Al via la stagione del teatro Massimo di Palermo con “I Vespri siciliani”

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L’inaugurazione della stagione del teatro Massimo di Palermo, dedicata al trentennale delle stragi mafiose e al venticinquennale della sua riapertura, non poteva iniziare nel modo migliore. Il sontuoso allestimento dell’opera di Verdi I Vespri siciliani, qui nella versione francese Les Vepres Siciliennes, per la regia di Emma Dante ha riscosso grande successo di pubblico, anche se non è mancata qualche critica. Sulle critiche meglio sorvolare perché è chiaro che quando si vuole fare qualche innovazione c’è chi storce il naso. Tuttavia si ritine che ben vengano le innovazioni purché non stravolgano il messaggio storico – culturale dell’opera stessa e non stridano con la musica originale. In questo caso il luogo in cui è ambientata l’opera è la città di Palermo e l’evento a cui si è riferito il librettista francese Eugene Scribe, nel rifacimento del libretto del Duc d’Albe scritto per Donizetti che non lo portò a termine ma che fu completato da Matteo Salvi, è la rivolta dei vespri siciliani che ebbe luogo il 30 marzo 1282 contro i francesi dominatori. L’opera quindi si basa su un libretto non originale e forse per questo motivo non è mai stata annoverata fra i capolavori verdiani. Fra l’altro per diversi anni fu portata in scena con il titolo di Giovanna de Guzman per nascondere il carattere rivoluzionario dell’opera. Emma Dante ha il merito di riportare il rapporto dominatori-oppressori ai tempi nostri e non a caso ambienta la prima scena attorno alla magnifica fontana di piazza Pretoria, sede del Comune di Palermo.

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Gli oppressori diventano le associazioni mafiose e gli oppressi i cittadini onesti rappresentati dalle alte figure che hanno sacrificato la loro vita e che sono raffigurate in gonfaloni che ritraggono anche immagini di santi. Tutta l’opera è incentrata su questa lotta fra oppressori e siciliani inerti e la musica, i concertati, i duetti e le arie non appaiono in contrasto con queste scene innovative si ma nel contempo rappresentative di un conflitto presente in tutti i periodi storici. Ci sono trovate che meritano una particolare attenzione come, ad esempio, la presenza di artisti vestiti da paladini che al momento dell’apertura del sipario nel primo atto, vengono gettati per terra ma che poi nel corso dell’opera, grazie alla musica, riprendono vita. E’ il simbolo delle nostre tradizioni che non devono essere dimenticate se si vuole mantenere un’identità di popolo. Altra invenzione di Emma Dante è l’orchestrina di musica di strada composta da fisarmonica, contrabbasso e clarinetto che suonano, al posto dell’orchestra, durante il balletto d’autunno, che ben si adatta all’ambientazione siciliana e che non tradisce affatto la musica di Verdi, presente con tutte le sue note. Ma anche gli altri balletti sono tutti perfettamente calati nella storia e degno di nota è il lugubre balletto dell’inverno che vede protagonista la processione per Santa Rosalia.  I cantanti tutti all’altezza della situazione diretti dal bravissimo direttore musicale Omer Meir Wellber ormai entrato nel cuore del pubblico. Il coro del teatro Massimo diretto dal maestro Ciro Visco sempre magnifico ma bravissimi anche gli attori della Compagnia Sud Costa Occidentale e il nostro corpo di ballo. Scene , costumi, coreografia  e luci rendono ancora più bello e sicuramente apprezzabile lo spettacolo. Non è più in scena a teatro ma se ne consiglia la visione sul canale in chiaro Arte dove è disponibile on demand.

 

 

 

1 thought on “Al via la stagione del teatro Massimo di Palermo con “I Vespri siciliani”

  1. Veramente una bella recensione, che coglie acutamente il nucleo essenziale di una proposta registica innovativa e nello stesso tempo inquadra l’opera nella storia del melodramma. Il Verdi delle opere di soggetto storico è sempre ‘risorgimentale’, e da quanto scrivi sembra che Emma Dante abbia colto soprattutto questo spirito e lo abbia trasportato in un contesto a suo modo percorso da istanze risorgimentali. Cercherò di vedere su “Arte”, anche se non è la stessa cosa che a teatro

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