Scianò (Afa): “L’autonomia siciliana come capro espiatorio dei delitti altrui? No Grazie”!

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“Nella ricorrenza del settantaduesimo anniversario della emanazione dello Statuto Speciale di Autonomia per la Regione Siciliana, il Centro Studi “Andrea Finocchiaro Aprile” ritiene doveroso, – ancora una volta, – denunziare quanto l’Autonomia Siciliana e lo Statuto stesso  siano stati vanificati a seguito di una serie di “tradimenti” da parte di chi avrebbe dovuto valorizzarne il ruolo e difenderne i valori”. Lo scrive in una nota il coordinatore del Centro studi Afa Giuseppe Scianò.

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“Ma c’è di peggio, continua Scianò: lo Statuto di Autonomia, – mai applicato integralmente (e “mutilato” orrendamente), – viene infatti strumentalizzato come un alibi per legittimare le tante trame antisiciliane in corso. E per fare passare sotto silenzio la scandalosa  mancanza di una strategia siciliana per l’economia siciliana. Il tutto in modo subordinato agli interessi dominanti del Settentrione d’Italia. Troppo comodo! Rinviamo le accuse “Antiautonomia” al mittente.”

“Un altro motivo di riflessione – sottolinea Scianò – sono i dati relativi all’emigrazione (quella giovanile in particolare) e le retrocessioni economica e produttiva che proprio nel “Sud hanno colpito e colpiscono la Sicilia e (guarda caso!) l’Italia Meridionale (che sarebbe più corretto denominare “napoletania”). Ricordiamo a noi stessi ed agli altri che Sicilia e Napoletania, dal 1860, sono state costrette a diventare “colonie di fatto”, interne allo Stato Italiano. Ciò a prescindere dagli ordinamenti, dalle Costituzioni, dalle organizzazioni Politiche, amministrative e territoriali di volta in volta adottate e vigenti. Certamente l’arretramento, la corruzione ed i fenomeni negativi che nella Sicilia e nel “Mezzogiorno” (e che oggi noi stessi denunziamo) non sono giustificazioni né motivo di rassegnazione”.

“Al contrario,  aggiunge Scianò: sono motivi in più per rialzare la testa e per riconquistare pacificamente e democraticamente in Europa, nel Mediterraneo e nel Mondo quel ruolo e quei primati, e quelle posizioni, che avevamo nei millenni ricoperto e che abbiamo perso a causa della nostra riduzione in “Colonia moderna ed atipica”.

“Dobbiamo infatti tornare subito, direttamente ed a pieno titolo, nei connessi internazionali (Ue compresa) – conclude – dai quali siamo oggi esclusi per la nostra condizione Coloniale”.

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