Padre si diventa, ma papà si sceglie

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Essere padre non è una questione biologica. Essere padre è una scelta quotidiana, è esserci come un faro che guida nelle notti tempestose, è offrire un punto fermo nel mare incerto della vita

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Ci sono uomini che mettono al mondo un figlio e poi scompaiono. Alcuni lo fanno come il vento che si placa all’improvviso, lasciando un vuoto silenzioso. Altri svaniscono lentamente, come ombre che si allungano al tramonto fino a dissolversi nel buio. Lasciano dietro di sé promesse che si sbriciolano come foglie secche, parole che perdono colore, assenze che diventano la norma. E poi ci sono quelli che restano, ma solo per ferire: padri che esercitano il loro potere con la manipolazione, presenti a intermittenza, come stelle cadenti che illuminano per un istante, solo per spegnersi subito dopo. Non amano, possiedono. Non proteggono, incatenano. Non guidano, trattengono. E chi cresce accanto a loro impara presto la danza dell’attesa e della delusione, vivendo in bilico tra la speranza di essere scelti e la paura di essere abbandonati ancora una volta. Poi, un giorno, arriva qualcuno di diverso. Non pretende, non si impone, non cerca di riempire buchi nel cuore, ma semplicemente c’è. Una presenza silenziosa, costante, che non promette ma mantiene, che non usa parole altisonanti ma offre gesti concreti. Qualcuno che non ha bisogno di titoli, perché non si tratta di un ruolo, ma di un impegno. Ed è in quella scelta che tutto cambia. Perché il legame di sangue è un seme piantato per caso, ma la vera famiglia è un giardino curato con dedizione.

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E allora, poco alla volta, la paura si scioglie come neve al primo sole di primavera. Si scopre che l’amore vero non si chiede, non si elemosina, non si rincorre: si riceve, come un dono prezioso offerto senza aspettativa. Il rispetto non è una medaglia da conquistare, ma una carezza invisibile che avvolge senza bisogno di parole. E un giorno, senza accorgersene, il peso delle domande cambia. Non si pensa più a ciò che è mancato, ma a ciò che si è trovato. Non si chiede più “perché non ero abbastanza?”, ma si realizza “quanto sono fortunato ad averti accanto”. Perché essere padre non è una questione biologica. Essere padre è una scelta quotidiana, è esserci come un faro che guida nelle notti tempestose, è offrire un punto fermo nel mare incerto della vita. E per questo, per tutto, grazie. Grazie a chi sceglie di esserci, ogni giorno, senza doverlo fare. Grazie a chi non riempie un’assenza, ma costruisce una presenza. Grazie a chi dimostra, con ogni gesto, che l’amore più autentico è quello che non ha bisogno di titoli, ma solo di verità. Non importa il nome che si usa: non è quello a fare un padre. È la scelta di esserlo.

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