Ars. Abusivismo edilizio, le Commissioni Affari Istituzionali e Ambiente incontrano Anci Sicilia, Asacel e Asael
Un incontro congiunto, tra la I e la IV Commissione è stato occasione per discutere con Anci Sicilia del disegno di legge n. 428, in merito ai “Provvedimenti urgenti dei Sindaci in materia di abusivismo edilizio”.
Il Presidente di Anci Sicilia e sindaco di Palermo, prof. Leoluca Orlando, dichiara in merito all’abusivismo edilizio: “È necessario imporre alle Amministrazioni comunali di individuare gli immobili da demolire. Non parlo di città come Palermo, ma come fa un piccolo comune, che ha risorse esigue, a provvedere alla demolizione di un immobile? Questo – aggiunge Orlando – è un dato oggettivo: bisogna prevedere sanzioni più feroci per il Sindaco che non denuncia. Fatto questo però, occorre trovare un Soggetto sovracomunale che si occupi della demolizione, con gare più appetibili dal punto di vista economico”.
Purtroppo, la piaga dell’abusivismo edilizio è figlia di un problema di interpretazione della norma, che adesso necessità una trattazione più attenta.
Con tale spirito, il Presidente della I Commissione, on. Stefano Pellegrino, afferma: “Comprendo che per i Sindaci è particolarmente penosa e grave la rimozione dalla Carica in caso di mancata esecuzione dell’ordinanza di esecuzione. Però, l’omissione sarà sanzionata solo in caso di grave e persistente violazione dell’obbligo attuativo dell’ordinanza stessa”.
“Inoltre – chiosa il Parlamentare di Forza Italia – in Commissione Affari Istituzionali sarà posto all’ordine del giorno, già dal prossimo martedì, il ddl che potrebbe ovviare alle preoccupazioni di Anci Sicilia sull’eccessiva burocrazia per gli stanziamenti dei fondi regionali ai comuni”.
“In verità – conclude Pellegrino – con l’attuale ddl si vogliono adottare le misure urgenti per la salvaguardia dell’incolumità pubblica. Il dibattito è stato assolutamente proficuo, in considerazione del fatto che l’incolumità, sia pubblica che privata, esige lo sgombero non solo degli immobili abusivi, ma anche di quelli non abusivi e soggetti al pericolo del dissesto idrogeologico. Su questo bisognerà confrontarsi e perfezionare un eventuale nuovo ddl su un piano di riordino urbanistico del territorio”.
Al termine dei lavori della IV Commissione dell’ARS che ha audito i vertici dell’Anci in seduta congiunta con la I Commissione Marianna Caronia – in una nota – ha dichiarato: “L’Anci può farsi portavoce delle esigenze delle amministrazioni comunali e fornire un valido supporto all’ARS nella redazione di un disegno di legge che tenga conto di tutte le esigenze in campo, prima fra tutte quella della sicurezza dei cittadini e del territorio”.
“Per questo in Commissione ho chiesto all’Associazione dei Comuni di fornire elementi utili ad integrare il Ddl del Governo, in particolare per quanto riguarda la progettazione dei piani regolatori, l’appostamento di somme per le indagini geologiche, la riproposizione dei piani di edilizia economica e popolare e quelli di edilizia convenzionata e sovvenzionata come risposta al disagio abitativo e strumento di prevenzione dell’abusivismo”.
“Siamo tutti coscienti del fatto – continua Caronia – che gran parte dei drammi e dei danni sono dovuti all’abuso del territorio, allo sfruttamento intensivo di alcune aree, alla cementificazione e all’abusivismo edilizio. Tutti fenomeni su cui troppo debole è stato il controllo per anni, se non per decenni”.
“Nel porre freno e rimedio a questi fenomeni – aggiunge – occorre però che si tenga conto di quanto hanno edificato per necessità, spesso la propria prima ed unica casa”. “E’ giusto quindi che lo Stato e tutte le Istituzioni trovino strumenti perché queste persone, che devono certamente lasciare le abitazioni realizzate in luoghi non sicuri – conclude – non siano abbandonate a sé stesse”.
“Siamo tutti coscienti del fatto – continua Caronia – che gran parte dei drammi e dei danni sono dovuti all’abuso del territorio, allo sfruttamento intensivo di alcune aree, alla cementificazione e all’abusivismo edilizio. Tutti fenomeni su cui troppo debole è stato il controllo per anni, se non per decenni”.
“Nel porre freno e rimedio a questi fenomeni – aggiunge – occorre però che si tenga conto di quanto hanno edificato per necessità, spesso la propria prima ed unica casa”. “E’ giusto quindi che lo Stato e tutte le Istituzioni trovino strumenti perché queste persone, che devono certamente lasciare le abitazioni realizzate in luoghi non sicuri – conclude – non siano abbandonate a sé stesse”.