Morto a Palermo Franco Boccadutri, esponente della sinistra siciliana. Il cordoglio e la vicinanza della Cgil Palermo
E’ morto ieri a Palermo, per arresto cardiocircolatorio, il nisseno Franco Boccadutri, 72 anni, esponente della sinistra siciliana. Era figlio di Calogero Boccadutri, capocellula comunista a Caltanissetta durante la Resistenza e fratello di Nicola, militante e dirigente della Cgil. Abitava da tempo a Palermo, dirigente di una società regionale, mentre il fratello Nicola è sempre rimasto a Caltanissetta.
“La Cgil esprime le sue condoglianze a Franco Boccadutri e alla sua famiglia con il dispiacere di non poter essere presenti fisicamente per condividere questo momento di dolore – dichiara il segretario Cgil Palermo Enzo Campo – Alla moglie Angela, ai figli Sergio e Carlo, al fratello Nicola e agli altri familiari un grande caloroso abbraccio da parte di tutta la Cgil Palermo nel ricordo di un comunista e grande intellettuale, studioso e scrittore, ideatore appassionato di tante battaglie di cui è importante più che mai oggi ricordare la storia e conservare la memoria”.
L’anno scorso Boccadutri aveva scritto per la casa editrice Rubbettino il libro ‘Vittorini nella città degli Angeli’, con la prefazione di Emanuele Macaluso, in cui narra la storia del padre, il giovane Calogero Boccadutri, nome di battaglia Luziu, che dopo la conoscenza con Umberto Terracini e altri comunisti, a seguito della detenzione in carcere, rientrò in Sicilia aderendo al Partito comunista d’Italia. Qui, a Caltanissetta, nel 1943, incontrò Elio Vittorini (che poi avrebbe scritto Conversazione in Sicilia), mandato in Sicilia per coordinare le attività del Partito comunista clandestino e dare le direttive in vista dello sbarco degli alleati.
Boccadutri avrebbe dovuto presentare in questi giorni il suo saggio a Caltanissetta ma l’emergenza coronavirus ha poi modificato i programmi. “Era un suo desiderio. Franco l’aveva scritto in omaggio a papà, che diventò comunista in carcere – racconta il fratello Nicola -. Umberto Terracini fece di nostro padre il militante perfetto e divenne capo di una cellula in cui c’erano Emanuele Macaluso, Gino Cortese, Pompeo Colajanni, il futuro procuratore Gaetano Costa insieme a operai, contadini e minatori. Con il suo libro mio fratello ha coronato un vuoto. Nostro papà parlava pochissimo e così gli ha dato voce visto era un uomo di poche parole”.
Anche Emanuele Macaluso, primo segretario della Cgil siciliana nel 1947, ricorda con commozione Boccadutri. “La sua scomparsa mi ha provocato un grande dolore e tanta amarezza – dice Macaluso – Franco è uno dei tre figli di Calogero Boccadutri, il mio capo cellula negli anni del fascismo e della clandestinità. Anche lui era un comunista. Intelligente, saggio, amabile e attivo nella vita politica. Lo ricordo a Palermo, giovane attivista della sezione Lo Sardo. Era stato funzionario della Società finanziaria siciliana e poi lavorò con una società francese che si occupa degli acquedotti siciliani. Io – aggiunge Macaluso – sono molto vecchio e la morte di chi è ancora giovane, e mi è stato caro, è un fatto che mi provoca molta emozione. La più tremenda è stata la morte di mio figlio Pompeo…Spero che le nuove generazioni, che si affacciano alla politica e alla sinistra, in tempi e situazioni del tutto diverse, tengano presente nel loro agire chi ha seminato, in anni anche difficili, idee e comportamenti che non dovrebbero essere cancellati. Franco è uno che non dovrebbe essere dimenticato”.