Pangrel 2018, l’arte meticcia a Palermo: alla Kalsa la streetart per l’integrazione e l’accoglienza
Pangrel 2018, l’arte meticcia a Palermo. Mongrel e Pa: acronimo di un’arte che per la Fondazione Federico II esprime un valore e un significato che diventano esperienza civica della bellezza, della cultura e della riqualificazione urbana. Un progetto quello di Pangrel che trasuda forza e che può essere avvertita per strada; in un contesto che, con urlo stridente, è caratterizzato dalla coesistenze di antiche bellezze e dal rischio di un degrado sempre più crescente.
La Streetart, nell’ambito di Pangrel 2018, è partita proprio dalla Kalsa: l’Eletta come la chiamavano gli arabi. Un esperimento di arte pubblica reso possibile grazie alla collaborazione nata tra la Fondazione Federico II, il Dipartimento dei Beni Culturali, la Galleria Regionale Abatellis e il Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro. Ma, soprattutto, merito di cinque artisti di fama nazionale come Basik, Camilla Falsini, Mbre Fats, Rosk E Loste.
Cinque artisti per quattro interventi di riqualificazione sulle facciate di tre edifici di edilizia popolare e su un muro perimetrale a pochi metri da Piazza Ventimiglia nel cuore del quartiere della Kalsa. Proprio dinnanzi all’Oratorio dei Bianchi, a fianco dello Spasimo, vicino la chiesa della Magione, dove fino ad una settimana fa era possibile scorgere, uno a fianco all’altro un muro di 28 metri per 15 e tre prospetti senza storia. Oggi ogni cittadino diviene fruitore e interprete di 4 opere che vibrano di bellezza, di storia, di arte e di accoglienza.
Non è un caso che il progetto sia stato adottato proprio nel capoluogo siciliano. Perché Palermo è, a ragione, la città che per storia e per dna più di altre è aperta alle contaminazioni. Stratificazioni culturali e influssi internazionali si mescolano, per creare una delle esperienze urbane più interessanti al mondo. Un’iniziativa di riqualificazione urbana con un unico tema condiviso da tutti e cinque gli artisti: quello dell’accoglienza e dell’integrazione.
Ma il progetto non si ferma solo nel quartiere della Kalsa; contemporaneamente, negli ambienti degli Appartamenti reali a Palazzo Reale, il visitatore troverà teche e pannelli che raccontano e descrivono il lavoro che precederà la realizzazione dei murales: le biografie degli artisti, i disegni preparatori e i bozzetti delle opere realizzate. Continua, così, il percorso di apertura del Palazzo alla città; diventando un centro propulsore di attività culturali e artistiche. Metafora dei valori della società, nuova piazza capace di esercitare sulla città un potere seduttivo. Palazzo Reale come luogo di incontro tra istanze storiche e istanze estetiche. Non più, quindi, un luogo solo per la contemplazione ma un organismo vivo, vitale e attivo con una grande forza di coinvolgimento del visitatore che diventa attore di un processo comunicativo.