Dopo trent’anni la Regione Siciliana mette in sicurezza le proprie dighe
Dopo trent’anni la Regione Siciliana mette in sicurezza le proprie dighe. Lo ha deciso il governo Musumeci che ha dato disposizione al dipartimento regionale Acqua e rifiuti di indire le gare per gli studi tecnici e i progetti esecutivi delle infrastrutture relativi agli invasi sperimentali e non collaudati e a quelli che hanno una capacità limitata.
Già pubblicati i bandi per i primi dieci impianti: Castello (466mila euro), Gorgo Lago (409mila euro) e San Giovanni (85mila euro) in provincia di Agrigento; Rosamarina (709mila euro) e Poma (335mila euro) nel Palermitano; Comunelli (266mila euro) e Cimia (339mila euro) nel territorio di Caltanissetta; Sciaguana (338mila euro) e Villarosa (300mila euro) in provincia di Enna; Zaffarana (156mila euro) nel Trapanese.
Complessivamente, al momento sono stati impegnati 3,4 milioni di euro per i cosiddetti servizi di architettura e di ingegneria, utili alla successiva aggiudicazione dei lavori per la sistemazione delle opere. Entro fine mese verranno pubblicate le gare delle altre dighe, per un valore di oltre 4 milioni di euro. Gli interventi di messa in sicurezza degli impianti dovranno essere avviati entro il 2021. I provvedimenti rientrano nel Piano operativo infrastrutture del Fondo di sviluppo e coesione 2014-2020 che ha un budget di 53 milioni di euro.
«Ho appreso con stupore – sottolinea il governatore della Sicilia Nello Musumeci – che 15 delle 25 dighe gestite dalla Regione non sono mai state collaudate o hanno una capienza limitata. Eppure si tratta di opere realizzate venticinque, trenta anni fa. Si resta senza parole! Il mancato collaudo determina un doppio danno: da un lato la costante incertezza sulla solidità dell’infrastruttura; dall’altro, l’impossibilità a utilizzare il massimo della disponibilità di capacità dell’invaso. Stiamo correndo ai ripari facendo, in un anno, quello che altri avrebbero dovuto fare in trent’anni. Ringrazio il responsabile del Servizio dighe Francesco Greco e il dirigente generale del dipartimento regionale Acqua e rifiuti Salvo Cocina per la celerità con la quale si procede all’indizione delle gare».
Gli studi tecnici riguarderanno principalmente le verifiche sismiche relative sia agli sbarramenti fluviali, sia alle opere in calcestruzzo, ma anche lo studio geotecnico del corpo-diga per la definizione delle opere di miglioramento delle condizioni di stabilità. Inoltre, gli interventi individuati nel corso degli studi di fattibilità dagli uffici regionali verranno verificati alla luce dei controlli sismici effettuati sulle strutture. Un vero e proprio esame incrociato che permetterà di aggiornare i dati disponibili e di procedere in modo mirato, con una conseguente razionalizzazione delle risorse e dei tempi. Le altre dighe che saranno oggetto di lavori, con questa linea di finanziamento, sono: Arancio, Furore e Gibbesi, nell’Agrigentino; Olivo, in provincia di Enna; Santa Rosalia, nel territorio di Ragusa; Lentini, nel Siracusano; Trinità, in provincia di Trapani.
Inoltre, la Giunta ha destinato 450mila euro per la pulitura di ben dieci dighe gestite dalla Regione Siciliana. Una capillare operazione di ‘bonifica’ che non ha precedenti. Grazie al finanziamento dei Progetti di gestione, potranno essere avviate attività che puntano al mantenimento della qualità dell’acqua e, al tempo stesso, all’integrità della struttura che la raccoglie.
L’individuazione degli invasi nei quali si interverrà sarà fatta nei prossimi giorni, dopo una valutazione complessiva degli impianti. La maggior parte di essi è ancora classificato come sperimentale e, attraverso questi interventi, si potrà finalmente giungere al collaudo consentendo un incremento medio di circa il trenta per cento del volume di acqua raccolto.
«Dopo anni di incuria e di gestione scellerata – sottolinea il presidente della Regione Nello Musumeci – bisognava procedere con celerità per evitare il rischio di dover fronteggiare danni maggiori che potrebbero pregiudicare seriamente il regolare approvvigionamento idrico di vasti territori dell’Isola. Adesso, finalmente, abbiamo a disposizione un importante strumento di pianificazione e di programmazione per assicurare funzionalità e garantire sicurezza ai nostri invasi, mettendoci in linea con una serie di prescrizioni ministeriali che fin qui sono state ignorate. Chi ci ha preceduti ha colpevolmente dimenticato un aspetto fondamentale per questo tipo di strutture, vale a dire la loro manutenzione».