Palermo: chiusura dell’anello ferroviario, preoccupazione per gli espropri. Italferr rassicura
I proprietari di alcuni immobili del centro cittadino di Palermo temono per un possibile esproprio delle loro proprietà dovuto ai lavori della chiusura dell’anello ferroviario, opera che prevede la realizzazione di una galleria interrata che colleghi la futura stazione Politeama con il passante ferroviario e la stazione Notarbartolo. A metà marzo, un avviso legale di Italferr pubblicato su due quotidiani regionali relativo all'”avvio del procedimento volto all’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio” per i lavori della seconda fase per la chiusura della tratta Politeama-Notarbartolo, ha messo in allarme i proprietari dell’immobile di via Giacomo Cusmano 4, una delle particelle interessate, che hanno presentato alcune osservazioni ad Italferr tramite un legale.
In particolare nelle osservazioni si osserva come “nella realizzazione di gallerie al di sotto delle strade urbane (del
Comune di Palermo), Via Paolo Paternostro, Piazza G. Amendola, Via Brunetto Latini, Piazza Virgilio e Via Malaspina risulta non conforme agli strumenti urbanistici comunali vigenti. Pertanto, sotto tale primo profilo, il progettato intervento risulta allo stato non realizzabile”. Non solo: per l’edificio di via Cusmano, in stile neoclassico tedesco, “sono evidenziati i numerosi elementi di pregio” che lo caratterizzano. “Onde è consigliabile che il progettato intervento venga modificato di guisa che non venga intaccata l’integrità dell’edificio stesso”.
I proprietari di fatto temono che i lavori possano compromettere la stabilita’ del palazzo e che, in attesa del completamento dei lavori, le loro proprietà perdano valore commerciale essendo poste sotto un vincolo. La prima osservazione e’ di fatto
superabile con una variante urbanistica (che ancora non c’è). Per la seconda Italferr-Rfi replica come “il procedimento che interessa via Cusmano 4 (come tutti gli immobili coinvolti dall’avviso) non prevede alcun esproprio, ma soltanto
l’apposizione di un vincolo di servitù, quello di non costruire un secondo piano interrato, perché per una striscia di 50 cm. e a una profondità di circa 10 m. i lavori di scavo della sottostante galleria si sovrappongono all’impronta catastale dell’immobile”.
“Tale vincolo” precisa ancora la società, “non produce effetti sul diritto di proprietà delle abitazioni. Nell’avviso di avvio del procedimento di apposizione del vincolo sono stati inseriti anche un numero di telefono e un indirizzo e-mail per visionare il progetto, già utilizzati da alcuni proprietari di quell’immobile”.
(ITALPRESS)
Alla variante urbanistica può opporsi il comune che ovviamente TUTELA i cittadini. Alla fattibilità del progetto, basta richiedere gli esiti VERI delle analisi geologiche e geotecniche che senza ombra di dubbio danno luogo a cedimenti certamente LETALI per l’edificio limitrofo citato. Ovviamente vanno utilizzati i dati reali e i modelli ingegneristici corretti e non quelli “rimaneggiati”…