La Cgil Palermo sul centro per i migranti: “No a un ghetto dentro un ghetto, portiamo allo Zen uffici, scuole, università e musei. Le periferie attendono i piani di rigenerazione”
Sulla realizzazione di una struttura per migranti allo Zen prende posizione la Cgil Palermo. “Il recupero delle periferie, che tutte le borgate di Palermo attendono da tempo, passa da progetti di rigenerazione non da progetti che aggiungono marginalità a marginalità. Lo Zen – dichiarano il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo, la segretaria della Camera del Lavoro dello Zen Alessia Gatto e la responsabile migranti della Cgil Palermo Bijou Nzirirane – non ha bisogno di un ghetto dentro un altro ghetto ma di interventi per rispondere alla domanda di riqualificazione amministrativa, sociale, culturale, ambientale. Per ricucire il sistema delle periferie con il resto della città, e contrastare l’esclusione sociale, bisognerebbe aprire allo Zen sedi di uffici amministrativi, distaccare scuole, dipartimenti universitari, spazi per musei. I finanziamenti che servono sono quelli attesi per il piano periferie, per portare avanti il percorso virtuoso che vede da anni impegnate sul territorio le associazioni che lavorano per la rinascita dello Zen”.
“Da sempre la Cgil è stata contraria al sistema degli hotspot e ha sempre sostenuto un sistema di accoglienza diffuso, in linea con i principi della Carta di Palermo – aggiungono Enzo Campo, Alessia Gatto e Bijou Nzirirane – Chiediamo un incontro a tutte le istituzioni interessate per conoscere il contenuto del progetto, in un confronto con le associazioni che si occupano dei migranti e che lavorano su quel territorio”.
In un tweet il capogruppo di Sinistra Comune, Giusto Catania, sintetizza l’esito della discussione sulla creazione della struttura. “Commissione urbanistica del Comune boccia realizzazione #hotspot – recita il tweet. Uno scempio nel territorio per violare diritti umani. Imbarazzante il parere positivo della Sovrintendenza BB. CC. che ignora vincoli paesaggistici per insediamento preistorico. #StopHotSpot #LaBattagliaContinua”.
Sinistra Comune ribadisce l’insostenibilità della costruzione dell’hotspot in quanto “sulla tutela dei diritti fondamentali della persona non ci possono essere margini di ambiguità né sono ammesse deroghe al nostro decennale impegno politico e sociale”.
Il Sindaco Leoluca Orlando ha chiesto al Presidente del Consiglio comunale, Salvatore Orlando, di prevedere quanto prima la discussione sul parere richiesto dalla Regione per la realizzazione di un hotspot per migranti a Palermo, assicurando la sua presenza al dibattito “per ribadire la contrarietà dell’Amministrazione a questo progetto”.
“La realizzazione di una struttura come l’hotspot per migranti, che il Governo nazionale vorrebbe costruire a Palermo, in un’area peraltro vincolata – afferma il il presidente della Commissione antimafia siciliana Claudio Fava – ci preoccupa e vedrà la nostra più decisa opposizione. L’hotspot, al di là dell’apparente neutralità dell’etichetta burocratica, serve solo a riconsegnare a regimi non democratici migliaia di uomini e donne. Una pratica inaccettabile!”.
“Il Comune di Palermo – continua Fava – non può essere lasciato solo nell’opposizione a un simile scempio: serve anche la voce autorevole e forte della Regione. Purtroppo dobbiamo registrare un sorprendente e anomalo comportamento da parte della Soprintendenza dei beni culturali di Palermo che, pur confermando l’esistenza di stringenti vincoli nell’area dove si vorrebbe realizzare un’opera dal costo di oltre 7 milioni di euro, ha rilasciato un parere favorevole in virtù di non meglio specificati, ed inesistenti, motivi di ordine pubblico e spingendosi, cosa ancora più anomala, a suggerire al Comune di Palermo le azioni per superare i vincoli di tutela dell’area”.
Per Fava, che sulla vicenda ha presentato un’interrogazione urgente al Governo regionale, l’ipotesi dell’hotspot “rappresenterebbe anche uno schiaffo ad una zona della Città, quella dello Zen, che avrebbe bisogno di interventi per favorire il processo di crescita collettiva e civile in atto e non certo di strutture che potrebbero aumentarne la marginalizzazione”.