Le forze sindacali lanciano l’allarme: “Il governo Musumeci scardina i beni culturali a Palermo, trasferiti in massa 68 dipendenti”

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Il Castello della Zisa

“Il governo Musumeci  scardina i beni culturali a Palermo. Trasferiti in massa 68 dipendenti, agenti di P.S. e funzionari tecnici in altri uffici amministrativi”. E’ il grido d’allarme lanciato dalle forze sindacali di Cobas/Codir, Sadirs, Siad e Ugl.

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Si va verso la crisi gestionale – se non la smobilitazione – anche del settore dei beni culturali in Sicilia e si comincia da Palermo. Il governo regionale, infatti, sta provvedendo a sguarnire la tutela e la vigilanza del patrimonio culturale siciliano, la gestione amministrativa e tecnica di diversi musei e istituti in alcuni casi sottraendo anche un addetto su 3 dei lavoratori di ruolo:  Soprintendenza del Mare, Centro Regionale Progettazione e restauro, Biblioteca centrale della Regione Siciliana, Centro regionale Inventario e Catalogazione, Museo archeologico Salinas, Museo di Arte Moderna e contemporanea, Palazzo Abatellis, Castello Zisa. Si tratta di assistenti museali con la qualifica di agente di pubblica sicurezza con tanto di tesserino rilasciato dal ministero dell’Interno e assunti proprio per svolgere compiti di custodia, tutela e vigilanza, nonché di funzionari direttivi assunti nella carriera tecnica dei beni culturali da almeno 30 anni che adesso verranno destinati a uffici amministrativi dell’assessorato regionale alle Attività produttive.

Questi trasferimenti di personale delle categorie C (51 unità) e D (17 unità) sono già stati individuati nominativamente e stanno per essere adottati, con tanto di atto amministrativo, nonostante lo stesso Dipartimento Beni culturali abbia segnalato che si tratta di personale altamente specializzato cui, attualmente, sono attribuite mansioni non solo nell’ambito dell’attività di tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale (che garantiscono anche l’apertura, la fruizione e la vigilanza dei musei), ma sul quale gravano anche alcune fasi strategiche sui fondi comunitari. A ciò si aggiunga che solo nel 2017 i beni culturali hanno registrato l’esodo di 192 dipendenti andati in pensione. Ma anche a questo governo sembra interessare l’azione a effetto mediatico più che la reale necessità di rafforzare gli organici nei settori strategici della cultura siciliana.

“Non avremmo mai creduto che si potesse arrivare a tanto –  sottolineano le segreterie generali e regionali dei sindacati maggiormente rappresentativi Cobas/Codir, Sadir, Siad e Ugl – con un atto di questo genere non si tiene conto minimamente del modo in cui si intacca il sistema dei beni culturali portandolo verso il default. Si ignorano le criticità che deriveranno da un atto così devastante per la gestione dei musei e della biblioteca centrale che non potranno che chiudere i battenti al pubblico. Il governo – proseguono i sindacati del cartello maggioritario degli autonomi – abbia il coraggio di accogliere la nostra richiesta per il cambiamento della Regione e proceda, rispettando i ruoli, immediatamente, alla riclassificazione di tutto il personale: solo così si potrà tentare di porre rimedio all’emergenza gestionale che giorno dopo giorno diventa sempre più grave in assenza di interventi concreti. Non staremo a guardare – concludono le segreterie sindacali degli autonomi – e se il governo non darà immediate disposizioni per rendere nullo questo trasferimento, non esiteremo a chiamare a raccolta tutto il personale di custodia chiedendo loro di incrociare le braccia causando la chiusura di tutti i siti museali della Sicilia, a difesa della funzionalità dei musei e dell’intera categoria fortemente vilipesa da questi atti politici inaccettabili e indefinibili”.

 

 

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