I dissidenti azzurri contro Miccichè ma i numeri danno ragione al coordinatore regionale di Forza Italia

0

Gianfranco Miccichè

Alla vigilia delle amministrative a Palermo, Messina e in molte città siciliane, sono esplosi i malumori che covavano da tempo all’interno di Forza Italia nei confronti del coordinatore regionale Gianfranco Miccichè. Negli ultimi anni, abbiano assistito a diversi tentativi di defenestrare Miccichè, tutti falliti poiché in politica contano i “numeri”, ovvero i voti e chi si è proposto come alternativa a Miccichè, numeri alla mano, ha fallito portando Forza Italia in Sicilia ai minimi storici. Basti pensare all’ex senatore azzurro Vincenzo Gibiino, nominato direttamente da Silvio Berlusconi responsabile per la Sicilia di Forza Italia. Con Giibino gli azzurri colarono a picco nelle percentuali raggiungendo il minimo storico di consensi. Miccichè, che nel 2001 ricordiamo essere stato l’artefice dell’irripetibile 61 a zero nei collegi, fece vedere che senza la sua guida in Sicilia Forza Italia rischiava di avere percentuali da prefisso telefonico e riprese le redini del partito.

Banner Rag Giuseppe Pannullo

Diceva George Santayana, filosofo americano di origine spagnola: “Coloro che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo”. Infatti, in questi giorni si sta consumando l’ennesimo tentativo di defenestrare Miccichè dai vertici di Forza Italia, mettendo in discussione la sua leadership. All’Ars 7 deputati (Mario Caputo, Riccardo Savona, Marco Falcone, Margherita La Rocca Ruvolo, Alfio Papale, Stefano Pellegrino e Riccardo Gallo Afflitto.) sui 13 che compongono il gruppo parlamentare, hanno spodestato il capogruppo Tommaso Calderone, fedele al leader azzurro Gianfranco Miccichè, contestato per la gestione del partito. Il “golpe” del “settebello” ha portato Mario Caputo ad essere il nuovo capogruppo.

“Apprendo dalla stampa – ha tuonato Tommaso Calderone – che il gruppo parlamentare di Forza Italia avrebbe un nuovo capogruppo. Ricordo però che il gruppo medesimo è un’associazione, che come tale è regolamentata da norme codicistiche che non prevedono l’autoconvocazione. È prevista la richiesta di convocazione, a cui solo il capogruppo può dar seguito. E solo nel caso di ingiustificata inerzia dello stesso, ci si può rivolgere al Tribunale, per chiederne la convocazione. Pertanto considero la nomina dell’on. Mario Caputo come tamquam non esset, perché non sono state rispettate le procedure”.

Come già evidenziato, in politica contano i “numeri”, ovvero i voti, che sono sempre stati dalla parte di Miccichè. Infatti, da un’analisi del voto relativo alle passate regionali, emerge che il gruppo dei parlamentare regionali fedelissimi a Miccichè detiene circa 98.000 voti mentre il gruppo dei cosiddetti “dissidenti” ha una dotazione di voti che si attesterebbe a poco più della metà. Se a questo dato aggiungiamo la recente richiesta di ingresso nel gruppo parlamentare di Forza Italia formulata da Nicola D’Agostino e da Edy Tamajo, la bilancia dei voti penderebbe maggiormente dalla parte di Miccichè.

“È noto il rapporto politico sancito fra il nostro gruppo di Sicilia Futura-IV e quello di FI – si legge in una nota dei due deputati regionali –  che prevede la nostra partecipazione dentro le liste di Forza Italia nelle future competizioni elettorali. Nulla osta a questo punto perché si definiscano pienamente i percorsi già intrapresi“.

Intanto, le opposizioni chiedono di azzerare presidenze e composizioni e il Presidente Miccichè valuta il colpo di mano che rimetterebbe tutto in gioco. Il vicecapogruppo di Forza Italia all’Ars, Michele Mancuso rilancia: “Ai colleghi del gruppo azzurro all’Ars che oggi hanno autoconvocato una riunione per l’elezione del nuovo capogruppo, lancio un invito: azzeriamo tutto. Ritengo che a questo punto della Legislatura, la cosa giusta da fare è un reset totale delle commissioni parlamentari – tacciate di immobilismo – e degli assessorati. Lo dico con cognizione di causa, ricordando a me stesso che colui che parla, qualche voto in Forza Italia lo ha portato, senza pretendere nulla in cambio. Azzeriamo tutto per un resoconto onesto e chiaro, che ponderi l’operato svolto da ciascuno di noi. I Siciliani non sono interessati alle dinamiche di palazzo, alle correnti di partito o chi sia il capogruppo piuttosto che il presidente di commissione. A loro interessano risposte chiare su come uscire fuori dalla palude di due anni di pandemia. Risposte che siano funzionali alla crescita dei territori che rappresentiamo. Non è con le ripicche o con le fughe in avanti che possiamo inaugurare una nuova stagione all’insegna del dialogo. Siamo a ridosso di importanti scadenze elettorali. Serve una connessione totale con le istanze dei siciliani. I partiti sono la cassa di risonanza di tali istanze. Non siano svuotati della loro funzione principale, in nome di recriminazioni e personalismi”.

In questo clima incandescente all’interno del primo partito in Sicilia si comprende bene le difficoltà ad esprimere un candidato unitario a sindaco di Palermo del centrodestra (se esiste ancora nella sua concezione originaria). Secondo i beni informati Miccichè starebbe valutando di rilanciare “Grande Sud”, dando un duro colpo alle percentuali degli azzurri in Sicilia ma questo potrebbe farlo in vista di una sua candidatura alla presidenza della Regione con un campo largo a suo sostegno.

Intanto, domani, Miccichè sarà nel Ragusano, dove incontrerà la classe dirigente del partito. Farà tappa a Modica per inaugurare la nuova sede in corso Umberto I, n.1.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *