Regionali, Fava (lista Cento passi per la Sicilia): “Dispersione di voti inutili? Parlare di questo è volgare”
Il voto utile, i cosiddetti impresentabili, i manager che, secondo un altro candidato alla presidenza della Regione Giancarlo Cancelleri (M5S), dovranno essere scelti fra i non siciliani, il ponte sullo Stretto di Messina, la Sicilia considerata un laboratorio politico, la legge sul diritto allo studio, l’intervento sulla pubblica amministrazione: sono alcuni temi trattati nel corso dell’intervista a Claudio Fava (lista Centopassi) candidato alla presidenza della Regione che ha presentato i primi 5 assessori designati: Maria Teresa Collica (ex sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto), Rosario Gallo (ex primo cittadino di Palma di Montechiaro), Massimo Papa (presidente regionale del Cenfop), Ninni Bruschetta (regista) e Ottavio Navarra (editore).
Micari in un’intervista alla nostra testata giornalistica online ha detto: “Noi vinceremo lo stesso però un minimo di rischio esiste a causa di questa dispersione di voti a sinistra che sono voti inutili. E’ un voto inutile che diventa utile per Musumeci”. E’ un chiaro riferimento alla sua candidatura…
“Parlare di un voto a Claudio Fava, lista Cento passi per la Sicilia, come dispersione di voti inutili è una cosa volgare tanto quanto la lettera che lui ha mandato ai dipendenti, ai docenti e agli studenti dell’Ateneo di Palermo. Una doppia volgarità nel momento in cui lui considera l’Università cosa sua. Nel momento in cui si permette un giudizio così violento e superficiale sui voti di centinaia di migliaia di siciliani daranno ad una lista che non è la sua. Questo mi sembra che si ponga fuori dai fondamenti di un gioco democratico dove il rapporto con gli altri candidati non sta nel definire qual è il voto utile o inutile ma è andarsi a cercare i voti che lui evidentemente non detiene”.
Perché la gente di sinistra dovrebbe votare per lei e non per Micari il candidato del Pd, visto che le istanze politiche che portate avanti sono in gran parte comuni?
“Perché Micari non è un candidato della sinistra ed io non sono il candidato della sinistra. Micari lo è in negativo, nel senso che è il candidato di un’emergenza elettorale dentro la quale c’è tutto e il contrario di tutto. C’è Orlando che ha considerato Crocetta una calamità istituzionale; c’è Crocetta che ha definito Orlando un sopravvissuto della politica; c’è Crocetta che è stato sfiduciato dal Partito democratico; c’è il Pd che non ha voluto candidare Crocetta. Per cui considerarlo un agglomerato politico coerente, capace di ritrovarsi in una parola, sinistra o centrosinistra mi pare un azzardo semantico. Io non sono solo il candidato della sinistra, nel senso che i partiti della sinistra mi hanno proposto questa candidatura ma ho la presunzione e il privilegio di potere parlare a tutti i siciliani”.
Il caso dei cosiddetti impresentabili potrebbe influenzare l’esito di questa campagna elettorale?
“Sì, se i siciliani alzano la testa e raddrizzano la schiena, guardano le liste e decidono di non fidarsi delle ipocrisie con cui si raccontano gli incidenti di lista. Se pensano che un presidente della regione debba controllare la qualità delle proprie liste e dei propri possibili eletti e se non riesce a controllarla vuol dire che non è all’altezza di governare. Allora credo che questa cosa influenzerà in modo tutto negativo Musumeci”.
La Sicilia è sempre stata considerata un laboratorio politico dove si sono sperimentate formule politiche poi attuate in campo nazionale. In questo senso, da parte vostra, si potrebbe pensare alla condivisione di alcuni punti di programma con il Movimento 5 Stelle?
“Un’intesa su alcuni punti di programma, se dovessimo vincere le elezioni, noi la proporremo a tutte le parti politiche. Ritrovarsi su alcuni punti di buon senso, di condivisione non è complicato. Ritrovarsi con una parte politica in modo più strutturato lo ritengo impossibile. Io trovo, al di la di alcune idee di buon senso della campagna elettorale dei 5 stelle, dei comportamenti abbastanza imbarazzanti”.
Ad esempio?
“Quando si dice che i manager dovranno essere scelti fra i non siciliani evidenziano una concezione ridicola e ariana della politica, molto offensiva nei confronti della Sicilia”.
Parlando del ponte sullo Stretto di Messina lei ha detto che Micari ha fatto tre autogol. Cosa può evidenziare al riguardo?
“Posso evidenziare che ha cambiato idea 48 ore dopo quando gli hanno sussurrato all’orecchio che così perdeva rovinosamente. E anche questo la dice lunga sul personaggio perché io ammirerei uno che viene a dirmi che si fa il ponte il lunedì, martedì e mercoledì ma se l’ultimo giorno cambia idea, perché cala nei sondaggi, incomincio a non fidarmi più di nessuna cosa che dice”.
Il Mezzogiorno d’Italia e la Sicilia in particolare sono attanagliati da una crisi economico-sociale senza precedenti. Sembrano che non facciano parte integrante dell’Agenda politica del Governo.
“Il governo nazionale credo che consideri la Sicilia laboratorio politico per strani giochi a tavolino e per esercitazioni di tiro. Considera il dovere di investire sulle infrastrutture di qualità come un dovere da limitare al Centro Nord il Mezzogiorno e la Sicilia sono l’ultima ruota del carro. Non è un caso che il treno di Renzi non arrivi in Sicilia perché Renzi non vuole andare a mettere la faccia in una sconfitta; non arriva perché tecnicamente non può arrivare”.
La Sicilia esprime il presidente della Repubblica, il presidente del Senato, ministri e sottosegretari ma si ha la sensazione che ci sia poca attenzione per l’isola
“L’attenzione la devono meritare i siciliani però se i siciliani continueranno a proporre soluzioni rassegnate a votare i meno peggio o i peggiori, se penseranno che la politica è la somma obblighi e di baratti, la Sicilia farà poca notizia per quanto riguarda la dignità civile. Credo che questa elezione, questa opportunità, la offra ai siciliani e al resto del Paese per dimostrare che la Sicilia non è una somma di voti, pacchetti di voti che cambiano di coalizioni, di partito con i cambi di casacca dei deputati ma che ritorni ad essere un luogo dove le donne e gli uomini votato con la propria testa e con il proprio cuore”.
Questo è il periodo delle lauree di molti giovani. In un contesto economico-sociale che premia il clientelismo e penalizza la meritocrazia cosa si sente di dire loro?
“Non mi sento di dire loro restate perché bisogna restare. Mi sento di dire loro fidatevi di quello che noi vogliamo fare. Non accettare i vostri bisogni come tornaconto personale e che le cose vanno fatte e condivise subito come la legge sul diritto allo studio visto che la Sicilia è l’unica regione italiana a non averla”.
Se dovesse essere eletto alla presidenza della Regione siciliana quale sarebbero i suoi primi atti?
“Una legge sul diritto allo studio. Il secondo atto sarebbe un intervento sulla pubblica amministrazione non a colpi di accetta come proporrebbero i 5 stelle o come proponeva Crocetta ma istituendo principi di responsabilità della macchina amministrativa per avere strumenti di valutazione oggettiva ai fini di prevedere mobilità che risolvano antiche e nefaste incrostazioni che hanno fatto alcuni segmenti della pubblica amministrazione, luoghi di rendita passiva a servizio dei comitati d’affari”.