Imprese, Sicindustria alla Regione: “Non condanni Irsap a eterna incompiuta”. Turano: “Verso maggiore efficienza”

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Una liquidazione sine die dei Consorzi Asi e un Irsap che, a otto anni dalla sua istituzione, continua a essere un ente monco. In mezzo, le imprese stritolate da una gestione priva di ogni strategia di sviluppo e incapace di garantire anche i servizi minimi essenziali e che rischia adesso di essere resa ancora più farraginosa da un emendamento del governo regionale che ha già iniziato il suo iter parlamentare. A lanciare l’allarme è Sicindustria, che afferma: “Purtroppo l’Irsap non è nelle condizioni di rispondere alle esigenze delle imprese a causa di una riforma rimasta incompiuta con gli ex consorzi Asi tuttora in liquidazione. In questo modo non è più possibile andare avanti. Ad oggi, tutte le decisioni imprenditoriali di investimento, di ampliamento, di cessione dei lotti industriali sono sub iudice di un ente ‘di sviluppo’ che non ha alcuna visione della realtà imprenditoriale in quanto è stato ridotto a un ufficio ‘complicazione pratiche semplici’ e a un mero apparato burocratico posto a salvaguardia di norme regolamentari che tutelano aree industriali in gran parte asfittiche”.

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La legge regionale 8 del 2012 che ha istituito l’Irsap come unico ente regionale a indirizzo strategico per la programmazione, promozione, valorizzazione e incremento delle attività produttive prevedeva infatti che il nuovo ente avrebbe dovuto sostituire in toto i Consorzi Asi, posti in liquidazione. Dopo tanti anni, però, il processo di liquidazione è ancora aperto e la conseguenza è sotto gli occhi di tutti: un Irsap reso una scatola pressoché vuota che, adesso, a causa delle modifiche proposte dal governo regionale nell’emendamento di riscrittura dell’articolo 7 del Ddl 893 del 26 novembre 2020, rischia di vedere ulteriormente dilatati i tempi e trasformarsi così in una eterna incompiuta.

“La promozione delle aree industriali con l’insediamento di nuove attività produttive in favore dello sviluppo economico e sociale della Sicilia – denuncia Sicindustria – è rimasta un miraggio. Quelle poche assegnazioni che si sono fatte hanno richiesto anni e la direzione verso cui il governo sembra intenzionato ad andare è quella di un iter delle liquidazioni destinato a non finire mai. La domanda a questo punto che si fanno le imprese è che cosa la Regione voglia realmente fare delle aree industriali: lasciarle morire come un peso da dismettere o renderle una reale occasione di sviluppo e benessere per il territorio? Perché illuderci e illudere potenziali investitori? Occorre aprire una stagione vera di confronto fra imprese e governo affinché si riescano a dare risposte concrete ai fabbisogni e alle criticità del mondo produttivo”.

«Lo sviluppo delle aree industriali siciliane e la loro efficienza, in termini di servizi e infrastrutture a sostegno delle aziende insediate, sono priorità per il governo Musumeci. Il correttivo al ddl 893 va esattamente in questa direzione, ovvero con l’obiettivo di accelerare ulteriormente la procedura in atto di liquidazione del patrimonio immobiliare, tra capannoni e lotti di terreno, dei Consorzi Asi dell’Isola. La variazione in seno all’Irsap inciderà, nell’ottica di una maggiore efficienza, anche su organi, consulta e Cda, più snelli e rappresentativi».
Lo ha detto Mimmo Turano, assessore regionale per le Attività produttive, dopo avere chiarito con il presidente di Sicindustria, Alessandro Albanese, la questione relativa al passaggio normativo necessario, all’esame della terza Commissione Ars, che agevolerà’ il compito dei commissari liquidatori designati per la Sicilia orientale e occidentale.
«Il dialogo e il confronto costruttivo con l’associazione degli imprenditori rimane imprescindibile per venire incontro alle esigenze delle imprese – aggiunge Turano – specie per rendere più vivibili e attrattive le zone industriali. A oggi sono in corso d’opera 11 dei 20 cantieri per la riqualificazione e messa in sicurezza degli agglomerati industriali dei vari distretti siciliani, per un finanziamento complessivo di 50 milioni di euro che rientrano nei fondi del ‘Patto per la Sicilia’: due grosse infrastrutture sono state ultimate a Ragusa ed Enna, due sono in appalto e altri cinque progetti sono in fase di decretazione o adeguamento al nuovo Codice degli appalti».

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