Libro bianco sulle droghe: occorrono pene alternative al carcere 

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“Dal penale al sociale”:  il dibattito all’Epyc, a Palermo

foto antonella romano

“La droga è il business più remunerativo della criminalità organizzata ma quello delle droghe è un tema che deve essere affrontato a 360 gradi: traffico, mafia, prevenzione, dipendenza, servizi, cura, sanità, carceri, comunità. Serve una nuova politica sulle droghe. Decarcerizzazione, depenalizzazione, legalizzazione e liberalizzazione non sono ancora dietro l’angolo nel nostro Paese. Per questo chiediamo che sul territorio, nella collaborazione tra istituzioni, servizi, terzo settore ed enti locali si possano portare aventi sperimentazioni e costruire progettualità alternative”. 

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Lo affermano per la Cgil Palermo la segretaria Laura Di Martino, per Arci Palermo Fausto Melluso, per Antigone Sicilia, Giorgio Bisagna che intervengono questo pomeriggio al dibattito “Dal Penale al Sociale” all’Epyc centre, alla presenza di magistrati, esponenti delle istituzioni, da Comune a Università. 

Scopo del confronto,  discutere anche a Palermo delle cosiddette pene alternative al carcere per i detenuti cosiddetti “tossicodipendenti” e sollecitare da parte delle istituzioni un servizio socio sanitario integrato e azioni a sostegno di chi ha una dipendenza da sostanze e alle famiglie.   

L’iniziativa, organizzata da Cgil Palermo, Arci Palermo e Antigone Sicilia intende avviare, partendo dall’analisi del XV Libro bianco sulle droghe, presentato oggi a Palermo per l’occasione, una discussione per individuare le priorità e le azioni necessarie e urgenti in città. Concluderà il dibattito, la responsabile nazionale dipendenze e carceri della Cgil Denise Amerini. 

Gli ingressi in carcere per droga tornano a salire: secondo i dati del Libro Bianco 2024,  dei 40.661 ingressi in carcere  nel 2023, 10.697 sono stati causati  da detenzione a fini di spaccio.  Si tratta del 26,3 per cento degli ingressi (era il 26, 1 per cento nel 2022). E in generale, il 34 per cento dei detenuti è in carcere per la legge sulle droghe (il doppio della media europea 18 per cento). I dati ufficiali ci dicono di una popolazione detenuta che al 30 settembre 2024 è di 61.862 presenze su una capienza regolamentare di 51196 posti.

 Nel libro bianco sono presenti approfondimenti per rispondere alla proposta di spostare i tossicodipendenti dal carcere alle comunità chiuse. L’incontro serve anche per fare il punto sulla situazione nelle carceri di Palermo. 

“Sembra che di fronte al sovraffollamento delle carceri l’unica risposta del governo è inasprire le pene e pensare al massimo a una nuova forma di esternalizzazione della custodia dei tossicodipendenti, le comunità, di cui vorremmo conoscere le finalità  – aggiungono  Di Martino, Melluso e Bisagna  –   Servono strutture adeguate perché le alternative al carcere per le persone che usano droghe sono possibili, senza far diventare le comunità delle carceri private”.

Durante il dibattito, al centro dell’attenzione anche la legge approvata all’Ars “dalla dipendenza all’interdipendenza”, frutto di un lavoro collettivo e partecipativo di realtà di base.

 “Una legge unica in Italia per i contenuti e i linguaggi usati, che escono dallo stigma e dalla criminalizzazione che troppo spesso descrivono le persone e le sostanze che ne fanno uso –  prosegueono Cgil, Arci e Antigone – Importante è aver finalmente previsto servizi come le unità di strada, i drop in, il drug checking,. Fondamentali sono state le manifestazioni cittadine, il grido d’allarme del cardinale Lorefice e la lotta di Francesco Zavatteri. I soldi stanziati sono un primo passo. L’integrazione sanitaria continua a non esistere nella nostra regione Abbiamo finalmente una legge che però deve essere attuata”.

Infine, il tema della diffusione di una cultura del lavoro all’interno delle carceri, che per la Cgil, Arci e Antigone deve essere riconosciuto, tutelato e retribuito. “Oggi – continuano  – meno del 20 per cento dei detenuti presenti nelle carceri lavora, per poche ore al giorno o al mese, spesso per compiti necessari alla gestione degli istituti. Troppo pochi. Anche  a Palermo abbiamo qualche esempio di buone pratiche”.

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