Confimprese Sicilia: “L’Ars riveda la legge regionale del 2024 n. 3 (articolo 43) che sta sacrificando le aperture nelle zone industriali”

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Felice: “E’ una norma dannosa ed inutile, va revocata”

Giovanni Felice Confimprese Palermo

Giovanni Felice Confimprese Palermo

E’ caos nel rilascio di nuove autorizzazioni all’apertura di medie strutture commerciali nelle cosiddette zone industriali e negli hinterland cittadini in Sicilia, dopo l’approvazione un anno fa della legge regionale che ha modificato le dimensioni degli esercizi di vicinato. Per Giovanni Felice, presidente di Confimprese Palermo e coordinatore regionale di Confimprese Sicilia, “si tratta di una disposizione che sta bloccando decine di nuove aperture e lo sviluppo economico di zone cruciali nelle città siciliane”.

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Ma andiamo con ordine. “Nel 2024, con l’obiettivo di rilanciare via Roma a Palermo, l’Ars ha approvato  una legge di modifica che cambiava le dimensioni degli esercizi di vicinato – ricorda Felice –  a Palermo sono state portate a 600 metri quadrati. Si pensava erroneamente che questo cambiamento avrebbe contribuito allo sbarco di grossi marchi in assi principali del centro storico come appunto la via Roma. In realtà, il commercio si regola da solo e non è con simili trucchetti legislativi che si rilanciano l’economia e gli investimenti, invece di varare riforme ed interventi strutturali”.

Ed ancora. “I nuovi dettami hanno portato delle conseguenze – continua Felice – così ad esempio in viale Regione Siciliana a Palermo, le medie strutture potevano aprire facendone richiesta. L’avere aumentato a 600 metri quadrati la superficie degli esercizi di vicinato di fatto impedisce ad attività commerciali al di sotto di questa superficie di aprire nelle cosiddette zone industriali”.

Ma è sull’intero sistema che il coordinatore regionale di Confimprese Sicilia si sofferma per la sua denuncia: “Di fatto,  la norma voluta dall’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo è stata una mossa avventata che non sta rilanciando la  via Roma a Palermo né la via Etnea a Catania ma sta invece  creando tanti problemi nei piccoli comuni e nei centri storici, dove esercizi commerciali fino a 600 metri quadrati possono aprire  con una semplice comunicazione, andando ad incidere sul tessuto economico dei  territori mentre laddove c’era un possibile fiorire di medie strutture nelle zone industriali, ad oggi questo processo si è arenato miseramente. Prendere atto di un errore sarebbe un primo passo. L’Ars dovrebbe ripensare quella legge approvata con tanta fretta ed imprudenza. D’altro canto, da tempo rileviamo come i grandi centri commerciali hanno vita facile, in barba alle norme e alle pari opportunità nel commercio”.   

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