Vendita dei due bacini di carenaggio. Fiom e Cgil: “Bene la vendita dei due bacini obsoleti. Ma è il fallimento della politica industriale della Regione siciliana”

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“La vendita all’asta dei due bacini galleggianti da 19 mila e 52 mila tonnellate  del porto di Palermo, di proprietà della Regione, è un fatto positivo. Questi due bacini, di cui da anni denunciamo lo stato di abbandono, rischiano di affondare e bloccare il porto di Palermo. Ma questa vicenda è frutto dell’assenza politica regionale. Sono passati 15 anni da quando si parla di riparare questi bacini per il rilancio del Cantiere Navale di Palermo e invece non si è mai intervenuto e queste due infrastrutture sono diventate obsolete e portate al macero come ferro vecchi da eliminare. Si conclude negativamente una pagina del  rilancio per la cantieristica a Palermo”. A dichiararlo sono il segretario generale Fiom Cgil Palermo Angela Biondi, Francesco Foti, della Fiom Cgil Palermo, e il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo.
“Vorremmo capire dalla Regione siciliana – dichiarano Biondi, Foti e Ridulfo – come intende affrontare  i problemi per il rilancio dell’industria metalmeccanica palermitana, un’industria ridotta al lumicino.  Non esiste più un tessuto  industriale con grandi insediamenti, vorremmo capire quale è la strategia della politica per affrontare il futuro e restituire  a questa città la vocazione industriale che in passato aveva”.
“Dalla vertenza Blutec, ad Ansaldo Breda, la cui chiusura  ha messo fine all’unica fabbrica di punta nel settore ferroviario, rimane adesso la speranza che il bacino di carenaggio da 150 mila tonnellate del Porto, secondo le intenzioni dell’Autorià di sistema portuale, possa  tornare a ridare  sviluppo della cantieristica ma per il resto nella nostra città rimangono piccoli insediamenti di un’industria un tempo fiorente. Italtel che contava 2mila lavoratori adesso si ritrova con 190 dipendenti. La Leonardo, sito alla Guadagna di Finmeccanica, è invece esempio positivo di come una grande azienda a controllo statale lavora e può ancora ambire a investire creando nuova occupazione e portando nuove commesse per diventare anche a Palermo un sito produttivo di rilievo come nelle altre sedi nazionali. Come si pensa di rilanciare l’industria? Le istituzioni battano un colpo. Altrimenti i nostri giovani ingegneri navali e metalmeccanici saranno  costretti a emigrare al Nord perché qui l’industria non offre prospettive”.

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