Polemiche sull’assegnazione di zone gialle e arancioni, le associazioni dell’artigianato: “Non serve una guerra di colori, ma lavorare subito al sostegno delle imprese”
“Se c’è una legge c’è e bisogna rispettarla. Noi associazioni di categoria dobbiamo dare l’esempio per rispettarla. Abbiamo bisogno di certezze e di rispolverare con serietà le parole del presidente della Repubblica che ha più volte richiamato tutti i livelli istituzionali nazionali, regionali e locali alla collaborazione e al senso di responsabilità, mettendo da parte patriottismi ed egoismi, unendo le forze di tutti verso un unico obiettivo di difendere la salute delle persone ed assicurare la ripresa del tessuto economico del nostro Paese. Questo deve fare il nostro governo regionale e non rimbalzare gli attacchi politici ricevuti”. Così le organizzazioni datoriali dell’artigianato fanno chiarezza dopo l’ultimo Dpcm del presidente del Consiglio Conte e la decisione del Governo di dichiarare la Sicilia zona arancione.
Alla luce delle diatribe sul colore cromatico della nostra Isola, Cna, Confartigianato, Casartigiani e Claai sottolineano la necessità di non fare polemiche e di non favorire proteste di piazza. “Noi associazioni – dicono – non abbiamo nessuna titolarità per decidere quale zona di rischio va assegnata alla nostra Terra, nel momento in cui è in atto una pandemia con numeri sconcertanti. Il trend di contagi e ricoveri in costante crescita, preoccupa la pressione sulle strutture sanitarie. Dovremmo quindi far sì che il sistema sanitario regionale possa essere rafforzato e funzionare al meglio, lavorare per migliorare la risposta ospedaliera e sanitaria dell’Isola. Pecca questa che rientra anche tra i criteri che hanno portato gli esperti ad assegnare alla Sicilia una classe di rischio più alta”.
Quel che va fatto è sicuramente altro. Ed è la sollecitazione al Governo, sia nazionale che regionale, di mettere in campo subito tutti gli aiuti necessari a sostenere l’economia dell’Isola, per garantire la sopravvivenza dei nostri artigiani e delle loro famiglie. “La nostra richiesta – dicono Cna, Confartigianato, Casartigiani e Claai – è che nel prossimo decreto, il Ristori bis, gli aiuti siano generalizzati, senza guardare alle cromature delle zone di rischio assegnate, per tutte le aziende che abbiano subito un significativo calo di fatturato, riscontrato ad una certa data, rispetto al fatturato nel medesimo periodo (almeno semestrale), riferito all’anno precedente. Vanno guardati i danni subiti e non i codici Ateco, sistema questo che magari per qualche cavillo lascia senza aiuto alcune aziende. Nell’assegnare le risorse vanno incluse tutte le attività. Pensiamo ad esempio all’indotto dell’artigianato legato alle cerimonie, ai convegni e ai congressi e quindi fotografi, sarti, tipografi, trasporto turistico di passeggeri su strade, gli artigiani che si occupano di allestimenti dei locali”.
E ancora un duro colpo è dato dallo stop al settore della ristorazione. Servono contributi a fondo perduto attingendo ai fondi riservati all’Italia dal Recovery Fund. “Pensiamo, in particolar modo anche alle imprese agroalimentari artigiane di prima trasformazione di prodotti agricoli, come quelle della lavorazione carni e della trasformazione dei prodotti caseari, che subiscono gravi danni economici. Chiudendo il settore della ristorazione inevitabilmente ci saranno ricadute anche su questa tipologia di aziende. Il Decreto Ristori ha fornito delle prime risposte alle imprese colpite dalle restrizioni anti-contagio. Ma ora, a fronte di una pandemia ancora in atto, sono necessari ulteriori interventi per tutte le imprese che risentono in maniera rilevante, anche se indirettamente, delle sospensioni e delle restrizioni”.
Rispetto alla mobilità vietata da un Comune all’altro, va attenzionata la casistica che riguarda determinate attività, come quelle che vedono coinvolti gli estetisti e i parrucchieri, ritenuti operatori di fiducia. Ecco perché chiediamo che tra gli spostamenti motivati, venga inserita anche questa ipotesi.
E ancora le associazioni datoriali guardano al blocco delle tasse e della contribuzione. Guardano agli ammortizzatori sociali. Per l’artigianato la cassa integrazione viene gestita da FSBA, il fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato. “Non possiamo non denunciare ritardi inammissibili e inaccettabili da parte del ministero. Ci sono ancora 450 milioni che stentano ad arrivare. È indecente e imbarazzante che i dipendenti delle nostre aziende artigiane non abbiano ancora percepito la cassa integrazione di luglio. Temiamo un certa intenzionalità nel non trattare con la giusta attenzione l’assegnazione delle risorse per i fondi alternativi della bilateralità. Chiediamo a gran voce alla deputazione regionale e nazionale il loro impegno affinché le prestazioni di sostegno al reddito vengano pagate con la massima tempestività e puntualità”.