Feditalimprese: Made in Italy, evitare che diventi un marchio di trasformatori
In questi ultimi anni stiamo subendo un’ondata di acquisizioni delle nostre aziende da colossi stranieri, così come di nostri marchi che spostano la produzione all’estero. L’invasione di prodotti stranieri a basso costo (e probabilmente anche di bassa qualità) sta facendo preferire quelli provenienti dai mercati esteri ai prodotti nazionali.
La legislatura europea spinge per eliminare ogni forma di “preferenza” forzando la mano sullo slogan dell’unità del vecchio continente, grazie alla libera circolazione delle merci nonchè alla libera concorrenza. Il metodo della standardizzazione contro l’unicità delle nostre eccellenze.
La politica nostrana tra l’altro non aiuta in questo senso, ponendo una tassazione imbarazzante ed un groviglio di leggi e burocrazia che farebbe spazientire chiunque, senza trascurare un supporto dei vari governi sicuramente insufficiente.
Questi elementi, messi insieme, fanno lievitare di molto i costi di produzione che rendono ingiustificabile la differenza di prezzo dall’equivalente estero.
Come biasimare se i produttori, che hanno reso grande il Made in Italy, abbiano sempre più la spinta verso l’acquisto di materia prima straniera? D’altra parte costa molto meno e se il prodotto finito non necessita di un particolare livello qualitativo, allora perchè spendere di più?
Detto questo, lentamente ed inesorabilmente, si sta procedendo in questa direzione, si sta sempre di più acquistando materia prima e semilavorato straniero per una ragione di contenimento dei costi, anche per rendere più vendibile il prodotto finito sia in Italia che all’estero; la concorrenza non sta ad aspettare noi, così come non tutti sanno capire la differenza tra un prodotto totalmente italiano ed uno che non lo è.
Bisogna informare e stimolare la popolazione al consumo di prodotti Made in italy al 100% così da trovare sbocco ai prodotti delle nostre aziende, creare eventi pubblici con la popolazione locale, creare opportunità di contatti tra aziende e consumatori, pianificando lo sviluppo con tutti gli agenti sociali, economici e culturali. Insomma creare Rete!
“Quanto detto afferma Gianluca Micalizzi presidente nazionale di Feditalimprese, non è così lontano dalla realtà, sicuramente non sarà per tutti i produttori così, ma certamente questa tendenza, non può che penalizzare il nostro mercato interno e di conseguenza le aziende che tanto inneggiano al Made in Italy in realtà diventeranno solo dei “trasformatori”, il nostro stupendo mercato che in altri paesi nel mondo ci invidiano, potrebbe diventare un mercato “vuoto”, un’etichetta di soli trasformatori che useranno questo nome per dare un “plus” al loro cliente, ma in realtà l’ingrediente con cui è stato prodotto sarà di provenienza estera. Il settore agricolo può fare da traino per il rilancio dell’intero sistema del Paese, ma deve essere sostenuto e agevolato nel suo compito operando sia sul fronte della lotta alla contraffazione, che della tutela al 100 % del Made in Italy”
C’è bisogno di maggiore chiarezza con indicazioni ben visibili che supportino i prodotti realmente made in italy, incentivi, certificazioni e controlli sulle aziende che dichiarano 100% italiano. Il consumo di prodotti nostrani avrebbe molti benefici, dalla crescita delle produzioni locali, al problema occupazionale, chiudendo il cerchio di Produzione-Lavoro-Reddito-Consumi-Entrate Fiscali, che potrebbe portare alla stabilità economica e al progresso sociale.