Sicilia, l’ombra del commissariamento sul Pd. Le fibrillazioni all’interno dei democratici fanno saltare la direzione regionale. Nei prossimi giorni è atteso l’arrivo di Renzi
In Sicilia, la recente débâcle fatta registrare dal Pd, nella campagna elettorale, ha prodotto scorie e tensioni fra le varie anime del partito che difficilmente potranno essere rimosse in tempi brevi. Partendo da questi deludenti risultati elettorali che vedono l’azzeramento della corrente che fa capo all’ex assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici (che esprime l’attuale segretario regionale Fausto Raciti), l’avvio della XXVII legislatura dell’Assemblea regionale siciliana per il partito democratico, ritornato nei ranghi dell’opposizione, si prospetta alquanto problematico.
Il Pd, che è la seconda forza d’opposizione all’Ars con 11 deputati (nel 2012 erano 17, ma a fine legislatura erano arrivati ad essere 25 grazie alle campagne acquisti sponsorizzate dal renziano Davide Faraone), dopo il gruppo dei M5s (20), è lacerato da lotte intestine che non promettono niente di positivo in vista delle prossime elezioni politiche di primavera. Infatti, sarebbero in molti a volere le dimissioni del segretario regionale Raciti, “reo”, secondo alcuni dirigenti del Pd, di avere temporeggiato oltremisura sulla data di convocazione della direzione regionale del partito fissata per lunedì prossimo. Il coup de théâtre era dietro l’angolo. Infatti, la direzione regionale fissata per l’inizio della prossima settimana è saltata. Nei prossimi giorni è atteso l’arrivo di Matteo Renzi per ricomporre le profonde fratture fra le varie anime del partito anche se non si esclude la possibilità che si arrivi ad un commissariamento del partito. Il rinvio della direzione regionale potrebbe favorire il dialogo sottotraccia da parte di alcuni esponenti del Pd con il commissario regionale di Forza Italia Gianfranco Miccichè, alla ricerca di voti per essere eletto alla presidenza dell’Assemblea regionale che, in cambio, garantirebbe la vicepresidenza ad un esponente del partito democratico (che potrebbe essere Luca Sammartino). In questo contesto di grande confusione, in attesa di un chiarimento tra i big del partito democratico sulla futura linea politica da portare avanti, arriva ad irrobustire le file dei parlamentari del Pd Salvatore Cardinale leader di Sicilia Futura con i suoi due eletti: Edy Tamajo e Nicola D’Agostino, collegati organicamente all’area del sottosegretario alla Salute Davide Faraone in Sicilia e al Ministro per lo Sport Luca Lotti a Roma. Molti considerano Cardinale fuori dal Pd ma soprattutto non lo vogliono al suo interno ma dimenticano che la figlia Daniela dell’ex ministro è stata eletta parlamentare alla Camera dei deputati nelle liste del Pd e che Sicilia Futura, è stato un valido strumento politico per le strategie del Pd e del centrosinistra ma soprattutto ha garantito a Crocetta di stare al vertice della Regione, nonostante le numerose turbolenze e i vari tentativi di sfiduciarlo.
Il problema di fondo del Pd è rappresentato dal fatto che la maggioranza degli eletti all’Ars non ha una “matrice storica” appartenente al partito democratico o alla sinistra ma sono il risultato delle acquisizioni di esponenti politici provenienti da altri “lidi”. In Sicilia il Pd è anche naufragato con il governo Crocetta che ha lasciato l’isola con numerosi problemi irrisolti, non ultimo quello delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti che oggi la giunta Musumeci si trova ad affrontare in termini emergenziali.