Coronavirus, Bondì (Anif): “Si pensi da adesso a un percorso di aiuti per le imprese e società sportive”
Da oltre 20 anni, ANIF EuroWellness tutela e rappresenta gli impianti sport, fitness e piscine, avendo ben chiara come mission primaria la promozione della salute, di cui la pratica dell’attività sportiva si fa portavoce. Si legge nel sito dell’Anif (Associazione nazionale impianti fitness).
In questi giorni, a seguito della crisi, in primo luogo, sanitaria, sociale, economica che il nostro Paese sta vivendo per l’emergenza Coronavirus, ANIF EuroWellness non ha intenzione di tradire la sua prima mission che è la promozione della salute. Come Associazione che tutela e rappresenta gli impianti sport, fitness e piscine, l’attività fisica per ANIF è stato sempre un avamposto della salute pubblica.
Abbiamo sempre sensibilizzato opinione pubblica ed Istituzioni sul ruolo dello sport nella riduzione della spesa sanitaria grazie al suo potere di prevenzione e cura di malattie croniche non trasmissibili. ANIF, oggi più che mai, continua a promuovere la salute al fianco degli impianti sportivi che stanno affrontando questa crisi disastrosa, in due direzioni: collaborando con le Istituzioni nel diffondere le necessarie misure igienico-comportamentali, come da Decreto Presidenziale, il quale autorizza le Associazioni di categoria a diffondere le norme di contenimento del virus; sostenendo i centri sportivi di tutta Italia, in questo momento di estrema crisi del settore, costretto a chiudere tutti gli impianti per cooperare nel modo più efficace possibile al necessario, urgente e prioritario contenimento del virus COVID – 19.
Nonostante ciò, il settore è stato sempre compatto dalla parte della difesa del diritto alla salute: lo dimostrano le richieste che la nostra delegazione ANIF Lombardia, che si è battuta sul territorio giorno per giorno, rivolgeva il 3 marzo all’Amministrazione lombarda e all’ANCI, nei giorni in cui l’epidemia e le misure restrittive crescevano.
Lo stesso ha fatto ANIF su tutto il territorio nazionale con un’operazione d’informazione capillare sulle misure di contenimento del contagio mentre lavorava ad un dialogo serrato con le istituzioni per tutelare chi avvia allo sport i giovani, chi permette di far praticare esercizio fisico agli adulti ed anziani, chi, attraverso tutte le scuole di sport fa crescere e porta in vetta i grandi campioni d’Italia.
Oggi, ANIF, per fare in modo che questi stessi centri sportivi possano continuare, una volta riaperti, a tutelare la salute delle persone, chiede: Cassa integrazione per il personale dipendente (settore amministrativo, manutentivo e addetti alle pulizie); Emanazione di provvedimenti urgenti per il Settore in tema di ammortizzatori sociali (Cassa Integrazione in deroga, Sussidi per i collaboratori ex art 67 TUIR ); Accesso al Credito, sospensione ratei mutui; Prorogare di almeno 6 mesi il pagamento di acqua, energia elettrica e gas con rateizzazione nei 48 mesi successivi. Annullamento per 6 mesi delle imposte ritenute alla fonte, operate in qualità di sostituti d’imposta, nei confronti dei lavoratori dipendenti, nonché dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria, relativi ai contratti a tempo indeterminato (manutenzione, pulizie ecc.) per le ASD (Associazioni Sportive Dilettantistiche) e SSD (Società Sportive Dilettantistiche) oppure Sospensione e rateizzazione dei versamenti per 48 mesi; Annullamento per 12 mesi delle imposte (quali a titolo di esempio IRES, IRAP, IVA etc.) quando dovute; Accesso al credito sportivo per finanziamento di superamento crisi, per mutui di ri-partenza a 20 anni, proporzionali alla dimensione dei centri sportivi (volume entrate); Previsione di aiuti finanziari per il pagamento degli stipendi e compensi, per il periodo di chiusura.
Vi sono stati centri sportivi che ancor prima di decreti e ordinanze di chiusura hanno scelto di chiudere le porte per sostenere il sistema sanitario al collasso.
Tutto questo dimostra che l’avanguardia di questo settore sa essere motore dell’economia, di sostegno al welfare sanitario ma anche compatta nel sostenere il bene comune di questo Paese.
Ecco perché ANIF chiede al Ministro dello Sport, al Ministro dell’Economia e Finanze, al Governo di non permettere che uno tra i più importanti network di promozione di salute e sani stili di vita si trovi al collasso quando il Paese ripartirà e bambini, adulti, anziani, patologici avranno bisogno di esercitare il loro diritto allo sport, come corollario del diritto alla salute, riconosciuto anche dall’Unione Europea.
Si tratta di un settore che dà lavoro a più di un milione di dipendenti e collaboratori e che non potrà permettersi da solo di affrontare i costi sociali ed economici che questa sciagurata epidemia sta proiettando sul nostro Paese e nel mondo. Conclude la nota pubblicata sul sito Anif.
A questo proposito è intervenuto Germano Bondì, vicepresidente nazionale Anif di Confindustria e delegato regionale “Il dramma in corso in Italia, legato anche a quello che avverrà dopo il superamento di questa emergenza, non è da sottovalutare”.
“Tutti gli impianti sportivi in Sicilia hanno chiuso per dare un contributo all’arresto di questa epidemia che potrebbe fare registrare una drammatica escalation di chiusura anche post allarme. Ci sono imprenditori e lavoratori da garantire, parecchi hanno mutui, affitti e stipendi da pagare, per questo chiediamo un aiuto, oltre che al Governo nazionale, anche a quello regionale, ed in particolare all’assessorato allo Sport, guidato da Manlio Messina, chiediamo la strutturazione di un percorso di aiuti per tutto il comparto delle società e associazioni sportive”, aggiunge Germano Bondì.
“Ricordiamoci che l’impatto che lo sport ha nella società non è limitato solo alle competizioni o ai percorsi agonistici, ma vi è un impatto sociale, territoriale, sulle persone agiate e non e sulla salute che non è indifferente, perché grazie alla prevenzione realizzata anche attraverso l’esercizio fisico si riesce ad abbattere parte dei costi della Sanità”, spiega Bondì. “L’importanza del comparto sportivo in questa fase sarà determinante perché se dovessimo immaginare la chiusura di tutti gli impianti sportivi siciliani nel post coronavirus questo avrebbe conseguenze serie per tutti”, conclude Germano Bondì.