Santoro: “Conte e Bonafede abbandonano gli avvocati e i professionisti e mortificano i magistrati onorari con 600 euro al mese”

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Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, autoproclamatosi Avvocato del Popolo, il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e l’intero governo lasciano fuori dal decreto “Cura Italia” gli Avvocati, i liberi professionisti e mortificano i magistrati onorari con un contributo mensile di €600,00 per tutto il periodo di sospensione delle udienze cicili e penali, ben inferiore al famigerato reddito di cittadinanza.
Nessuna indennità per gli avvocati e per tutti i professionisti, titolari di partita iva, obbligatoriamente iscritti alle casse previdenza, salvo prevedere il generico intervento di 300 ml le cui modalità di attribuzione vengono delegate ad altri due decreti di ben due ministri entro 30 giorni dall’entrata in vigore del “cura Italia”, con ciò non prevedendo nulla in concreto e non rispondendo alle richieste di un aiuto immediato proveniente dalle categorie interessate.
Mentre per i magistrati onorari, i quali sopportano da anni il carico del 50% di tutti i processi penali e civili un contributo mensile vergognoso.
Questa e’ la considerazione mostrata nei confronti dell’avvocatura e della magistratura onoraria dall’avvocato Giuseppe Conte e dall’avvocato Alfonso Bonafede, improvvisamente scomparso dalla scena, dopo gli sproloqui sulla prescrizione.
Si tratta di scelte governative ben precise che trovano le proprie radici nell’odio sociale nutrito dai partiti di governo nei confronti dei liberi professionisti, secondo vecchi schemi vetero-comunisti nei quali gli avvocati sono una parte ingombrante della giustizia e i magistrati onorari professionisti da sfruttare, senza garantire loro alcun futuro e alcuna tutela.
In sede di conversione del decreto legge gli avvocati, i liberi professionisti sapranno anche quali parlamentari avranno condiviso una siffatta scelta, sperando che su tale iniquo e insufficiente provvedimento prevalgano gli emendamenti correttivi dell’opposizione.

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 Avv. Stefano Santoro

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