“Con gli occhi di Sarbatureddu”: il romanzo autobiografico di Salvatore Caltagirone

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“Con gli occhi di Sarbatureddu”. Di storie, di sguardi, d’amicizie e d’amori nella Sicilia degli anni Sessanta. “Con gli occhi di Sarbatureddu”, questo il titolo del libro di Totò Caltagirone. Un omaggio dell’autore al suo paese natio, Belmonte Mezzagno. Un viaggio appassionato e appassionante nella Sicilia del secolo scorso. L’opera un tributo affettuoso alla memoria di una comunità: quella di via La Rocca – la strada di Belmonte Mezzagno in cui lo scrittore è cresciuto – e poi, quella del paese nella sua interezza.“Con gli occhi di Sarbatureddu” è, a prima lettura, una raccolta di racconti, ma, in verità, si tratta di un’opera che sfugge ad un precisa categorizzazione.

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Grazie agli occhi di Sarbatureddu che, come per incanto, ognuno di noi si sentirà traghettato nei ricordi della propria stessa infanzia in un’atmosfera a tratti fiabesca. Un emozionante tuffo nel passato, una finestra temporale sulla vita quotidiana dei nostri avi.

Antonello Di Carlo, scrittore e poeta siciliano, nella sua introduzione al libro scrive: “E’ un omaggio, dell’autore Totò Caltagirone, “Sarbatureddu” alla Sicilia, ai volti dell’infanzia e ai luoghi e alla vita vissuta in casa della nonna Peppina. Una tematica che mi sta molto a cuore. Vi invito a programmare la vostra macchina del tempo e di portarla ai primi anni sessanta, e, come luogo, impostare le coordinate, nell’Italia di quel tempo, quella del primo boom economico, perché è li che vi condurrò….

Facendo una recensione del libro la professoressa Antonella Chinnici, docente presso il liceo Classico Umberto I di Palermo, scrive: “Nella scrittura di Totò Caltagirone, da subito, colpisce la coesistenza di diverse dimensioni narrative: la dimensione della novella; del racconto di intreccio e invenzione; del saggio di costume, del documento antropologico, dello studio di vita sociale, come pure dell’istanza documentaria, che, però, dalla nostalgia e distanza temporale dello scrittore da quel mondo dell’infanzia, è come trasci-nata in un’atmosfera a tratti fiabesca, incantata e favolosa. Così, leggendo, ci si imbatte in pittoriche similitudini e rapinose metafore, in coloriture dialettali, in chiari segni dell’affondo autoriale nella terra natia individuata quale spaccato midollare di sicilianità. La nostalgia, d’altronde, è motore della macchina narrativa di Totò Caltagirone.
La prospettiva autoriale è, quindi, quella del recupero memoriale cristallizzato nella rappresentazione poetica e narrativa di un patrimonio di ricordi personali e memorie collettive che divengono, così, patrimonio identitario di una comunità, quella di Belmonte. Tale prospettiva è motivo unificante, fil rouge del raccontare, ossia di quella consapevole azione di ripensamento, attraverso la mente e lo sguardo dell’autore adulto, di quel mondo dell’infanzia, raccolto e fotografato prima dagli occhi filmici dell’autore bambino Sarbatureddu”.
La professoressa Chinnici sottolinea anche come “lo stesso Tommasi di Lampedusa d’altronde, apre i suoi Racconti scrivendo sul “dovere di memoria”. Ogni stato, dice lo scrittore del “Gattopardo”, dovrebbe obbligare i cittadini a tenere un diario, così da non disperdere patrimoni di storie individuali e memorie personali che, sommandosi, creano memorie collettive! In quelle individuali, infatti, ci sono nuclei di memoria collettiva”.

Quella di Totò Caltagirone è una penna che sa passare con naturalezza da un registro espressivo all’altro, da un tono ad un altro. Appena la penna comincia a segnare la pagina, sembra come venga data la corda ad un carillon che riporta suoni, tocchi e musica dove sono stati bambini, invero li traghetta pure dentro se stessi. E questo è il portento reso possibile dall’occhio filmico di Sarbatureddu, i cui fotogrammi infantili, l’uomo adulto Totò ha saputo preservare dalla dimenticanza mentre lo scrittore Caltagirone ha saputo ricreare, con la scrittura pittorica, nelle tele colorate, odorose e fragranti d’una vita ritornata di nuovo, concreta e vera come per magia.

Il libro ci dà modo di trovare e sperimentare le nostre emozioni più costitutive, quelle che ci ancorano al nostro mondo d’origine, alla nostra infanzia. Per chi ama le tradizioni della Sicilia, un libro da leggere con passione.

 

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