Stranieri a Palermo nel 2017, presenti 128 nazionalità. I primi cinque Paesi: Bangladesh, Sri Lanka, Romania, Ghana e Filippine
A Palermo risiedono 25.607 stranieri (pari al 3,8% della popolazione), provenienti da ben 128 Paesi diversi, anche se i primi cinque Paesi (Bangladesh, Sri Lanka, Romania, Ghana e Filippine), da soli, coprono quasi i due terzi del totale degli stranieri. La comunità più numerosa è quella del Bangladesh, con 5.119 residenti, pari al 20% del totale degli stranieri.
E’ questo uno dei dati che emerge dal report statistico elaborato dalla Unità Operativa “Studi e ricerche statistiche” del Comune, relativo al 2017. Per una completa comprensione della consistenza del fenomeno in Città, ai numeri relativi ai cittadini stranieri residenti a Palermo occorre aggiungere anche quegli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana: più di 4.300, di cui quasi 800 nel solo 2017.
Complessivamente, quindi, la presenza stranierà in città sfiora quota 30 mila residenti. Nel report statistico viene proposta un’analisi per cittadinanza e area geografica dei cittadini residenti a Palermo con cittadinanza straniera o con cittadinanza italiana acquisita. Un interessante sottoinsieme degli stranieri residenti a Palermo è costituito dagli stranieri minorenni, e all’interno di questi dai cosiddetti immigrati di seconda generazione, ovvero i cittadini minorenni nati in Italia da genitori stranieri, e quindi di cittadinanza straniera, in base alla vigente legislazione, che non prevede lo “Ius soli”.
A Palermo, su 4.997 stranieri minorenni, 3.863, pari al 77,3%, sono nati in Italia. Di questi, 3.663, pari al 73,3%, sono nati a Palermo.
“E’ evidente – afferma il Sindaco Leoluca Orlando – che le comunità straniere sono sempre più un elemento importante della comunità palermitana, con la loro ricchezza culturale e con l’apporto che danno alle attività culturali, economiche e sociali. Il dato sui minori nati a Palermo ma privi di nazionalità italiana – conclude il Sindaco – deve farci riflettere per quella che sempre più si conferma come una violazione di diritti fondamentali di cittadinanza.”