37° anniversario dell’uccisione di La Torre e Di Salvo. Lo Monaco: “Tocca alle nuove generazioni farsi carico della sconfitta delle mafie”
“Tocca alle nuove generazioni farsi carico della sconfitta delle nuove mafie presenti in tutto il territorio nazionale ed internazionale che sono più opache, sommerse, e delle loro reti di relazioni con le aree grigie minoritarie del mondo delle professioni, degli operatori economici, dei politici e burocrati corrotti e collusi che mortificano la stragrande maggioranza degli onesti”. Questo l’invito ai giovani di Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre, nel corso della manifestazione in ricordo del 37° anniversario dell’uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, promossa dal Centro Studi ed in corso di svolgimento presso il Cortile Maqueda di Palazzo dei Normanni a Palermo.
“Oggi ricordiamo il 37° anniversario dell’uccisione politico-mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. I relatori ufficiali alla manifestazione sono gruppi di studenti del Nord, Centro e Sud Italia. Abbiamo concordato questa scelta per sottolineare il passaggio generazionale del testimone dell’impegno antimafia. La mafia di venticinque/trentacinque anni fa è stata sconfitta grazie alla legge Rognoni-La Torre voluta dal Parlamento dopo l’uccisione di La Torre e del Prefetto Dalla Chiesa, ben attuata dai corpi e istituzioni dello Stato e ben sostenuta da un ampio, trasversale movimento popolare di lotta contro le mafie, al quale da 33 anni contribuisce il Centro Studi Pio La Torre”.
“Viviamo – ha continuato Lo Monaco – una fase storica che, soprattutto nel nostro paese, ha visto crescere sempre più l’equivalenza tra impresa corruttiva e impresa mafiosa, ma anche una maggiore presenza attiva della Chiesa contro le mafie e la corruzione e una maggiore consapevolezza della società civile della pericolosità del fenomeno mafioso per la democrazia e per la libertà del mercato, per i diritti del lavoro, i diritti naturali, quelli civili e politici. Non a caso nel corso di questi anni sono cresciute le denunce da parte delle vittime di estorsioni o di intimidazioni mafiose, dimostrando le capacità dello Stato democratico e la fiducia verso la sua azione di contrasto alle mafie”.
“Né l’antimafia né il ricordo delle vittime di mafia – ha concluso Lo Monaco – possono essere una maschera di cartone che nasconde il volto vero del carrierista politico o imprenditoriale, quello che serve è l’impegno etico e sociale. Non a caso, quando era ancora in vita, Pio fu definito da Cesare Terranova, anche lui ucciso dalla mafia, “incorruttibile e comunista”. I principi etici e di cambiamento sociale hanno ispirato uomini di diverso orientamento politico come Pio La Torre, Piersanti Mattarella e tutti quei servitori dello Stato e della società civile caduti nella lotta antimafia per migliorare il paese. È questo il nodo da sciogliere che consegniamo ai giovani chiedendo una classe dirigente non divisiva che dia fiducia ai cittadini e una società che abbia più fiducia e più controllo democratico dei governanti, come chiedeva Antonio Gramsci, per rendere compiuta e giusta la democrazia”.
“Per la prima volta una commemorazione di una vittima di mafia si svolge in questo luogo. Questo è importante perché è testimonianza del fatto che le istituzioni non vengano più viste come delle nemiche da combattere”. Così il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Micchichè, intervenuto nel corso della manifestazione. “Ciò che va contrastato è il malaffare. In passato invece questo Palazzo, questa Assemblea, veniva visto come qualcosa di oscuro, da combattere. Era un errore. Oggi questa visione sta cambiando”.
“La politica deve recuperare la funzione di ascolto della società” – ha sottolineato il Presidente della Commissione Regionale Antimafia, Claudio Fava, nel corso del suo intervento.
“La politica è fatta di ascolto per poter percepire i bisogni dei cittadini e mettere in pratica le esigenze e le istanze che provengono dal popolo. La Torre sapeva personificare in pieno questo modo di fare Politica con la ‘P’ maiuscola e di comprendere la pericolosità della mafia e saperla combattere fino all’estremo sacrificio”.
“Pio La Torre era il sindacalista degli ultimi, degli sfruttati. Oggi commemorarlo significa commemorare anche i settanta sindacalisti uccisi per mano della mafia dal dopoguerra” – ha sottolineato la vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi.
Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, in un messaggio inviato al Centro Pio La Torre sottolinea che “ricordare Pio La Torre significa rilanciare e rimettere al centro dell’agenda politica la lotta alle mafie e lavorare insieme, uniti, per la crescita economica, morale e civile del nostro Paese”.
“Oggi – continua Zingaretti – è fondamentale unirsi e mobilitarsi contro le mafie per dare, ciascuno secondo il proprio ruolo, un contributo attivo a una battaglia fondamentale per il futuro del nostro Paese. Sono trascorsi trentasette anni dall’uccisione di La Torre. Dopo tanto tempo le sue battaglie sono quanto mai attuali. Penso in particolare a un aspetto che ritengo determinante e che ha orientato in questi anni anche tante mie scelte da amministratore: l’idea forte e, per quei tempi, davvero innovativa, che il terreno su cui combattere le mafie non sia soltanto quello della repressione dei fenomeni criminali, e quindi del dovere di sostenere l’attività delle Forze di Polizia e della Magistratura, ma anche quello che concerne la necessità di un’azione incisiva nel tessuto sociale, promuovendo l’uguaglianza, la libertà delle persone, la loro partecipazione democratica, le occasioni di condivisione e incontro delle comunità”.