Richiesta voto segreto all’Ars. Scontro Musumeci-Sammartino (Italia Viva). Opposizioni: “Offesa senza precedenti al Parlamento”

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Clima incandescente all’Ars con lo scontro in Aula tra il presidente della Regione Nello Musumeci e il parlamentare regionale di Italia Viva Luca Sammartino. La scintilla che ha fatto scoppiare il caos è stata la richiesta di voto segreto, fatta da Sammartino, su un emendamento alla legge di stabilità che ha fatto infuriare il presidente Musumeci: Vado via, mi auguro che di lei si possa occupare ben altro Palazzo. Lei si deve vergognare” – ha tuonato Musumeci -. Fibrillazioni anche fra gli scranni dell’opposizione: “E’’ una minaccia, vergogna”.

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A seguito dell’accaduto, il presidente Gianfranco Miccichè ha sospeso la seduta (ripresa intorno alle 18.35). In apertura, Sammartino ha ritirato la richiesta di voto segreto sull’emendamento che riguardava fondi allo sport, che aveva scatenato le furie di Musumeci. La norma è poi stata respinta con voto palese.

“Mentre in Sicilia c’è gente che ha perso il lavoro e muore di fame – tuona Musumeci – nel Parlamento siciliano c’è ancora chi si diverte con i giochini di Palazzo. Oggi l’ho detto in Aula,  come sempre, senza ipocrisia e senza reticenze. Lo ripeto: giudico eticamente vergognoso che un deputato possa chiedere il voto segreto durante l’esame di questa legge finanziaria, al posto di offrire ai siciliani chiarezza e trasparenza del proprio voto. Il fatto è ancora più grave se si pensa che le proposte in esame sono state concepite per sostenere in emergenza coronavirus famiglie, imprese e associazioni, messe in ginocchio dalla più grave crisi del Dopoguerra. E pensare che le misure in discussione sono frutto di un mio confronto preventivo con tutti i capigruppo parlamentari e poi discusse e concordate in commissione Bilancio. Basta con gli egoismi di partito sulla pelle dei siciliani! Il Parlamento deve essere la sintesi degli interessi legittimi della gente, non degli intrighi coperti dal voto segreto, mantenuto in vita soltanto in Sicilia”.

“Anziché chiedere scusa al parlamento ed ai siciliani, per  le gravi parole usate durante la seduta d’Aula contro un parlamentare – dichiara il parlamentare regionale del Pd Anthony Barbagallo –  il presidente della regione rilancia additando come ‘giochino di palazzo’ uno strumento parlamentare qual è il voto segreto che lui stesso ha più volte usato fruttuosamente quando era all’opposizione”.

“Non  ci saremmo mai aspettati un aggressione come quella che il presidente Musumeci ha rivolto ad un componente dell’Assemblea regionale siciliana, che come tale rappresenta l’intera Regione. Aggredire un parlamentare solo perché professa una idea politica diversa o per  l’esercizio di una sua legittima prerogativa evoca scenari lontani nel tempo. Musumeci chieda scusa. Farebbe la cosa più giusta – conclude – da quando riveste la carica di presidente”.

 “L’intervento di oggi del presidente Musumeci costituisce un offesa grave e senza precedenti nei confronti di tutto il Parlamento siciliano. Apprezziamo la censura immediatamente espressa dal presidente dell’Ars Miccichè. Crediamo che mettere in discussione le prerogative di un Assemblea Parlamentare e offendere l’onorabilità dei suoi deputati, come ha fatto Musumeci, sia un comportamento irricevibile e incompatibile con l’alta responsabilità della funzione che ricopre” – dichiarano i capogruppo delle opposizione in Assemblea regionale siciliana Nicola D’Agostino (Italia Viva), Claudio Fava (Misto), Giuseppe Lupo (Pd) e Giorgio Pasqua (M5S).

Anche il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè ha sottolineato che l’Assemblea si ritiene offesa da Musumeci.

“Fin dall’inizio della legislatura  – ha scritto Miccichè su Facebook – ho sostenuto con convinzione, al fianco della maggioranza, la necessità di superare l’odiosa prassi del #votosegreto. E ne sono ancora fermamente convinto. Ci sarà un momento per rivedere i regolamenti d’aula ed abolire il voto segreto ma non è questo il momento. Presiedere un #Parlamento significa far rispettare le regole, al di là delle appartenenze politiche, tutelando le prerogative di ogni deputato, soprattutto quelle della minoranza. La maggioranza, d’altronde, si tutela da sé, con la forza dei numeri”.

 

 

 

 

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