Fibrillazioni all’interno di Forza Italia, i “lealisti” difendono Miccichè ma fra gli scontenti del centrodestra alcuni guardano alla Lega e alle forze autonomiste. Figuccia lancia il movimento “CambiAmo La Sicilia”

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Da sinistra Gianfranco Miccichè e il deputato regionale dell'Udc Vincenzo Figuccia

Il centrodestra, invece che interrogarsi, deluso per le aspettative create dal vertice di Forza Italia con l’inevitabile bis del successo delle regionali, ha inaugurato la stagione delle critiche a Gianfranco Miccichè, “reo” di essere stato ottimista oltremisura alla vigilia, avendo avuto, secondo i suoi detrattori, una gestione “oligarchica” del partito, “come è successo per esempio nel caso della formazione delle liste”.

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In Forza Italia si registra una fronda con l’obiettivo di estromettere gli attuali vertici del partito in Sicilia (il commissario Miccichè e il vice Francesco Scoma) i quali erano convinti che grazie ai risultati ottenuti alle politiche in Sicilia (21%) potessero meritare la gratitudine di tutti ed invece subiscono una contestazione senza precedenti. Questo clima conflittuale all’interno di Forza Italia potrebbe mettere in difficoltà il presidente della Regione Nello Musumeci alla ricerca di certezze (anche per varare una stagione di riforme) che al momento non sembra avere, a causa di queste fibrillazioni.

Nello schieramento dei frondisti si iscrivono il parlamentare regionale Vincenzo Figuccia ex forzista oggi nell’Udc che ha chiesto le dimissioni di Miccichè, il senatore Vincenzo Gibiino che aveva raccolto le firme per partecipare alle primarie del centrodestra (che non si sono svolte) finalizzate alla scelta del candidato alla presidenza della Regione ma soprattutto silurato quando cercava di celebrare un congresso con l’elezione di dirigenti da parte degli iscritti; i deputati forzisti dell’Ars Marianna Caronia, Rosanna Cannata, Tommaso Calderone e Riccardo Gallo che sono stati i primi a manifestare il mal di pancia chiedendo l’azzeramento della dirigenza del partito, ai quali si è aggiunto Luigi Genovese.

“Purtroppo avevo ed ho ragione, occorre eliminare una gestione fallimentare del partito. Queste elezioni sono state un disastro, pur in una terra generosa come la Sicilia – ha tuonato all’indomani del voto l’ex senatore Antonio D’Alì -. L’aritmetica non si può smentire: siamo passati dal 26% e dai 14 senatori del 2013 (quando Miccichè era fuori da Forza Italia) al 20% e ai soli 3 senatori del 2018. E, nonostante ciò, c’è qualcuno che cerca pure di cantar vittoria”.

Intanto, sono numerosi gli azzurri che in questi giorni stanno scrivendo attestati di solidarietà per il commissario: dal deputato forzista Michele Mancuso all’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera, dal deputato Francesco Scoma al senatore Giovanni Mauro. Nel dibattito è intervenuta anche Rosi Pennino, candidata alle ultime elezioni con Forza Italia dopo un passato nel mondo della sinistra. Anche un’altra candidata di Forza Italia (eletta alla Camera), Adelaide Mazzarino (le cui “critiche a Miccichè fanno ridere”), è intervenuta in difesa del coordinatore di Fi. Solidarietà a Miccichè anche da parte di Urania Papatheu, neo eletta al Senato. Ed ancora dai parlamentari regionali Riccardo Savona (“polemica pretestuosa”) e Orazio Ragusa al capogruppo Giuseppe Milazzo. “Gianfranco è diventato coordinatore regionale di Forza Italia – ha evidenziato Nino Minardo, rieletto deputato – raccogliendo i cocci del 6% alle Amministrative; con lui, lo scorso novembre, alle elezioni Regionali, siamo cresciuti sino al 16% e adesso, il voto di queste elezioni Politiche, ci porta al 21%”. A Palermo Giulio Tantillo, che era candidato con Forza Italia, invita alla calma: “Stop alle polemiche – ha scritto in una nota -. Abbassare i toni”. Anche dai Giovani di Forza Italia è arrivato il sostegno al coordinatore regionale “oggetto di accuse infondate”.

Comunque, “la mancata condivisione di una linea politica” all’Ars col capogruppo Milazzo – secondo alcune indiscrezioni – potrebbe portare a fare “emigrare” qualche deputato forzista verso la Lega. Se questa ipotesi si concretizzasse sarebbe difficile per Musumeci (che ricordiamo non ha una maggioranza come il suo predecessore), continuare a negare l’ingresso in giunta della Lega. Il posto a rischio sarebbe quello di Vittorio Sgarbi. Infatti, al di là della componente politica (Sgarbi in giunta sarebbe stato imposto da Berlusconi), lo stile sobrio del governatore stride con quello di Sgarbi che si fa fotografare nel cesso mentre attacca il suo avversario politico (anche se Musumeci afferma di “non essere il suo badante”). Del resto sono in molti a scommettere che Tony Rizzoto, il primo esponente della Lega ad essere eletto all’Ars, non rimarrà solo a rappresentare il Carroccio nel corso di questa legislatura.

Intanto, si allarga la battaglia per l’inserimento del principio di insularità nella Costituzione. La Sicilia, si mobilita per la raccolta delle firme sulla proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare. Il parlamentare regionale Vincenzo Figuccia, che ha convocato per domani una conferenza stampa a sostegno dell’iniziativa insieme a Rino Piscitello ed Eleonora Lo Curto, lancia anche un nuovo movimento politico, “CambiAmo La Sicilia”.

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