Milazzo (Cisl): “Sicilia più povera e spopolata, serve una cabina di regia”
Una Sicilia sempre più povera e spopolata, con un tasso di disoccupazione doppio rispetto al Nord, incapace di tradurre in progetti esecutivi le (tante) risorse nazionali ed europee oltre che decisamente indietro (“sistema borbonico”) a livello di infrastrutture, stradali o ferroviarie che siano. “Manca una visione d’insieme, organica, per affrontare i tanti nodi sul tavolo e progettare la Sicilia dei prossimi 20 anni”, sintetizza Mimmo Milazzo, segretario generale della Cisl Sicilia, che nel corso di un forum all’Agenzia ITALPRESS alla vigilia della Conferenza regionale dei servizi del sindacato che si terrà martedì, a Palermo, lancia l’ennesimo grido d’allarme per una regione che stenta tremendamente, se non a decollare, quantomeno a recuperare il terreno perso. Anzi, sottolinea Milazzo, “siamo l’unica regione che continua a non crescere, dove la disoccupazione non è stata assorbita rispetto al 2008, abbiamo perso oltre 140 mila posti di lavoro negli ultimi anni. Non si registra alcuna inversione di marcia, anzi. Rispetto al 2016 c’è addirittura qualche decimale in meno a livello di occupazione. C’è un corto circuito anche generazionale che determina un percorso instabile”.
I siciliani nel mondo sono “oltre 750 mila” e nell’ultimo anno “in 10.400 hanno lasciato l’Isola”. Non si tratta solo di giovani, “comincia infatti a emigrare anche gente più matura, oltre i 50 anni. Questo preoccupa parecchio, non ci sono le condizioni minime per una prospettiva di futuro”, racconta il sindacalista.
Con il Governo Musumeci, insediatosi ormai da un anno, “c’è un buon rapporto di interlocuzione, ma manca tra assessori una visione d’insieme: non possiamo ipotizzare un discorso scollegato tra le dinamiche del welfare, socioassistenziali e infrastrutturali. È un problema di visione prospettica, di futuro. Ed è inevitabilmente un problema di volontà politica”. Mancano i soldi? No, il paradosso è proprio questo: la Sicilia non è capace di spendere le risorse che affluiscono da più parti.
Ed è anche su questo punto che Milazzo prova a spronare l’esecutivo: “Il vero nodo del sistema Sicilia è la mancanza della spesa – precisa -. Non mancano le risorse ma i progetti esecutivi, ci dobbiamo interrogare su questo. Andrebbe individuato un percorso. La Cisl ha avanzato la richiesta di una cabina di regia per la progettazione. All’interno, team di tecnici e personale specializzato in grado di sfornare progetti. Ci stiamo spopolando e impoverendo, anche culturalmente. Bisogna creare invece le condizioni per trattenere i cervelli, che se vanno via non tornano più”.
Chiedendo “la rinegoziazione dell’accordo con lo Stato” sul tema dell’insularità, “la messa a sistema dei quattro aeroporti siciliani e di questi con i sistemi ferroviari” e una politica dell’immigrazione che consenta di mettere all’angolo il fenomeno del caporalato, Milazzo volge lo sguardo alla tremenda condizione in cui versano gli Enti locali siciliani. La questione delle ex Province, nata da “un errore storico del Governo Crocetta” preoccupa quanto quella dei Comuni (oltre 50, e tra questi Catania e Messina, sono infatti a un passo dal dissesto): e poi ci sono le vertenze ormai storiche, come quelle di Termini Imerese e Gela.
Senza dimenticare il tema dei rifiuti. “I termovalorizzatori? Il Governo deve scegliere. È la non scelta politica che a noi preoccupa. Il riciclo dei rifiuti è fondamentale, da esso bisogna richiamare ricchezza ed energia. Avevamo espresso parere favorevole al progetto di A2A a San Filippo del Mela, un investimento da 250 milioni che portava occupazione: adesso si rischiano 300-400 posti di lavoro. Sono molto preoccupato”, afferma Milazzo, secondo cui “sui termovalorizzatori Musumeci ha una visione distorta. Esistono forse meccanismi più moderni, ma i termovalorizzatori esistono in tutta Italia, in Europa, dentro le grandi città e metropoli”.
E sulle misure adottate dal Governo nazionale per contrastare le difficoltà economiche di tante famiglie, la più discussa è il reddito di cittadinanza. “Siamo impantanati dietro uno slogan governativo – avvisa Milazzo -. Da quello alla traduzione del testo ce ne passa. Per il resto, chi non vuole aiutare chi è povero? Il problema è come declinarlo in concreto”. Tanto, se non tutto, passa per i Centri per l’impiego. Roma prevede un miliardo di investimenti per una riforma che andrebbe in porto in non meno di 3 anni, ma “la nostra realtà è più complessa: abbiamo oltre 1.700 dipendenti che bisogna riqualificare e motivare, offrendo loro strumenti adeguati. In Lombardia sono 1.000 in meno. In Emilia Romagna sono in tutto 450, in Campania 514 e ha più o meno gli stessi disoccupati della Sicilia”.
Quindi, chiosa il leader regionale della Cisl, “bisogna rivedere tutto. Ci vuole un grande progetto che va subito messo in atto. Azzerare tutto e ripartire”.