“Futuro della Sanità”, Cerruti (Ab Medica): “Risintonizzarsi sull’innovazione”
Si è tornato a parlare di innovazione in sanità nell’annuale appuntamento sul “Futuro della Sanità” promosso da Ab Medica, azienda italiana leader nella distribuzione di tecnologie medicali, che si è tenuto a Milano.
Un parterre di stakeholder si è confrontato in un serrato dibattito moderato dal giornalista Nicola Porro. Si è partiti da una buona notizia pubblicata da Bloomberg Health Care Efficiency che posizione il Bel Paese al quarto posto in una scala mondiale, preceduto solo da Hong Kong, Singapore e Spagna. Una classifica che non è sempre specchio dell’impatto quotidiano del cittadino nella ricerca di buona sanità.
L’apertura dei lavori è stata preceduta dall’intervento del vice presidente di Ab Medica, Francesca Cerruti. “Dai feedback della scorsa edizione – ha detto – abbiamo costruito un format più interattivo con il pubblico in sala”. Da Cerruti è arrivato l’invito a “risintonizzarsi sull’innovazione” innovazione su cui la sua azienda è impegnata da sempre a progettare e a distribuire device che supportano il medico nelle attività chirurgiche e non solo.
In Italia si contano già 108 robot “da Vinci” distribuiti da Ab Medica con la più alta concentrazione in Lombardia (24) parimenti in Toscana e Veneto (12), mentre in Sicilia sono 3, in altre regioni 1 o 2. Nel parterre dei relatori la professoressa Rosanna Tarricone direttore del Cergas Bocconi che ha evidenziato alcune differenze che persistono tuttora tra il nord e sud soprattutto nella prevenzione: “è inaccettabile questa differenza nello screening” ha rilevato. Sui costi dell’innovazione è intervenuto l’assessore al welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera. “L’innovazione costa – ha evidenziato – ma in termini prospettici ci sono dei risparmi”. Gallera si è anche soffermato sull’adeguamento dei Drg all’innovazione tecnologica.
Dalla Toscana, invece, un esempio di concentrazione e centralizzazione della formazione per l’uso della tecnologia che ha consentito di ridurre i costi. Francesco Gabbrielli, dirigente dell’Istituto Superiore della Sanità, si è soffermato sulla telemedicina che “può portare a casa dei pazienti una serie di servizi che registrerebbero la loro soddisfazione”. Per Gabbrielli le maggiori resistenze “si registrando nel cambiamento del modello organizzativo che la telemedicina comporta”. Manca, è stato evidenziato da più parti, un modello di presa in carico del paziente in tele medicina.
La discussione ha registrato anche gli interventi di Franca Menfi, direttrice della sezione di chirurgia toracica mininvasiva e robotica dell’azienda ospedaliera universitaria Pisana, di Filomena Pietrantonio, direttore dell’unità operativa di medicina del polo ospedaliero H2 di Albano Laziale (RM) e del professore Antonio Biondi del Policlinico di Catania che si è dotato del 100esimo da Vinci con la doppia console per l’attività di formazione robotica.
Vincenzo Lombardo