Trattativa Stato-mafia, la Cassazione conferma l’assoluzione per Mannino. Dichiarato inammissibile ricorso procura Palermo

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Calogero Mannino

E’ stata confermata dalla Cassazione l’assoluzione dell’ex ministro (Marina Mercantile, Agricoltura, Trasporti e Mezzogiorno) Calogero Mannino, difeso da Grazia Volo, nel processo stralcio sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Mannino ha trascorso 29 anni dei suoi 81 anni compiuti il 20 agosto scorso difendendosi dall’amministrazione giudiziaria. I supremi giudici della Sesta sezione penale hanno dichiarato inammissibile il ricorso proposto dai pm di Palermo contro il proscioglimento di Mannino emesso dalla Corte di Appello di Palermo il 22 luglio.

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“La Corte di Cassazione, confermando il giudizio della Corte d’Appello di Palermo, ha posto termine alle esercitazioni di fantasia che l’ossessione persecutoria di alcuni pm ha messo su carta sin dal 1991 in diversi processi nei quali sono stato sempre assolto. Senza retorica, ma con l’emozione del momento, devo sottolineare l’importanza e il valore di questa sentenza che ha riconfermato il verdetto di primo grado e della corte d’appello, quest’ultimo presentato in modo monumentale per precisione, profondità di tutti gli accertamenti e motivazione”. Così Mannino commenta la sentenza della Cassazione che ha confermato la sua assoluzione nel processo stralcio sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. “E’ riconosciuta la mia estraneità alla cosiddetta trattativa Stato-mafia – aggiunge – ma soprattutto è ricostruita la lunga fase della mia vita politica dal 1979 al 1992 che è stata caratterizzata da un impegno di contrasto alla criminalità e dalla piena mia adesione alla linea che lo Stato andava apprestando per affrontare il problema della mafia”. “Mannino – sottolinea – doveva essere ucciso perché aveva lottato la mafia: questo è il passaggio decisivo della ricostruzione che la sentenza della corte d’appello ha fatto. La resistenza opposta dai magistrati della Procura generale di Palermo è stata priva di consistenza sul piano fattuale e ancor più immotivata se non artificiosa e pretestuosa sul piano del diritto”.

“Comunque, abbiamo vinto? Si che abbiamo vinto, abbiamo stravinto anzi. In termini calcistici come aver vinto 4-0 in casa della più forte” – scrive sulla propria pagina di Facebook Toto (avvocato), figlio di Mannino -. “Solo che è una vittoria strana, dopo 29 anni e non so quanti processi, non riesco a contarli più. Parlo da figlio, che fa l’avvocato, ma credo ci sarebbero voluti 5 minuti per un qualsiasi pubblico ministero equilibrato per capire che la suggestione resta una suggestione e non può formare la prova in un processo. Infatti i giudici, loro sempre, lo hanno sempre assolto non per gabole trovate dai nostri avvocati ma perché contro mio padre non c’è mai stato nulla, solo il pregiudizio ossessivo di certi PM. Quelli di una città lontana, perché una volta arrivati in Cassazione i procuratori generali si sono schierati sempre a favore di Mannino”.

Mannino è stato assolto da tutte le accuse via via formulate contro di lui dagli uffici dell’accusa: dal concorso esterno in associazione mafiosa a violenza o minaccia ad un corpo politico o istituzionale dello Stato, in riferimento alle cosiddette trattative con la mafia nella stagione delle stragi. A Mannino, oggi assolto, non è stato risparmiato il carcere “preventivo”. Oggi è stata fatta giustizia. Ma sono passati 29 anni, troppi, circa un terzo dei suoi anni. Nel contesto contemporaneo, da più parti, si avverte la necessità di una riforma della Giustizia, al di là delle dinamiche interne al Csm che hanno portato alla radiazione dell’ex presidente Luca Palamara. Speriamo di non aspettare Godot.

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