Domenica a Villa Palagonia visite assistite alla “Villa dei Mostri” di Bagheria

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Domenica 14 aprile dalle 11 alle 18, insieme alla Cooperativa Terradamare, visite domenicali alla splendida dimora nobiliare voluta dal Principe di Palagonia, conosciuta come la “Villa dei Mostri” per le misteriose statue di cui è circondata. Come in un percorso iniziatico, si ammireranno, tra le tante meraviglie: lo scalone monumentale a doppia rampa in marmo di Billiemi,
le tante sale della Villa, tra cui l’enigmatica “Sala degli Specchi” con il suo gioco di sovrapposizioni tra magia e realtà, gli affreschi settecenteschi raffiguranti le Fatiche di Ercole e numerose altre sale visitabili per l’occasione. Prenotazione obbligatoria, chiamando i numeri 329.8765958 – 320.7672134 o scrivendo a [email protected]
La storia di Villa Palagonia si inserisce su più livelli di narrazione, conosciuta come splendida dimora nobiliare, costruita a partire dal 1715 per conto di Ferdinando Francesco I Gravina Cruyllas, principe di Palagonia, ad opera dell’architetto Tommaso Maria Napoli e, altrettanto celebre, per le storie connesse alle misteriose statue raffiguranti figure mostruose che circondano la villa. Quest’ultima aggiunta, cosi suggestiva ed emblematica, causa della denominazione della villa come Villa dei mostri, si deve all’omonimo nipote Ferdinando Francesco II, detto Il negromante. Ma al di lá dell’alone di mistero, resta eccezionale il patrimonio artistico della dimora bagherese. Difatti, dall’impressionante facciata principale, animata da uno scenografico scalone a doppia rampa, si giunge al piano nobile. Come un percorso iniziatico, il visitatore resta incantato dal vestibolo di forma ellittica fatto affrescare alla fine del Settecento con scene raffiguranti le Fatiche di Ercole.Questo spazio è il proscenio dell’eccezionale Sala degli specchi, un grande salone di forma quadrangolare con il soffitto ricoperto da specchi posizionati con angolature varie in modo da, in un gioco di sovrapposizioni tra magia e realtà, riflettere e deformare i presenti e contemporaneamente rendere unico questo spazio di altri tempi.

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