Corruzione e dossieraggio, arrestato l’ex paladino dell’antimafia Antonello Montante. M5S: “Musumeci gli revochi incarico alla Camera di Commercio di Caltanissetta”
Con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione la Squadra mobile di Caltanissetta ha arrestato l’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, attualmente presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e presidente di Retimpresa Servizi srl di Confindustria Nazionale.
Secondo la Procura nissena, Montante, per anni ritenuto paladino dell’antimafia, avrebbe fatto parte di una vera e propria rete di “spionaggio” con lo scopo di avere notizie sulle indagini della magistratura a suo carico. Come emerge dalle indagini, coordinate dalla Dda di Caltanissetta, l’ex presidente degli industriali siciliani avrebbe provato a corrompere anche esponenti delle forze dell’ordine per avere notizie riservate su indagini della Direzione distrettuale antimafia. Due anni fa Montante aveva ricevuto un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa per presunti legami con esponenti mafiosi.
Dal politico all’avvocato, dal giornalista all’imprenditore. Antonello Montante voleva conoscere il ”nemico” o comunque le persone con cui aveva a che fare e per questo attraverso Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo faceva fare a Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia in servizio a Palermo, le interrogazioni alla banca dati delle forze di polizia Sistema d’indagine (Sdi). Sono decine i profili richiesti: da Alfonzo Cicero, che era alla guida dell’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, a Davide Durante, ex presidente di Confidustrria Trapani, da Gioacchino Genchi ex poliziotto e legale di Pietro Di Vincenzo, imprenditore condannato per estorsione e cessione fittizia di beni, dall’ex senatore Pd Vladimiro Crisafulli all’attuale assessore all’Economia e avvocato Gaetano Armao. L’elenco è lunghissimo: ci sono i collaboratori di giustizia Carmelo Barbieri, Pietro Riggi e Aldo Riggi, l’ex presidente del consorzio Asi di Caltanissetta Umberto Cortese, l’ex direttore di Confindustria nissena Tullio Giarratano, l’ex assessore regionale Nicolò Marino e i suoi figli, i giornalisti Giampiero Casagni e Attilio Bolzoni. Secondo il gip Montante ”voleva acquisire informazioni su persone che hanno rivestito un ruolo politico di ambito regionale e che erano entrate in rotta di collisione con lui e col sistema confindustriale che rappresenta in relazione alle più svariate vicende”.
In manette anche altre cinque persone. Un altro indagato è stato colpito dalla misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dell’ufficio pubblico per la durata di 1 anno. A seguito di una complessa indagine condotta dalla Squadra Mobile di Caltanissetta, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di essersi associati allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e di accesso abusivo a sistema informatico; nonché più delitti di corruzione.
Nell’inchiesta vi sarebbero anche 22 indagati, non raggiunti da alcun provvedimento, accusati di aver fatto parte della catena delle fughe di notizie. Tra di loro l’ex presidente del Senato Renato Schifani; l’ex generale Arturo Esposito, ex direttore del servizio segreto civile (Aisi); Andrea Cavacece, capo reparto dell’Aisi; Andrea Grassi, ex dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della polizia, Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta e poi capocentro della Dia nissena; Mario Sanfilippo, ex ufficiale della polizia tributaria di Caltanissetta. Indagati anche il professore Angelo Cuva, Maurizio Bernava, Andrea e Salvatore Calì, Alessandro Ferrara, Carlo La Rotonda, Salvatore Mauro, Vincenzo Mistretta e Letterio Romeo.
In una nota il gruppo M5S all’Ars tuona: “Tanto tuonò che piovve. Ma questo temporale, se dobbiamo essere sinceri, non ci meraviglia per nulla. Solo Crocetta, di cui abbiamo più volte sollecitato un intervento, sembrava non rendersi conto della tempesta in arrivo. La parola finale spetta alla magistratura, ma è ovvio che le ombre su Montante da tempo erano troppo grosse per continuare a mantenerlo su importanti poltrone come la Camera di commercio di Caltanissetta, o, fino a poco tempo fa, su quella di Unioncamere. All’ex presidente di Confindustria, Musumeci revochi presidenza della Camera di commercio nissena”. “È auspicabile in futuro – dicono i deputati 5stelle – una gestione più oculata degli incarichi in settori strategici della nostra economia”.
Il deputato regionale del movimento #CentoPassi, Claudio Fava afferma: “Dopo l’arresto con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e di aver spiato l’attività della Magistratura (accusa che si somma a quella di concorso in associazione mafiosa, per cui è tutt’ora indagato) è scandaloso che l’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante conservi intatte le proprie cariche: presidente della Camera di commercio di Caltanissetta e presidente di Retimpresa, una consociata di Confindustria nazionale”.
“A lungo protetto dall’ex presidente della Regione Crocetta e dall’ex senatore Lumia, chi consente ancora oggi al signor Montante di ricoprire quegli incarichi, nonostante da due anni sia indagato per reati di mafia? Quale sistema deviato di potere è stato costruito negli anni attorno a questo imprenditore? Quanti altri protettori occulti e palesi, dentro e fuori le istituzioni, hanno protetto la sua carriera? In attesa di una risposta, chiediamo agli organi preposti, nonché al presidente nazionale Confindustria Boccia e al presidente della Regione Musumeci, di adottare i provvedimenti urgenti ed opportuni affinché Montante venga sollevato immediatamente dalle sue funzioni. Se ad accuse così gravi e circostanziate non segue un atto di autotutela delle istituzioni, rischia di prevalere il senso tragico e ridicolo dell’impunità personale”. Per Fava, “nessuno, di fronte al decoro delle istituzioni, può essere considerato per così tanto tempo un intoccabile”.
“Confidando nel lavoro della Magistratura su questa ed altre vicende che riguardano l’ex presidente di Confindustria Sicilia – dichiara il sindaco di Palermo Leoluca Orlando – non posso che ribadire l’anomalia, da me più volte denunciata in diverse sedi, di un sistema Confindustriale che ha determinato per almeno sei, sette anni le politiche dei precedenti governi della Regione in settori strategici dell’economia e della vita delle nostre comunità”.
“L’affaire Montante è una vicenda inquietante – dichiara dichiara Mario Ridulfo, segretario provinciale Cgil Palermo – anche per l’incredibile rete di soggetti coinvolti nelle indagini. Tutto ciò conferma quanto è ancora difficile e lunga la lotta al malaffare in questa terra e l’esistenza di una inaccettabile zona grigia che coinvolge da sempre imprese, politica e funzionari dello Stato”. “A questo punto ci aspettiamo, come minimo, la revoca della nomina di Montante a consigliere dell’Agenzia nazionale dei Beni confiscati e sequestrati, superando l’autosospensione dalle sue cariche, in attesa che la giustizia faccia il suo naturale corso”.
“Dall’arresto di Antonello Montante emerge un contesto inquietante che, tuttavia, non ci stupisce. Riponiamo fiducia nell’operato della magistratura” – dichiara il coordinamento di Sinistra Comune -. “Il quadro emerso dalle indagini rivela i tasselli di un mosaico complesso, in cui si intravedono commistioni con pezzi di apparato dello Stato e condizionamenti di Confindustria alle politiche della regione Sicilia. Per noi la questione assume una connotazione politica proprio per il ruolo assunto da Confidustria in questi anni nelle politiche regionali. La vicenda chiarisce inoltre come la svolta dichiaratamente antimafia sia stata pianificata a tavolino solo per le apparenze: una mera operazione di facciata. Non stupisce dunque l’arresto di Montante – conclude Sinistra Comune – già da tempo avevamo denunciato e rilevato irregolarità ed incongruenze”.