Tour d’addio di Elio e le Storie tese
Gli addii sono sempre tristi perché danno il senso della caducità delle cose e della ineluttabilità della fine dell’esistenza umana. Se poi il saluto definitivo riguarda un artista ci si deve pure abituare alla “perdita” di ciò che reca piacere, gioia, compagnia e spesso anche conforto.
Il gruppo musicale Elio e le Storie tese ha dichiarato nello scorso mese di febbraio (poco prima della partecipazione al festival di Sanremo) di volersi sciogliere dopo 38 anni e di volere salutare i propri fans con un tour d’addio.
Non sono voluta mancare alla tappa siciliana di questo tour che inizialmente doveva tenersi (com’è ormai consuetudine per molti concerti ) al Palasport di Acireale ma che è stato poi spostato nel bel teatro Metropolitan di Catania.
Questa band, fondata a Milano da Stefano Belisari, in arte Elio, nel 1980, è composta da musicisti straordinari e, a mio parere, ha avuto il pregio di inventare un particolare genere pop rock riuscendo con canzoni solo apparentemente leggere o superficiali a dare una visione dissacrante e volutamente ironica della realtà.
Nei testi si fa spesso riferimento alla satira politica e di costume fino ad arrivare a livelli di surrealismo e decostruzione linguistica mentre la musica è fondata su un totale eclettismo con contaminazione fra vari generi e citazione di brani musicali famosi.
Il loro successo iniziò grazie alla partecipazione a trasmissioni televisive come Mai dire gol della Giallapa’s e Zelig ma fu il festival di Sanremo a renderli popolari nel 1996 quando arrivarono secondi con La terra dei cachi, motivo orecchiabile e sarcastico che forniva un certo ritratto della situazione dell’Italia di quegli anni.
Nel concerto d’addio “catanese” Elio & Co (già privi del tastierista Rocco Tanica che da qualche anno aveva optato per apparizioni da solista) non si sono risparmiati, dando vita a 3 ore di concerto entusiasmante ed emozionante.
Lo spettacolo si è aperto con un’orazione funebre auto dedicata con la quale evidentemente si è inteso alleggerire il momento del commiato che sembra al momento irrevocabile. E’ proseguito poi con i tutti i più famosi successi molti dei quali arrangiati per l’occasione e così tutti a cantare Servi della gleba, La canzone mononota, El Pube, Born to be Abramo e Uomini col borsello, tanto per citarne alcune, con la preziosa partecipazione della brava vocalist Paola Folli che Elio “cooptò” quando erano entrambi impegnati nel famoso contest X Factor.
Mi ha molto emozionato notare l’entusiasmo di giovani pronti a fare il trenino intorno alla sala al suono di Disco music e ancor di più l’usuale omaggio alla memoria di Feiez, sassofonista componente del gruppo scomparso nel 1998, con “forza panino” che fa parte della celebre Tapparella.
Molte esibizioni erano accompagnate da improbabili balletti o lap dance da parte di Mangoni, architetto e amico di Elio dai tempi del liceo, divenuto negli anni icona insostituibile in tutti i concerti del gruppo e a cui è dedicato il brano Supergiovane.
Tra Il vitello dai piedi di balsa e Parco Sempione c’è spazio pure per una nuova canzone Il circo discutibile, brano dolce e malinconico intriso di nostalgia dei tempi passati con il featuring (come lo definisce Elio …) nientedimeno che di Federico Fellini. Il Pippero viene cantato a gran voce da tutti e al termine del concerto si balla, si piange per l’emozione sulle le note di Arrivodorci e c’è chi acquista una maglietta ricordo di questo mitico e unico gruppo che spero di rivedere ancora.
Grazie …ricco di dettagli
Questa recensione, oltre a racconta con precisione lo spettacolo, con alcune acute note di commento, fa capire che Elio e le Storie tese nel concerto di chiusura hanno inteso presentare un’antologia della loro carriera e riproporre il loro percorso quasi quarantennale. Non essendo un’appassionata del genere pop rock, conosco poche canzoni di questo gruppo, ma da quel poco che conosco e da quello che ho sentito dire da parte degli esperti si tratta di un gruppo che è stato fin dall’inizio molto innovatore sia sul piano musicale sia su quello linguistico, e il testo di Delia mette bene in luce queste caratteristiche. Ho trovato particolarmente interessanti le osservazioni sulla contaminazione dei generi, fenomeno tipicamente letterario (ma, appunto, la musica ad alto livello di sperimentazione è una forma di linguaggio letterario).
Un bel ricordo di un gruppo unico.
Non li ho mai particolarmente amati gli Elii, ma non posso non riconoscere come essi abbiano costituito una voce unica ed anticonformista nel panorama della musica italiana, spesso incline a toni troppo ruffiani e commerciali. Auguri a ognuno di loro per un brillante prosieguo.
Concerto memorabile in tutti i sensi. A Catania c’ero e oltre a divertirmi e stupirmi per la musica degli Elii alla fine mi sono pure commosso. Ha proprio ragione Elio: una volta sciolti molto difficilmente la loro musica potrà essere eseguita da qualcun’altro (a parte d Kolors … sempre secondo Elio!!). Da ricordare. oltre ai brani citati da Delia anche “la vendetta del fantasma formaggino”, chilometrica “canzone” che tutti i presenti sapevano a memoria!! Incredibile.
Nonostante sia un amante di questa band non sono potuto essere presente a questo concerto d’addio, ma devo ringraziare l’autrice di questo articolo che oltre alla dovizia di particolari è riuscita a trasmettermi delle sincere emozioni come se fossi stato presente. Grazie!!!