Palermo Pride 2018: le mostre e le performance al Village

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Re e regine - Francesco Faraci- Le belle di San Berillo

Da giovedì 20 a domenica 23 settembre al Palermo Pride Village e nei suoi luoghi satellite si snodano incontri politici e culturali, mostre e musica dal vivo, performance e presentazioni di libri. Il Palermo Pride Village è allestito in centro storico, tra piazza Croce dei Vespri, dove si trova il Music Stage, e piazza Sant’Anna ma anche altri gli spazi saranno satelliti della contaminazione del Palermo Pride 2018: il Teatro Montevergini, Zona Franca, Spazio Franco, il Teatro Atlante e il Centro internazionale di fotografia di Letizia Battaglia.

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Tra luminarie e botteghe di shopping e food le quattro giornate sono scandite da eventi gratuiti per festeggiare, riconoscere, apprezzare e rivendicare, tutti insieme, l’orgoglio di essere liberi.

Per sostenere le attività del Coordinamento Palermo Pride e per celebrare e arricchire il Palermo Pride 2018 sono intervenuti alcuni artisti che attraverso il loro personale linguaggio indagano sul tema del Pride 2018, “De*Genere”, e sulle sue declinazioni.

A omaggiare il grande coreografo recentemente scomparso Lindsay Kemp troviamo uno dei suoi più fedeli allievi e controparte sulla scena: è l’amico del Palermo Pride Ernesto Tomasini con la performance teatrale “Sogno di questa notte di mezza estate” (venerdì 21 alle 19 al teatro Atlante).

Un’altra performance sul ruolo della donna e sulla visione della transessualità in Sicilia è “Zitta zitta e bella seduta” e le protagoniste dell’appuntamento al teatro Montevergini (domenica 23 alle 19) sono le artiste francesi Anaïs Pelaquier e Anaïs Durin.

Due mostre sono invece allestite al Village. La collettiva “Re e regine” vede otto fotografi dare vita a un’indagine sul genere e sulla degenerazione, ognuno con il proprio linguaggio e stile: Desideria Burgio, Francesco Paolo Catalano, Alberta Cuccia, Angelo De Stefani, Francesco Faraci, Angelo Macaluso, Marco Fato Maiorana e Paola Schillaci.

Otto fotografi indagano sul tema del genere mettendo al centro della ricerca l’identità dell’essere umano e diversi momenti della sua esistenza. Gli scatti sono 15 e, sviluppati e stampati in grande formato, sono l’allestimento artistico del Palermo Pride Village 2018 in piazza Croce dei Vespri. La mostra resta visitabile, gratuitamente, fino a domenica 23 settembre.

A partecipare al progetto sono Desideria Burgio con il suo doppio ritratto “Maziar / Maziar” e “Maziar / Maziar”, Francesco Paolo Catalano con due fotografie dedicate alle espressiono della moda, “Eclisse (Patty Owens)” e a un viaggio nel tempo nella Palermo degli anni Ottanta, “Domenica Pomeriggio”. In bianco e nero e pers* tra i boschi c’è la degenerazione secondo Alberta Cuccia, dal titolo “Rrose”. Un taglio che più si avvicina alla cronaca è quello di Francesco Faraci che espone due foto del più ampio progetto “Le Belle di San Berillo” e l’indagine sul genere e sulla degenerazione, legata al tema del Palermo Pride 2018, “de*genere” è contaminata dal quella sul tema dell’etnia e del sociale con lo scatto di Marco Fato Maiorana “Adam” che espone anche “Trust Game”, un gioco sulla fiducia. Linguaggio solo apparentemente simile a quello di Paola Schillaci nella sua “Mio re, mia regina” che è allestita insieme a “Le faremo sapere”: un fermo immagine evocativo e che presenta l’ancora distorto meccanismo di potere contemporaneo che vede un ragazzo padre dover fare i conti con l’impegno familiare e quello lavorativo. Angelo De Stefani presenta la coppia di ritratti “Ancora Tu” e “Dimmi”: due fotografie che si leggono insieme e che insieme conservano e rivelano la doppiezza del genere – e del sesso – nel femminile e nel maschile. “Specchio, specchio delle mie brame” vede il performer e madrina dello scorso Pride Ernesto Tomasini nella doppia identità di uomo e donna, di uomo e figura attoriale, di uomo e riflesso. Lo scatto è di Angelo Macaluso che porta in mostra anche “Angel*”: senza sesso e senza età, l’essere veglia su Palermo guardandola dal mare.
Impone una riflessione sulla migrazione e sulle politiche di accoglienza invece “Flags”, l’installazione dell’artista Nino Raso, che trasforma in simboliche bandiere frammenti di legno delle barche dei migranti recuperate a largo di Pantelleria.

MalMediterraneo Flags è un progetto artistico che punta i riflettori sull’integrazione e sulla sostenibilità. Un racconto d’accoglienza attraverso 22 bandiere (misure 40×70) fatte con dei frammenti di legno provenienti dalle barche dei migranti e raccolti sulle sponde dell’isola di Pantelleria. Legni pieni di segni, intrisi di sale e desideri. Da una piccola isola, dalla Sicilia, un tempo crocevia di popoli, una direzione chiara per tornare ad essere umani. In un‘epoca in cui si costruiscono muri e frontiere, Flags apre le menti e risveglia memorie: tornare ad essere quell’isola di grande civiltà dove la diversità è ricchezza, un messaggio che parte proprio dall’isola che per prima ha dimostrato come dall’integrazione possa nascere un grande popolo.

Come tutti i progetti di Nino Raso, anche Flags è teso a realizzare concretamente un programma di integrazione. Grazie al supporto dell’Elisa Sednaoui Foundation,si realizzeranno tre workshop dedicati a minori stranieri non accompagnati che vivono in centri d’accoglienza dislocati sul territorio italiano. I pezzi delle barche riprendono vita trasformandosi in arte. Grandi e piccoli frammenti, consumati dal mare, sapientemente giustapposti l’uno accanto all’altro riportano a galla vecchie e nuove storie. Storie di guerre e sogni infranti, ma anche di speranza, di salvataggi e di una vita che malgrado tutto continua. Da una piccola isola nel mezzo del Mediterraneo nasce un messaggio di unione. Flags parte da un piccolo punto in mezzo al mare dove arrivano i migranti, dove si infrangono le storie e le tradizioni per arrivare ad un immaginario luogo in cui tutti i paesi collaborino, non a dispetto della propria identità ma forti della propria identità.

Resta allestita fino al 28 settembre infine “Sguardi d’attore” al Centro internazionale di fotografia di Letizia Battaglia. Circa quaranta le fotografie in bianco e nero che Massimo Verdastro ha scattato tra il 1983 e il 2003 e che raccontano la carriera dell’attore e regista attraverso autoritratti ma anche, soprattutto, attraverso i ritratti di amici e colleghi immortalati anche di nascosto a lavoro sui palcoscenici e dietro le quinte: immagini che evocano le atmosfere fumose e magiche delle scene e dei meccanismi umani e tecnici che come un’orchestra sono il teatro.

“Sguardi d’attore” è l’allestimento di fotografie in bianco e nero che Massimo Verdastro ha scattato tra il 1983 e il 2003 e che raccontano la carriera dell’attore e regista attraverso autoritratti ma anche, soprattutto, attraverso i ritratti di amici e colleghi immortalati anche di nascosto a lavoro sui palcoscenici e dietro le quinte: immagini che evocano le atmosfere fumose e magiche delle scene e dei meccanismi umani e tecnici che come un’orchestra sono il teatro. “Le fotografie che ho scelto sono state realizzate con la mia amata Pentax MX – spiega Massimo Verdastro – il desiderio di esporle, dopo che per tanti anni sono rimaste chiuse in un cassetto, è nato dalla volontà di condividere con altri alcuni frammenti della mia vita teatrale scandita da grandi amicizie e amori: alcuni duraturi, altri interrotti, altri ancora in seguito dimenticati”.

È a Palermo che Verdastro si inizia a interessare alla fotografia: siamo alla fine degli anni Settanta e l’attore è stimolato soprattutto dall’amicizia e dalla frequentazione con Letizia Battaglia. Le foto colgono alcuni momenti fuori della scena e per lo più sono ritratti di amici e colleghi teatranti: tra i momenti immortalati alcune fasi dello spettacolo “Tito Andronico” di William Shakespeare e diretto da Peter Stein e della memorabile messa in scena de “Gli ultimi giorni dell’umanità” di Karl Kraus per la regia di Luca Ronconi.

“Festeggiamo il Pride con un evento importante: 40 anni di carriera di Massimo – commenta Massimo Milani, coordinatrice del Palermo Pride – è un grande amico del Pride e partecipa sin dal primo anno, il 2010. Tra i grandi meriti che gli riconosciamo c’è quello di tenere in vita la parola di Nino Gennaro: una voce scomoda e attuale che Verdastro porta in giro per tutta l’Italia, siamo felici di sottolinearlo oggi più che mai, perché in questa situazione politica la voce di Gennaro assume un valore ancora più profondo per la democrazia e per i diritti di tutti”.

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