Ferrandelli: “Seconda bocciatura del Biondo. In città operazione ‘cultura’ solo di facciata”
“È una brutta notizia per tutta la città la bocciatura del Teatro Biondo. Ancora una volta, la sua candidatura a teatro nazionale non viene accolta. È pur vero che bisogna aprire una riflessione sui numeri che declassano la qualità del teatro, da 27 su 30 nel 2017 a 8.5 su 30 nel 2018”. È quanto afferma il consigliere comunale Fabrizio Ferrandelli, leader dell’opposizione a Palazzo delle Aquile.
“Commissioni diverse che valutano progetti diversi, ma che parimenti bocciano il teatro. Se la direzione del Biondo intende fare ricorso, per carità non ci opporremo, ma per lo spirito di costruttività e onestà che ci contraddistingue – precisa Ferrandelli – non possiamo che porre delle valutazioni, guardando oltre i confini regionali, a come operano gli altri teatri nazionali: come ad esempio quelli confermati tra i teatri nazionali o così come il neo eletto a Genova.
Dalle esperienze virtuose possiamo solo prendere spunto per migliorare la nostra gestione:
– far convergere più teatri della stessa città (vedi esempio di Genova con lo stabile e l’Archivolto che si mettono insieme) cosa che manca alla proposta del Biondo;
– le tre sale. È vero che servono 1.000 posti per accedere al riconoscimento, ma lo è altrettanto che tutti gli altri teatri nazionali operano su tre sale;
– essere punto di riferimento di produzione per l’intera area regionale.
Al di là di questo – spiega – credo sia mancata la capacità di coinvolgere le realtà emergenti e di farle crescere, proponendole sul territorio nazionale. Invece qui ci si limita a uno sciorinamento di figurine prestigiose.
Propongo queste riflessioni – continua il capo dell’opposizione – perché sto dalla parte della comunità degli operatori culturali dello spettacolo dal vivo che, al di là di questa bocciatura, avrebbero meritato questo riconoscimento. Perché il teatro palermitano è Nazionale, anche se il Biondo non lo è!
Sul teatro cittadino, a mio avviso – conclude Ferrandelli – abbiamo assistito più a un’operazione di facciata che ammanta di cultura la città senza un reale e duraturo coinvolgimento dei professionisti”.