Palermo. Processo Open Arms: Il Ciss, parte civile, si unisce alla richiesta di rinvio a giudizio

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Dopo la prima udienza tenutasi il 19 gennaio, oggi a Palermo è proseguito il processo che vede imputato l’ex Ministro dell’Interno, senatore Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio, per il diniego allo sbarco dei naufraghi soccorsi – in una operazione di Search And Rescue/SAR – dalla nave Open Arms nell’agosto del 2019, e nell’essersi rifiutato di concedere il POS (Place of Safety). Il CISS, rappresentato dal suo avvocato Giorgio Bisagna, ha convintamente deciso di costituirsi quale parte civile, ritenendo quanto oggetto dell’accusa parte di una sequenza di reiterate condotte analoghe portate avanti dall’allora ministro, tutte finalizzate a negare le attività di soccorso nei confronti di persone in stato di pericolo nel Mediterraneo. Durante la seduta odierna, finita con un rinvio della seduta e della decisione al 17 aprile, la Procura di Palermo, con il Procuratore capo Francesco Lo Voi, la procuratrice aggiunta Marzia Sabella e il sostituto Geri Ferrara, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex ministro.

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Avvocato Giorgio Bisagna

Unendosi alla richiesta di rinvio a giudizio, l’avvocato, Giorgio Bisagna, in aula ha ribadito: “Il senatore Matteo Salvini, come ogni imputato ha il diritto di rendere spontanee dichiarazioni, che naturalmente, essendo sottratte alla possibilità di contraddittorio, mantengono una funzione limitata e di parte, e quindi non rilevano se non come suggestiva ricostruzione di parte. La Procura ha puntualmente chiarito fatti, ruoli e responsabilità dell’allora Ministro che, ben lungi dall’aver agito nell’interesse nazionale, per come accertato dal Senato, organo deputato a decidere su questo, ha compiuto attività amministrativa e non politica, come tale passibile di sanzionabilità penale e meritevole dell’approfondimento dibattimentale. Ci uniamo pertanto alla richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Palermo”.

Come riportato dal Pm Lo Voi, il rinvio è stato richiesto alla luce della ricostruzione giuridica delle responsabilità del Ministro degli interni, unico a poter concedere il POS, e chiarendo che ben lungi dall’essere mera espressione della politica della compagine governativa, l’ex ministro ha assunto ruoli e funzioni che hanno travalicato l’attività di indirizzo propria di un ministro, avocando competenze non pertinenti e in spregio alla normativa nazionale e internazionale.

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