Grasso: “Una violenza la fiducia sul Rosatellum. Imbarazzante deriva del Pd”
“E’ stata una scelta molto sofferta” ha dichiarato Pietro Grasso che si congedato dal gruppo del Pd del Senato, “non riconoscendosi più né nel merito né nel metodo”. “Il fatto che il presidente del Senato veda passare una legge elettorale redatta in altra Camera senza poter discutere, senza poter cambiare nemmeno una virgola, è stata una sorta di violenza che ho voluto rappresentare” – ha detto Grasso –. E pensare che alla vigilia delle elezioni regionali in Sicilia qualche autorevole esponente del Pd aveva fatto circolare l’indiscrezione di una sua possibile candidatura alla presidenza della Regione che, peraltro, aveva trovato il gradimento anche da parte di alcuni politici del centrodestra.
Comunque, al di là di tutto, resta il fatto che il presidente di Palazzo Madama, nel giorno in cui è passato al Senato in via definitiva il “Rosatellum” e Denis Verdini è entrato ufficialmente nella maggioranza (anche se da tempo flirtava politicamente con Renzi), ha preso le distanze da un partito con il quale non si trova più in sintonia.
Sembra che sia passato un tsunami da quando, nel 2013, il Pd lo portò sul più alto scranno del Senato. Oggi, a norma di regolamento sarà iscritto al gruppo Misto (presieduto da Loredana De Petris) ripercorrendo la stessa esperienza di Cesare Merzagora che pur essendo stato eletto con la Dc si era iscritto dall’inizio al Misto.
Con il suo gesto Grasso ha voluto prendere le distanze da un partito e, soprattutto, da un segretario che anche con forzature come quella di ben 8 voti di fiducia sulla legge elettorale, ha contribuito a comprimere oltre misura il ruolo del Parlamento.
Anche se la rottura con il partito e Matteo Renzi viene da lontano, come una grande onda che parte dai tempi della riforma con il cosiddetto “canguro” per tagliare gli emendamenti. Le fibrillazioni tra la seconda carica dello Stato e il Pd si sono manifestate anche con il presidente del Partito Democratico Matteo Orfini che lo accusò di usare i toni “dell’antipolitica” e di non rispettare il ruolo dei partiti. L’ultima critica, in ordine di tempo, è arrivata da parte di Luigi Zanda presidente del Gruppo del Pd al Senato, durante la Conferenza dei Capigruppo convocata per il calendario della manovra, per il modo in cui Grasso ha condotto l’Aula senza che si riuscisse a frenare la protesta dei 5 stelle. Quest’ultima fibrillazione è stata la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso con la fuoriuscita di Grasso dal partito democratico.
Molti si chiedono quali saranno le prossime mosse di Grasso, soprattutto in vista delle prossime elezioni nazionali che il responso delle urne in Sicilia potrebbe influenzare. Pier Luigi Bersani e gli altri dirigenti di Articolo 1-Mdp, alla ricerca di un leader nuovo e spendibile per la campagna elettorale stanno alla finestra pronti ad offrirgli la leadership anche di un nuovo “contenitore” politico.