazione a cui parteciperanno esponenti del mondo accademico e ricercatori internazionali. La prima giornata è dedicata al Final Pitch Contest SmartUpLab 2018, un programma di accompagnamento alla creazione di iniziative imprenditoriali innovative in ambito salute, che vedrà sul palco dei finalisti la ricercatrice palermitana Federica Scalia. Il suo progetto, denominato Exobrainer – nebulizzatore teranostico, è nato in occasione dell’Innovation Day organizzato a novembre dal Consorzio Arca di Palermo in collaborazione con EIT Health. In quella occasione 70 partecipanti, tra studenti universitari e ricercatori interessati a sviluppare idee imprenditoriali in ambito scientifico sanitario, hanno partecipato ad un contest di 48 ore, elaborando idee imprenditoriali molto interessanti. Il gruppo, composto da Federica Scalia, Eleonora Trovato e Francesco Pecoraro, ha sviluppato Exobrainer.

L’idea, si basasull’utilizzo delle nanovescicole ingegnerizzate a livello cerebrale. Il dispositivo è stato pensato come possibile nuovo clinical device per abbattere principalmente i limiti fisici che la barriera ematoencefalica crea durante le indagini diagnostiche e l’approccio terapeutico a livello cerebrale. Più del 90% dei farmaci in commercio non oltrepassa tale barriera. L’idea consiste nell’isolare dal plasma sanguigno di un ipotetico paziente delle nanovescicole, chiamate “esosomi”, le quali sono prodotte fisiologicamente dalle cellule del nostro corpo ed hanno la capacità di attraversare la barriera ematoencefalica. Queste nanovescicole possono essere ingegnerizzate in laboratorio in svariati e differenti modi a seconda di quale sia lo scopo finale e, successivamente, somministrate per via intranasale allo stesso paziente. Le nanovesicole possono essere ingegnerizzate in modo tale che vengano inviateverso precise aree del cervello, o possibilmente legandosi a specifiche cellule cerebrali, permettendo una visualizzazione dell’area colpita in fase diagnostica. L’area sanitaria di applicazione è quella delle malattie neurodegenerative: dal Parkinson all’Alzheimer o tumori cerebrali.

 

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