Aziende confiscate, domani sit-in in Prefettura dei 144 lavoratori del gruppo Aiello

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Domani alle  9,30,  davanti alla Prefettura,  si terrà un sit-in dei lavoratori del gruppo Aiello. Dal licenziamento, avvenuto nell’agosto del  2016, i 144 lavoratori sono ancora in attesa delle mensilità maturate durante la gestione giudiziaria. La Fillea Cgil chiede di riaprire il confronto con l’Agenzia nazionale dei beni confiscati – con cui da quasi un anno si è interrotta l’interlocuzione –  per affrontare la  situazione critica in cui si trovano i lavoratori delle tre aziende di Bagheria  confiscate, Ati Group, Emar e Ediltecnica, appartenute a Michele Aiello.
“Per far ripartire il confronto,  abbiamo  ripetutamente chiesto un incontro in Prefettura. Domani mattina, spontaneamente, assieme al gruppo dei lavoratori delle tre aziende confiscate, saremo in sit-in davanti alla Prefettura per chiedere  che si velocizzi l’iter di vendita dei beni mobili e immobili della società,  in modo da consentire il pagamento delle mensilità e degli oneri previdenziali e contributivi maturati ai lavoratori”.
I lavoratori,  65 licenziati dall’Ati Group,  43 di Ediltecnica e 36 di Emar, aspettano la liquidazione delle spettanze da quando l’azienda ha smesso di operare.  Da agosto 2016 a fine 2018 hanno usufruito degli ammortizzatori sociali. Con la confisca definitiva, i beni del gruppo Aiello sono transitati all’Agenzia nazionale per i beni confiscati.  L’agenzia poi ha restituito alla società i beni, che i liquidatori stanno per  mettere  in vendita.

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“Da questa operazione, sono passati quasi due anni, e ogni volta che abbiamo chiesto un confronto con l’Agenzia abbiamo trovato le porte chiuse. I  lavoratori sembrano diventati più che altro una spina nel fianco – osserva  Piero Ceraulo – Oggi il debito, solo per le retribuzioni e il Tfr,  ammonta a 1 milione e 334 mila euro. Ad aprile siamo riusciti a ottenere un acconto del 15 per cento. Ci hanno proposto anche una transazione del 50 per cento:  perché ma i lavoratori dovrebbero rinunciare a metà dei soldi che gli spettano?  In questi due anni, in accordo con l’Agenzia, è stata costituita una cooperativa che avrebbe dovuto svolgere dei lavori e creare un nuovo futuro per i lavoratori. Ma è tutto fermo. Oltre al danno di avere lavorato per un’azienda confiscata alla mafia, oggi questi  lavoratori si ritrovano abbandonati dallo Stato. Non capiamo perché l’Agenzia si trinceri nelle proprie stanze, senza voler parlare con le organizzazioni sindacali.Vorremmo conoscere i tempi necessari per la  vendita del patrimonio”.
Con il sit-in di domani, la Fillea rilancia al centro dell’attenzione il tema delle aziende sequestrate e confiscate nel territorio palermitano. Pagano lo scotto della crisi edilizia le cave Buttitta, con attività di escavazione in corso,  dislocate tra Altofonte (cava Valle Rena), Bagheria (cava Consona) e Trabia (cava Giardinello). Due giorni fa sono stati messi in cassa integrazione per 13 settimane i 12 lavoratori di Altofonte. Prospettive poco rosee anche per gli altri lavoratori. Non presenta criticità invece l’Immobiliare Strasburgo, che ha chiuso  i bilanci in positivo. La proposta della Fillea è di far diventare l’azienda, l’unica in attivo, una holding , con attività di supporto pe le  altre aziende confiscate palermitane.
“Più delle metà delle aziende confiscate non ha prospettive per il futuro e chiude definitivamente i battenti,  lasciando senza garanzie occupazionali e economiche i lavoratori che ne facevano parte – prosegue il segretario della Fillea Cgil –  Non possiamo assistere inermi a questo fenomeno, va riaperta  una discussione a tutti i livelli, locale ma soprattutto nazionale, per rivedere alcuni punti sulla tutela delle aziende e dei lavoratori”. “Attraverso gli amministratori giudiziari – aggiunge Ceraulo – bisogna identificare professionalità  specifiche in grado di  gestire le aziende. Nel settore delle costruzioni servono  ingegneri e architetti: chi  non ha questa esperienza specifica non potrà governare i processi all’interno di un’azienda edile”.
La Fillea Cgil Palermo per il pagamento degli stipendi ai lavoratori del gruppo Aiello aveva proposto di utilizzare il Fug (fondo unico giustizia), da rimpinguare con i fondi della vendita dei beni.  “Ma la proposta non è passata – aggiunge il segretario degli edili palermitani –  Così come riteniamo che bisogna prevedere dei percorsi agevolati per le aziende confiscate e sequestrate, che finiscono per rimanere schiacciate.   Le ex aziende mafiose non riescono a essere competitive in un mercato in cui c’è concorrenza sleale  e dove le logiche del massimo ribasso tagliano fuori le imprese  che rispettano i contratti e le regole”.

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