Trattativa Stato-mafia, l’ex ministro Mannino assolto anche in appello

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Calogero Mannino

“Non ha commesso il fatto”, dicono ora i giudici della Corte di appello di Palermo. L’ex pluri-ministro democristiano Calogero Mannino  esce di scena, dopo anni di udienze e faldoni a suo carico, dal processo sulla trattativa Stato-mafia. E dire che il suo processo sulla carta doveva essere abbreviato.

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Mannino era accusato di “minaccia a corpo politico dello Stato”. Secondo l’accusa, nel ’92 aveva paura di essere ucciso e aveva chiesto ai carabinieri di attivarsi. Ma la ricostruzione non regge. I giudici del processo principale dispongono di sentire Silvio Berlusconi. L’ex ministro si è sempre difeso negando ogni coinvolgimento nelle vicende che gli sono state contestate.

 “Per oggi c’è la sentenza della Corte di appello, che conferma l’assoluzione e proclama la mia innocenza come altre sentenze in questi venti anni” – ha detto all’Adnkronos Mannino – commentando a caldo la sentenza di assoluzione.

Nel processo principale, in primo grado, sono stati condannati a 12 anni di carcere gli ex vertici del Ros Mori e Subranni. Stessa pena per l’ex senatore Marcello Dell’Utri e Antonino Cinà, medico fedelissimo di Totò Riina. Otto gli anni di detenzione inflitti all’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno, ventotto quelli per il boss Leoluca Bagarella. Prescritte, come richiesto dai pubblici ministeri, le accuse nei confronti del pentito Giovanni Brusca. Assolto dall’accusa di falsa testimonianza perché il fatto non sussiste l’ex ministro della Dc Nicola Mancino (la sua posizione è definitiva poiché non è stata impugnata dai magistrati). Massimo Ciancimino, invece, è stato condannato a 8 anni per calunnia nei confronti dell’ex capo della Polizia Gianni de Gennaro.

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