Luca Palamara si è iscritto al Partito Radicale: “Porterò sempre la toga nel cuore”

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“Posso sicuramente dire che la mia nuova esperienza, quella di indagato e di incolpato, mi ha fatto sicuramente maturare delle idee nuove e diverse che prima non avevo. Quando si dice purtroppo… purtroppo lo dico nel mio caso, che la giustizia va vista da tutti i lati è vero! E’ vero, io prima avevo una visuale dei problemi della magistratura, la visuale di chi esercita il terribile potere di giudicare, che è un potere che spesso travolge fatti, situazioni e persone, che è un potere che spesso porta ad avere a che fare con dei fascicoli rispetto ai quali non ci sono solo delle carte, ma delle storie personali, dei diritti attesi, dei diritti negati, dei diritti sperati, dei torti e delle ingiustizie subite”. Lo ha dichiarato ex presidente dell’Anm Luca Palamara nel corso della conferenza stampa che si è tenuta nella sede del partito Radicale.

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Di seguito l’intervento integrale di Palamara.

“Porto e porterò sempre la toga nel cuore essendomi sempre ispirato ai principi di una giustizia giusta, i valori che mi hanno portato ad essere magistrato: equità, senso civico e amore per la giustizia, sono quelli che oggi come cittadino intendo mettere a disposizione della collettività e del Partito Radicale proprio in virtù del richiamato principio della giustizia giusta. Accolgo con entusiasmo questo invito ad aderire a quelli che sono sempre stati i temi storici del Partito Radicale, al di là di quelle che sono state poi le posizioni che nel corso della mia attività professionale ci hanno portato spesso ad avere e ad assumere posizioni diverse. Sono stato espulso dalla magistratura con la decisione odierna, rispetto alla quale con i miei legali ricorreremo tanto alle Sezioni Unite quanto alla Corte europea dei diritti dell’uomo, laddove ve ne dovesse essere bisogno. Ventitré anni di carriera, ventitré anni ispirati alla difesa dei principi dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura sono stati messi in discussione per una cena alla quale ha partecipato un parlamentare. Io ribadisco di non aver mai fatto accordi con nessun parlamentare affinché un ipotetico e potenziale Procuratore della Repubblica potesse accomodare qualche processo, di questo non vi è traccia nelle carte. L’accusa di corruzione di quarantamila euro per la procura di Gela è caduta per stessa ammissione degli inquirenti e questo mi dà la forza per rinnovare il mio impegno e per metterlo a vostra disposizione, sia con riferimento al tema emerso del dominio delle correnti della magistratura ed al tema dell’indipendenza dei magistrati dalle correnti stesse, sia per una sorta di rivisitazione di quelli che sono stati i rapporti tra magistratura e politica negli ultimi vent’anni nel nostro Paese, durante i quali ho avuto modo di ricoprire cariche rispetto alle quali ho potuto svolgere direttamente un ruolo di protagonista nei rapporti tra magistratura e politica. Quanto le nomine abbiano potuto influire sullo svolgimento dei singoli processi è un tema che a mio avviso dovrà essere sviluppato ed evidenziato anche sotto il profilo probatorio, che è uno dei grandi temi che devono essere posti all’attenzione. Si è molto discusso del tema delle correnti e sono consapevole oggi di aver pagato io per tutti, di aver pagato per un sistema che non funzionava, di aver pagato per un sistema che nei fatti si è dimostra obsoleto e superato. Mi è stata fermamente contestata la mia frequentazione con politici nell’imminenza delle nomine, ma io i politici li ho frequentati anche se purtroppo, con amarezza, ho constatato che su determinati articoli di stampa c’è stata quasi una sorta di ossessione al riferimento dell’attuale vicepresidente del CSM. Li ho frequentati anche in quell’occasione, in occasione delle nomine dei vicepresidenti perché per me il relazionarmi con la politica era funzionale alla tematica delle problematiche che dovevo affrontare. Non ho mai barattato la mia funzione per fare un favore a questo o a quel politico di turno, soprattutto se il politico di turno come nel caso dell’Hotel Champagne era appartenente in quel momento a un partito di minoranza ed era minoranza nell’ambito di quel partito. Ma la mia frequentazione non è stata limitata solo ed esclusivamente ad un politico, ho avuto occasione, in virtù delle cariche da me ricoperte, di avere interlocuzioni con più persone. Sono stato individuato come colui il quale ricorreva alla pratica degli accordi, ma gli accordi, e per questo metterò a vostra disposizione tutto quello che può portare alla conoscenza del sistema delle correnti, si chiamano accordi perché hanno più rappresentanti dei singoli gruppi associativi che caratterizzano oggi la magistratura. La caratterizzano non perché un giorno mi sono svegliato e ho inventato il sistema delle correnti, il sistema delle correnti in Italia domina la magistratura da circa quarant’anni, che ha avuto fautori e sostenitori da una parte e forti critici all’interno dell’altra, all’interno della magistratura stessa, faceva riferimento l’avvocato Rossodivita prima. Esistono da tempo delle voci critiche e dissonanti verso questo sistema, che indubbiamente ha penalizzato i non iscritti, i non aderenti, anche sul versante delle nomine. Quanto poi il sistema possa migliorare con le singole persone è ovviamente auspicabile da parte di tutti. Fatto sta che ci sono dei dati, delle situazioni, sulle quali oggi dobbiamo sicuramente confrontarci. Un altro tema sul quale io penso debba essere fatta un’adeguata e attenta riflessione è un tema di cui spesso si è parlato, ovvero quello dei contrasti tra magistratura e politica in occasione di processi che riguardano i politici, il tema dell’equilibrio dei poteri, il tema dello sconfinamento della magistratura in occasione di determinate inchieste giudiziarie e i rapporti tra i poteri dello stato, sono tutti temi sui quali io penso debba essere svolta un’importante e ferma riflessione e ci tengo a dire che non lo faccio oggi che sono uscito fuori. Io penso che i temi di riflessione interna alla magistratura ci sono sempre stati; il sistema delle correnti in parte riflette e ripropone quelle che sono le problematiche della Procura, vive di accordi. Nella mia esperienza prima di Presidente prima dell’ANM e poi di Consigliere Superiore della magistratura i miei accordi sono stati prevalentemente con la parte di sinistra della magistratura, la parte della corrente di Area, quando ci sono stati degli spostamenti a destra con la corrente di Magistratura Indipendente sicuramente sono nate problematiche che hanno portato e mi hanno portato ad avere i problemi sui quali oggi ci confrontiamo. Come sono venuti fuori questi problemi? Sono venuti fuori in virtù di un trojan, che non ha scoperto fatti di corruzione. Quelle accuse per le quali era stato messo il trojan sono cadute, non ci sono più, ma i trojan hanno scoperto degli accordi tra due gruppi associativi, quello di Unità per la Costituzione e quello di Magistratura Indipendente. Il trojan non ci dice quello che è avvenuto o quello che avveniva contemporaneamente anche con riferimento agli altri gruppi associativi, non lo sapremo mai, ha registrato sicuramente dei colloqui su una notte, sui quali non voglio nascondermi dietro a un dito. E’ stato detto pure nel mio procedimento disciplinare; si può sicuramente discutere dell’opportunità di quegli incontri e non ho nessuna difficoltà a dirlo, ma fotografano parzialmente l’accadimento dei fatti e questo oggi penso sia un tema di riflessione per tutti capire come il sistema può essere migliorato non solo dall’interno della magistratura, ma anche dall’esterno con proposte che siano efficaci, che siano riformatrici, ma che abbiano come stella polare la reale indipendenza della magistratura, la reale affermazione di una giustizia giusta, quella di cui non oggi ma in questo Paese più volte si è discusso e più volte con delle posizioni arroccate da parte della magistratura a difendere lo status quo rendendolo immutabile, io penso che invece una discussione serena debba portare ad avanzare proposte riformatrici”.

“Io ci tengo a precisare una cosa: io non è che sono qui per fare delle accuse contro qualcuno, io sono qui per raccontare e circostanziare dei fatti. Il mio ruolo e le mie cariche politiche associative, parlo prima di Presidente dell’ANM e poi di Consigliere Superiore della magistratura, sono delle cariche che connotano in maniera diversa il lavoro del magistrato, nel senso che sono cariche rappresentative e perciò portano inevitabilmente ad avere interlocuzioni con il mondo della politica, che in quel momento costituisce maggioranza o costituisce opposizione. In quell’ambito e in quel contesto per me è sempre stato fisiologico discutere e confrontarmi sia in occasione delle nomine, sia in occasione dei problemi della giustizia, perché io la concezione che ho avuto non è stata quella di concepire la magistratura come un mondo isolato, a sé stante, separato dagli altri poteri dello Stato e né concepire il politico con il quale avevo rapporti come un nemico o come un oppositore, ma come una figura istituzionale dello Stato con la quale confrontarmi. Al di là dei singoli specifici nomi, cioè se lei mi chiede “mi fa un esempio di una sera in cui anziché Lotti aveva a cena un altro politico?”, io non penso che in questo momento sia necessario da parte mia indicare il nominativo. Lo farò con molta tranquillità perché quello di cui parlerò deve essere non solo dichiarato da me, ma deve essere documentato e circostanziato. Quindi siccome è mia intenzione non tirare in mezzo persone tanto per dirle, sono in grado e sarò in grado di indicare le situazioni in cui mi sono trovato a parlare di nomine anche di altri uffici giudiziari con politici diversi dall’onorevole Lotti, con politici diversi dal Partito Democratico. Non c’è nessuna volontà di essere generico, non è questa la mia intenzione. Io devo dire che non è che nella mia vita giravo sempre con un registratore in mano e registravo tutte le situazioni che mi capitavano. Mi è capitato una volta di essere registrato durante una cena, di cene nel corso degli ultimi dieci o dodici anni ne ho fatte tantissime e quindi, premesso che non detengo solo io il materiale probatorio, ma è a disposizione anche di altre situazioni e di altre persone, ovviamente sarò in grado quando parlerò di indicare quando, in che occasione e perché ho avuto modo di parlare di determinate nomine e di determinate situazioni. Quanto alla seconda domanda sul perché mi sono ritrovato solo, giusto? Allora, la mia difesa non è mai stata Sansone e i Filistei. Io sono consapevole del fatto che debbo difendermi in relazione a determinate accuse circostanziate, che sono state perimetrate e dal recinto delle quali non mi è stato possibile uscire. Avevo necessità di spiegare ai cittadini, ai magistrati che mi hanno dato fiducia negli anni perché è accaduto quello che è accaduto. Per farlo avevo bisogno di contestualizzare tutte le situazioni nelle quali mi erano capitate situazioni simili rispetto a quella dell’ormai famoso Hotel Champagne. Sono state pubblicate le chat; tengo a dire che le chat sono state pubblicate perché il mio telefono è stato oggetto di un provvedimento di sequestro. Non nascondo nulla se dico che la pubblicazione delle chat ha molto infastidito all’interno della magistratura, perché forse non era stato messo in conto che quelle chat sarebbero potute venir fuori, avrebbero dato una rappresentazione di quelli che erano i veri e propri sistemi correntizi e mi duole molto aver letto che dei magistrati che oggi ricoprono importanti ruoli anche alla Procura di Roma come Procuratori aggiunti mi definiscono con epiteti non carini, parlando con altri Procuratori della Repubblica perché avrei assunto una difesa che non dovevo assumere. Io penso invece che quello che è venuto fuori per un provvedimento dell’autorità giudiziaria dia uno spaccato di quella che era la magistratura, del contesto in cui mi sono trovato ad operare, delle modalità con le quali si arrivava alle nomine privilegiando sicuramente gli appartenenti alle correnti in molti casi meritevoli, ma che sicuramente hanno tagliato fuori coloro i quali di quel sistema non facevano parte. E’ un dato oggettivo della discussione, piaccia o non piaccia, si prenda un provvedimento o non si prenda un provvedimento, questo era il contesto delle nomine nel quale, ripeto, non esisteva la figura di uno solo: esistevano più figure che tra loro gestivano analogamente le situazioni. Basta fare un esempio, anche per introdurre qualche elemento nuovo:  nel Consiglio Superiore della Magistratura c’era la prassi che i segretari di corrente entravano, facevano delle riunioni e davano le indicazioni sui propri appartenenti da sostenere. E’ un dato oggettivo sul quale io penso debba essere fatta una discussione, su perché quel determinato appartenente al gruppo associativo doveva ricoprire una carica anziché un’altra. Questa è la situazione che noi ci siamo ritrovati a constatare. Dopodiché la situazione mi ha visto direttamente protagonista. So che io pago per tutti, so che esiste una magistratura silenziosa, è esistita in questi mesi, composta da tanti colleghi che mi hanno chiesto di andare avanti, ma che non vengono allo scoperto, perché questa è un’altra delle caratteristiche esistenti all’interno della magistratura. Ai magistrati che sono stati penalizzati dalle correnti oggi è importante spiegare che ci può essere un reale collegamento. La terza domanda: il mio difensore ha detto che non è stata una sentenza politica. Io penso di dover in questa sede ringraziare pubblicamente il Consigliere Guizzi per la difesa che ha svolto nel mio processo.  E’ la difesa di un uomo coraggioso e la magistratura ha bisogno di uomini coraggiosi. Ci siamo difesi nel processo, sempre, quando ero dall’altra parte e facevo il giudice disciplinare ho assistito a moltissimi processi che saltavano per via di un certificato medico reiterato più volte. Siamo stati sempre presenti in un processo che ha contingentato le udienze a circa una decina in dieci giorni. Questa è la mia risposta di rispetto e di ossequio per le istituzioni, che c’è stato e sempre ci sarà. Ho detto in premessa che ci saranno delle impugnazioni, leggeremo le decisioni, l’intenzione è quella di impugnare davanti alle Sezioni Unite. Siccome leggo alcune agenzie,  voglio dire con molta tranquillità che non voglio assolutamente assumere il ruolo di vittima, così come non intendo minimamente abbattermi di fronte a quello che è accaduto oggi. Il mio impegno servirà ad affermare la verità dei fatti. E questa è la risposta che mi consente di collegarmi all’ultima domanda postami, che riguarda la mia storia politica associativa. È vero che le posizioni che ho assunto come Presidente dell’ANM spesso sono state diverse rispetto a quelle sostenute dal Partito Radicale. Sul tema della separazione e della obbligatorietà dell’azione penale, perché come sapete nella magistratura c’è un mantra che impone che sulla separazione e sull’obbligatorietà non si possano fare sconti. Non voglio dirlo oggi, sarebbe troppo facile dire “tu oggi stai in questa situazione e cambi idea”: non è così. Io il percorso sul tema della separazione e della obbligatorietà me lo sono sempre imposto dentro alla magistratura, non fuori, e non sono mai stato un assolutista sul tema della separazione. So che è un aspetto problematico; so che le problematiche delle Camere Penali e del Partito Radicale sono serie. Posso sicuramente dire che la mia nuova esperienza, quella di indagato e di incolpato, mi ha fatto sicuramente maturare delle idee nuove e diverse che prima non avevo. Quando si dice purtroppo… purtroppo lo dico nel mio caso, che la giustizia va vista da tutti i lati è vero! È vero, io prima avevo una visuale dei problemi della magistratura, la visuale di chi esercita il terribile potere di giudicare, che è un potere che spesso travolge fatti, situazioni e persone, che è un potere che spesso porta ad avere a che fare con dei fascicoli rispetto ai quali non ci sono solo delle carte, ma delle storie personali, dei diritti attesi, dei diritti negati, dei diritti sperati, dei torti e delle ingiustizie subite. Questo è il difficile lavoro del magistrato, che ho svolto agli esordi della mia carriera alla Procura di Reggio Calabria come Pubblico Ministero, lavoro che come ho detto per la toga all’inizio rimane e resterà sempre nel mio cuore per l’alta e nobile funzione che ho avuto. Ma è un lavoro che ha aspetti sicuramente problematici nei rapporti con il giudice, con la polizia giudiziaria, con la stampa, sui quali io penso ci debba essere una discussione e penso di essere in grado di farla. Questo vale anche sul tema dell’obbligatorietà: pensare che io non mi renda conto che sul tavolo di un PM, dove ci sono mille fascicoli, tutti vengono trattati allo stesso modo vuol dire fare una difesa aprioristica. L’ho fatta? Assolutamente sì. Devo continuare a farla? Io penso che a un certo punto può arrivare anche il momento in cui si riflette un attimo sul perché un fascicolo va avanti e un altro no. È un sistema che va bene sempre? Può esserci un momento della vita in cui ciò diventa un forte tema di riflessione e io voglio riflettere come cittadino che ha maturato e vissuto un’altra esperienza. L’ultima domanda è altrettanto importante: io ho avuto il massimo e doveroso rispetto per gli accertamenti che sono stati svolti da parte degli inquirenti a Perugia, in quella sede mi difenderò e continuerò a difendermi da quelle che sono le residue accuse che mi riguardano. Quella che sicuramente mi ha creato grandi problemi era la cosiddetta corruzione al CSM per quarantamila euro, quella non c’è, quella mi dà forza per giustificare le mie spese private e personali, in quella sede con i miei legali mi difenderò come ho sempre fatto fino adesso, nel massimo rispetto dell’autorità giudiziaria. La parola pentimento è una parola che sinceramente faccio fatica a metabolizzare. Posso dire, come abbiamo già detto ampiamente, che dal punto di vista dell’opportunità politica, la partecipazione dell’onorevole Lotti quella sera era meglio che non ci fosse, ma ripeto che in alcun modo ha alterato la nomina del Procuratore di Roma, che poi è andata sotto degli altri canali. Ovviamente vi ringrazio e accetto di buon grado di far parte della commissione giustizia del Partito Radicale” – ha concluso Palamara -.

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