Vertenza ex PIP, il nodo resta irrisolto: “Aumenti parziali, diritti ancora sospesi”
Il Coordinamento spontaneo replica alla Regione: senza un percorso certo verso le 36 ore non c’è vera dignità del lavoro
Marianna Caronia
L’annuncio della Regione Siciliana sull’incremento dell’orario di lavoro per i 1.853 ex PIP segna, secondo il governo, l’avvio di una nuova fase dopo la stabilizzazione. Ma per i lavoratori coinvolti la questione resta tutt’altro che risolta. Il Coordinamento spontaneo dei diritti dei lavoratori ex PIP accoglie il provvedimento con prudenza e rilancia una critica puntuale: l’aumento a 24 ore settimanali non è una risposta strutturale.
“Ho lavorato perché si inserisse il tema degli ex Pip dentro la Finanziaria e questo, grazie al mio instancabile lavoro, è avvenuto. Certamente non trovo esaustiva, né tantomeno equilibrata la somma stanziata dal governo regionale: i 9 milioni di euro previsti non sono sufficienti neppure a garantire l’aumento dell’orario di lavoro fino a 24 ore settimanali, figuriamoci a dare una risposta strutturale e definitiva a una platea di lavoratori che da anni attende certezze. Basta soluzioni tampone, servono risposte risolutive”. Lo dichiara Marianna Caronia, deputato di Noi Moderati, intervenendo sul tema degli ex Pip, dopo la riunione tra governo e sindacati.
“Inoltre, si verrà a creare una disparità tra quei lavoratori che, lavorando dentro un’azienda sanitaria, piuttosto che in una società partecipata, possono ambire con più facilità al tempo pieno, rispetto invece alla stragrande maggioranza dei Pip che si trovano dentro la Regione che non avranno la possibilità di raggiungere lo stesso risultato in tempi celeri – sottolinea – Questa mi sembra una sperequazione tra poveri non più accettabile”, conclude il deputato.
L’emendamento inserito nella legge di Stabilità 2026–2028 prevede uno stanziamento di circa 10 milioni di euro per un incremento medio di 4–6 ore settimanali. Una misura che il presidente della Regione Renato Schifani definisce un “primo passo”, da sviluppare nel tempo in coerenza con gli equilibri di finanza pubblica, lasciando agli enti utilizzatori la facoltà di estendere l’orario fino a 36 ore con risorse proprie. Ed è proprio qui che, secondo il Coordinamento, emergono le maggiori criticità.
“Riconosciamo il segnale politico – spiegano i rappresentanti dei lavoratori – ma restiamo in una condizione di part-time involontario che non può più essere considerata accettabile dopo la stabilizzazione”.
A mancare, denunciano, sono elementi fondamentali: un cronoprogramma certo verso l’orario pieno, un impegno finanziario pluriennale vincolante e una cornice di diritti uguali per tutti i lavoratori del bacino ex PIP.
Giuseppe Carramusa, componente del Coordinamento, evidenzia il rischio di una frammentazione del trattamento economico e normativo: “Affidare agli enti la possibilità di coprire l’estensione fino a 36 ore significa creare lavoratori di serie A e di serie B. A parità di storia e di contratto, i diritti non possono dipendere dalla capacità di spesa del singolo ente”.
Carramusa sottolinea inoltre che il tema non è solo quantitativo, ma qualitativo: rafforzare i servizi pubblici richiede investimenti sulla formazione, un corretto inquadramento professionale e un vero percorso di integrazione nella pubblica amministrazione, non soluzioni tampone.
Sulla stessa linea Alfredo Utro, storico esponente del bacino PIP, che mette in discussione l’approccio della gradualità finanziaria: “La dignità del lavoro non può essere subordinata esclusivamente ai conti pubblici. Non è una concessione politica, ma un diritto costituzionale”.
Il Coordinamento ribadisce quindi le proprie richieste: superamento definitivo del part-time involontario, un percorso chiaro e vincolante verso le 36 ore settimanali per tutti, l’eliminazione di ogni disparità e una soluzione strutturale che chiuda una vertenza aperta da oltre vent’anni.
“Non chiediamo privilegi – conclude Utro – ma giustizia sociale, equità e rispetto. Alle parole devono seguire atti concreti e tempi certi”.
Il confronto con la Regione resta aperto. Per i lavoratori ex PIP, però, il messaggio è chiaro: senza diritti esigibili e certezze, ogni incremento orario rischia di restare un passo incompleto.

