Indagato per riciclaggio il neo deputato Luigi Genovese e il padre. In Sicilia esplode la questione morale

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Il giovane forzista Luigi Genovese (21 anni), recordman di preferenze (oltre 17.000 voti) nelle ultime regionali siciliane, è indagato per riciclaggio di denaro assieme al padre, il deputato Francantonio Genovese. Si tratta del quarto neo deputato dell’Assemblea regionale siciliana a finire inquisito. La guardia di finanza ha sequestrato società di capitali, conti correnti, beni e azioni riconducibili alla famiglia Genovese.

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Nei giorni scorsi è stato Riccardo Savona a finire sotto inchiesta a Palermo ancor prima dell’insediamento della nuova Ars. Truffa e appropriazione indebita sono le contestazioni al parlamentare eletto nella lista di Forza Italia con oltre 6000 voti. Savona finisce nell’occhio del ciclone dopo Cateno De Luca (Udc), finito agli arresti domiciliari a urne appena chiuse (da un paio di giorni rimesso in libertà), e dopo Edy Tamajo, di Sicilia Futura, contro il quale ora ci sarebbero intercettazioni di persone che dicevano di votarlo in cambio di 25 euro per ciascuna preferenza. Sfiorato da un’inchiesta poiché non è formalmente indagato anche Tony Rizzotto, primo deputato leghista siciliano, oggetto di accertamenti per la presunta sparizione di oltre un milione di euro dall’Isfordd, suo ente di formazione. E poi ci sono tre candidati all’Ars: il primo dei non eletti della lista della lista del Movimento cinque Stelle ad Agrigento, Fabrizio La Gaipa, ai domiciliari per estorsione nei confronti di dipendenti del suo Hotel; Giambattista Coltraro, pure lui uscente e non eletto nell’Udc a Siracusa, di professione notaio, accusato di falso in atto pubblico. Antonio Castro, candidato di Forza Italia non eletto all’Ars e consigliere comunale di Acireale dove, in un servizio televisivo delle Iene di Ismaele La Vardera, viene raccolta la testimonianza di una donna che sarebbe stata contattata da un’intermediaria per dare il voto a Castro in cambio di 50 euro (Castro, al quale è stato mostrato poi il video, afferma di non essere al corrente di una compravendita di voti a suo favore mentre il suo avvocato nega che Castro abbia ricevuto alcun atto relativo all’apertura di un procedimento giudiziario).

Il primo ad avere guai con la giustizia è stato il sindaco di Priolo (Siracusa) Antonello Rizza, arrestato il 14 ottobre, in piena campagna elettorale, con l’accusa di truffa, tentata truffa e turbativa d’asta nell’ambito di una inchiesta che vede coinvolti anche due dirigenti del Comune e un imprenditore (i fatti contestati a Rizza risalgono alla seconda metà del 2016). Il primo cittadino, finito ai domiciliari, era candidato alle elezioni regionali con Forza Italia.

Intanto, con il passare dei giorni, si arricchisce di particolari l’inchiesta di Stefania Petyx, inviata di Striscia la Notizia, su anziani e disabili che avrebbero votato a loro insaputa durante le elezioni regionali in Sicilia. In sintesi, si sta delineando uno scenario sempre più inquietante.

Il dato incontestabile è che oggi l’Assemblea regionale siciliana, il Parlamento più antico d’Europa, detiene il record del numero di indagati al suo interno. La questione morale nell’Isola, a questo punto, non è più rinviabile avendo anche una valenza più vasta e radicata che nel resto del Paese. Comunque, non bisogna ghettizzare indiscriminatamente tutto il popolo siciliano o tutti coloro che legittimamente si sono recati alle urne ma il dato oggettivo, da tenere in considerazione, è quel 53% di astenuti che sicuramente non hanno espresso un voto clientelare o non hanno messo i propri voti in vendita, sui quali una classe politica che vuole cambiare realmente le cose dovrebbe puntare senza alcun indugio. Nell’Isola ci troviamo ancora oggi tra una Sicilia insensibile al richiamo all’onestà (una minoranza ma che spesso occupa posti di potere) e un’offerta politica, in alcuni casi, non adeguata a sostenere lo sviluppo socioeconomico del territorio.

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