Castelvetrano, scoperta loggia segreta: 27 arresti, Francesco Cascio ai domiciliari

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Francesco Cascio

Operazione contro una loggia massonica segreta a Castelvetrano, nel Trapanese. I carabinieri hanno eseguito 27 arresti per reati contro la pubblica amministrazione e l’amministrazione della giustizia nonché associazione per delinquere segreta. Indagate altre dieci persone. Arrestati anche esponenti politici, tra cui l’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana ed ex deputato di Forza Italia, Francesco Cascio.

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La superloggia segreta era composta da massoni, politici e professionisti. L’obiettivo sarebbe stato quello di orientare le scelte del Comune, nomine e finanziamenti a livello regionale e anche di ottenere notizie riservate sulle indagini in corso della magistratura. Gli investigatori avrebbero scoperto anche un vasto sistema corruttivo negli enti locali, come il Comune di Castelvetrano e l’Inps di Trapani.

I reati contestati dalla procura di Trapani vanno dalla corruzione alla concussione, dal traffico di influenze illecite al peculato alla truffa aggravata, alla falsità materiale, alla rivelazione di segreto d’ufficio, al favoreggiamento, all’abuso d’ufficio, all’associazione a delinquere segreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione. Per gli stessi reati sono stati notificati anche cinque obblighi di dimora, una misura interdittiva e quattro avvisi di garanzia.

I nomi degli arrestati: Giovanni Lo Sciuto, Paolo Genco, Gaspare Magro, Salvatore Giacobbe, Giuseppe Angileri, Salvatore Passanante, Isidoro Calcara, Rosario Orlando, Salvatore Virgilio e Giuseppe Berlino.

Vanno ai domiciliari:Francesco Cascio, Francesco Messina Denaro, Felice Errante, Gaetano Salerno, Maria Luisa Mortillaro, Luciano Perricone, Vincenzo Giammarinaro, Adelina Barba, Sebastiano Genna, Giuseppe Cammareri, Vincenza Daniela Lentini, Tommaso Geraci, Antonio Di Giorgio, Alessio Cammisa, Antonietta Barresi,  Vincenzo Chiofalo e  Giovanna Di Liberto.

L’obbligo di dimora è stato imposto a Gaetano Bacchi, Valentina Li Causi, Arturo Corso, Filippo Daniele Clemente  e Zina Maria Biondo. Una misura interdittiva è stata notificata a Giorgio Saluto.

Un avviso di garanzia è stato notificato all’ex rettore di Palermo Roberto Lagalla, oggi assessore regionale all’Istruzione: secondo la ricostruzione della procura di Trapani avrebbe avuto un ruolo nella concessione di una borsa di studio alla figlia di uno dei professionisti arrestati. E adesso è indagato per abuso d’ufficio.

Lagalla ha diffuso la seguente nota: “Prendo atto che, nell’ambito di un’indagine per reati associativi ed altre ipotesi di reato, tra le quali corruzione e appartenenza alla massoneria, che non mi vedono in alcun modo coinvolto, la Procura della Repubblica di Trapani mi ha dato comunicazione di un solo addebito relativo alla fattispecie di abuso d’ufficio. La contestazione, risalente a fatti del 2015, riguarderebbe la mia precedente funzione di rettore dell’Università di Palermo.  Al momento, non sono in possesso di sufficienti elementi conoscitivi e documentali, né di personale memoria, tali da consentirmi una qualsiasi ricostruzione della presunta violazione dei doveri d’ufficio. Restando, ovviamente, a completa disposizione della Magistratura, mi sorregge la serena coscienza di avere sempre ispirato le mie azioni istituzionali a criteri di correttezza e rispetto della legge, nell’esclusivo interesse della cosa pubblica. Per tale ragione e nella certezza che la circostanza potrà essere ampiamente chiarita nel corso dell’attività istruttoria, mi dichiaro assolutamente sereno e fiducioso nella rapida soluzione della vicenda”.

Per il presidente della Commissione regionale antimafia Claudio Fava “a Castelvetrano non ci sono solo le ultime confuse tracce di Matteo Messina Denaro; c’è anche il laboratorio di un nuovo, spregiudicato sistema di potere che, all’ombra di una loggia massonica, aveva mescolato carriere, protezioni, appalti, assunzioni, promesse, licenze”.
Per Fava “poco importa che la parola “mafia” non compaia negli atti dei magistrati di Trapani: ciò che preoccupa è il modo esibito e impunito con cui pezzi del sistema politico si erano messi al servizio di un disegno criminale disposto a comprare, violare e corrompere tutto e tutti”.
Da Fava anche un dubbio: “tornare al voto a Castelvetrano – Comune sciolto per mafia – in queste condizioni di incertezza democratica, con un candidato sindaco appena arrestato e una lunga ombra sugli atti e i fatti delle passate amministrazioni, forse è un rischio da evitare. Un ringraziamento doveroso a chi sta svolgendo le indagini ma troppi sono gli episodi in Sicilia dove politica e affari si intrecciano per autosostenersi. Non si può lasciare alla sola magistratura e alle forze dell’ordine il compito di intervenire”.

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