Lockdown ma con 5624 denunce di incidenti sul lavoro in tre mesi

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Sebastiano Cappuccio

Il dato, siciliano, è stato al centro del consiglio regionale Cisl, che ha messo in luce che è il settore della sanità ad aver registrato, in tempo di Covid, il più alto numero di denunce all’Inail: quasi un migliaio da gennaio a marzo. A seguire costruzioni e manifattura. Così per il sindacato la priorità ora è riaprire in sicurezza. Cappuccio: alla Regione chiediamo di assumere ispettori e medici del lavoro. Domani la mobilitazione “per fermare la strage”. In Sicilia a Palermo, Catania e Siracusa. Sbarra: con la mobilitazione unitaria al via da domani apriamo una grande vertenza nazionale

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“Nel solo mese di marzo di quest’anno ben 1711 denunce d’infortunio sul lavoro sono state presentate all’Inail in Sicilia. Erano 1130 nel marzo di un anno fa. Sono lievitate nonostante il lockdown. E lo stesso trend balza agli occhi guardando al trimestre. Tra gennaio e marzo 2021 le denunce di incidenti sul lavoro registrate dalle sedi Inail dell’Isola sono state 5624. Erano 5581 nei primi tre mesi del 2020”. “Un pugno nello stomaco”, rimarca Sebastiano Cappuccio, che sul tema degli infortuni e della sicurezza sul lavoro si è soffermato stamani aprendo il consiglio regionale del sindacato. L’assise si è svolta on line e vi ha preso parte, tirando le conclusioni alla fine del dibattito, il leader nazionale Cisl Luigi Sbarra. Il tema della “sicurezza di chi esce di casa per campare la famiglia” sarà al centro domani, ha ricordato Cappuccio, della mobilitazione nazionale che Cgil Cisl e Uil, sullo slogan “Fermiamo la strage nei luoghi di lavoro”, hanno organizzato all’indomani di vicende come quella della giovanissima Luana D’Orazio, che ha commosso il Paese. “Ma ancora ieri – ha ricordato il segretario della Cisl Sicilia – sono due le persone, in Italia, che hanno trovato la morte sul lavoro”. In Sicilia domani mattina Cappuccio parlerà a Catania, in piazza dell’Università. Ma con Cgil e Uil, ha detto, sono tre le piazze nell’Isola che vedranno impegnato il sindacato dalle 9,30 alle 12,30: “oltre a Catania, Palermo e Siracusa”. “Il nostro impegno è per fermare questa strage silenziosa”, ha ripetuto segnalando che è il settore della sanità e dell’assistenza sociale quello che, in tempo di Covid, ha registrato il più alto numero di denunce all’Inail. “Solo tra gennaio e marzo di quest’anno quasi un migliaio (990); 513 nei primi tre mesi di un anno fa”. A seguire il settore delle costruzioni (252) e le attività manifatturiere, con 223. Così il punto adesso, rimarcano alla Cisl, è che “bisogna riaprire, con gradualità. Con attenzione. Sicuramente, garantendo la sicurezza di chi lavora. Perché non possiamo correre il rischio di riaprire mettendo a repentaglio la vita di chi esce di casa per sbarcare il lunario”. Da qui l’annuncio di ulteriori iniziative di mobilitazione nelle nove province dell’Isola, dal 24 al 28 del mese. E il tema degli ispettori del lavoro rilanciato con forza perché “sono troppo pochi”. “Al governo regionale – le parole di Cappuccio – chiediamo di riorganizzare la sicurezza aumentando i controlli degli ispettori e dei medici del lavoro. Ma proprio per questo, ispettori e medici del lavoro vanno assunti. Va assunto nuovo personale”. Insomma, bisogna prendere coscienza che la sicurezza non è un costo. Semmai, è “un investimento che migliora la qualità del lavoro e garantisce un ritorno anche in termini di produttività”.

Sul tema si è soffermato Sbarra, che domattina parteciperà a un’assemblea di lavoratori edili sulla salute e la sicurezza, a Barberino del Mugello sulla A1 in provincia di Firenze. Per il segretario Cisl “i luoghi di lavoro nel nostro paese continuano a essere insanguinati”. Con la mobilitazione unitaria che parte domani “vogliamo aprire una grande vertenza nazionale”. “Al governo Draghi – ha detto – chiediamo più controlli, più ispezioni, più investimenti in prevenzione e formazione, più coordinamento tra enti e istituzioni. Soprattutto l’attuazione, in tutti i luoghi di lavoro, del Testo Unico sulla sicurezza, che non sempre è rispettato. E che per alcune parti manca ancora dei decreti attuativi”.

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